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Giovanni Segantini, "Natura morta, 1886
“Non c’è alcun rapporto fra gli asparagi e l’immortalità dell’anima. Quelli sono un legume appartenente alla famiglia delle asparagine, credo, ottimo lessato e condito con olio, aceto, sale e pepe. Alcuni preferiscono il limone all’aceto, anche eccellente è l’asparago cotto col burro e condito con formaggio parmigiano. Alcuni ci mettono un uovo frittellato sopra, e ci sta benissimo. L’immortalità dell’anima, invece, è una questione; questione, occorre aggiungere, che da secoli affatica le menti dei filosofi. Inoltre gli asparagi si mangiano, mentre l’immortalità dell’anima no.”….(segue)
Achille Campanile, “Gli asparagi e l’immortalità dell’anima”
Strano
vegetale, questo asparago, del quale si dice e si pensa tutto il bene e tutto
il male possibile. Che spunta dalla terra solitario, con il colore che la terra
gli assegna: bianco puro, verde brillante, violetto. Molto apprezzato dai
palati fini, evitato (da alcuni) per quel sentore di zolfo di cui lascia ampia
traccia anche nei bagni “impeccabili”.
Costoso, vita breve e però ricca di soddisfazioni. Nel vero senso della
parola.
È ai primi
posti nella classifica dei cibi afrodisiaci. Celebrato fin dai tempi antichi,
forse anche per quel suo “portamento” che lo fa assomigliare a un fallo.
Nel terzo
decennio del 1400 – presumbilmente tra il 1410 e il 1434 – il sultano tunisino Sheikh Nefzawi è autore di uno dei testi
fondamentali della letteratura erotica araba, un “manuale” dove trovano spazio
anche gli asparagi:
“….l’asparago con il tuorlo dell’uovo fritto nel grasso, il latte di cammella e il miele mantiene viva la virilità giorno e notte……”
“….l’asparago con il tuorlo dell’uovo fritto nel grasso, il latte di cammella e il miele mantiene viva la virilità giorno e notte……”
Altra epoca, altro Paese, la Francia. Siamo
verso la fine del Seicento quando gli asparagi trionfano alla corte di Luigi
XIV, il Re Sole, che ne era così ghiotto da far erigere a Versailles un
obelisco in onore del giardiniere che riuscì a coltivarli tutto l’anno. Si
tratta della pregiata varietà “precoce
d’Argenteuil”, ancora oggi molto ricercata e apprezzata.
Versailles, Le potager du Roi
Ma torniamo al
parallelo tra gli asparagi e l’immortalità dell’anima seguendo (con il sorriso sulle labbra) l’appassionante analisi …
“... Altra differenza è che sono state scritte molte più opere
sull’immortalità dell’anima, che sugli asparagi. Almeno credo. Ancora: non
tutti credono all’immortalità dell’anima, mentre che degli asparagi e della
loro esistenza tutti sono certi, nessuno ne dubita. Eppure la verità è proprio
l’opposto: si può dubitare dell’esistenza degli asparagi, non dell’immortalità
dell’anima. Tuttavia, anche così, tra gli uni e l’altra c’è un enorme divario.
Ciò senza dire
d’infinite altre differenze fra quelli e questa.” …(segue) A.C.
Intanto può
essere utile conoscere le caratteristiche del pregiato vegetale. Perciò,
riassuntino: genere “asparagus”, 150 specie, alcune usate a scopo ornamentale o
farmaceutico. L’asparago è poco calorico, diuretico, ricco di fibre, acido
folico, vitamine (A,C,E, alcune del gruppo B), sali minerali (fosforo, calcio,
potassio, cromo, collegato, questo, all’insulina). Il suo consumo è consigliato per la prevenzione del diabete
di tipo 2, le patologie del sistema nervoso e cardiocircolatorie. Aiuta
la digestione, è un antinfiammatorio naturale.
Assolutamente
da evitare, invece in caso di reumatismi, disturbi renali, gotta, nefropatie e
specifiche allergie.
Originario dell'Asia, l'asparago
(Asparagus officinalis) era già conosciuto come pianta spontanea al tempo degli
Egizi, che ne diffusero la coltivazione nel bacino del Mediterraneo.
Il primo documento letterario
relativo a questo ortaggio, la "Storia delle piante" del greco
Teofrasto, risale a circa il III sec. a.C.
Asparagi, Mosaico romano
Storicamente,
se ne trova anche traccia già nel più antico testo latino giunto fino a noi
nella sua interezza: “Liber de agri
cultura” scritto nel 160 a.C. da Marco Porcio Catone, detto il Censore.
Oltre due secoli dopo, Plinio il Vecchio, scriveva: “La natura aveva creato gli
asparagi di bosco in modo che ognuno potesse raccoglierli ovunque nascevano: ed
ecco che spuntano fuori gli asparagi coltivati e Ravenna ne produce di tali che
tre raggiungono il peso di una libbra…”. Ciò vuol dire che ogni asparago pesava più di 100 grammi, poiché la libbra romana corrispondeva a 327 g circa.
“…Vediamo ora
se e in quali direzioni si possano ricercare punti di contatto fra gli asparagi
e l’immortalità dell’anima. Questa e quelli possono generalmente considerarsi
cose gradevoli. Difatti, se l’anima non fosse immortale, nulla resterebbe di
noi, e questo sarebbe molto sgradevole. Di tutt’altro genere è la gradevolezza
degli asparagi, che graditi sono al palato.
Mi accorgo che casualmente m’è venuta sotto la penna un’analogia
del tutto accidentale fra gli asparagi e l’immortalità dell’anima: m’è
capitato, cioè, di dire che, se l’anima non fosse immortale, nulla resterebbe di noi; invece essendo
essa immortale, resta molto, resta la parte migliore di noi.” …(segue) A.C.
Degli asparagi la parte migliore, la più
tenera, è la punta, che, più propriamente, si chiama turione. Osservando questo
turione si riesce a capire se l’asparago è fresco o meno. Ecco come: deve
essere pieno, turgido, compatto senza frastagliature mentre l’intero fusto deve
avere un colore brillante, quasi traslucido.
Il meglio del sapore gli asparagi lo danno se
cotti al vapore. Nel caso vengano lessati, è opportuno legarli in mazzetti con
spago da cucina - oppure con i laccetti in silicone - e utilizzare una pentola alta e stretta, nella quale i
fusti possano restare in piedi e l’acqua arrivi a non più della metà della loro
altezza. Attenzione: la cottura, rigorosamente, deve essere breve per evitare
l’indurimento dell’intero asparago.
“…Anche degli asparagi resta molto,
purtroppo; ma, al contrario di noi, non la parte migliore o più nobile. Anzi,
resta la peggiore, il gambo. Tuttavia esso resta in misura considerevole, il
che non avviene nel caso d’altri vegetali già cotti, come, per esempio, gli
spinaci che sono interamente commestibili. Forse questo è l’unico punto di
contatto fra l’immortalità dell’anima e gli asparagi e sono lieto di averlo
trovato, sia pure involontariamente e per mero caso, perché questo dà un
contenuto positivo all’indagine che ci eravamo proposti e ci procura dei
risultati che vanno oltre le più ottimistiche previsioni”…. (segue) A.C.
Alla scoperta del tricolore
Altedo
in verde
L’eccellenza per questa varietà “verde” è
targata Altedo: una località tra Bologna e Ferrara e anche un grande consorzio
del quale fanno parte 56 comuni vocati
a produrre e “autorizzati” a distribuire con marchio questo vegetale
straordinario, che, in botanica, fa parte della famiglia delle liliacee, quali
Iris e mughetti.
D’altra
parte, già ai tempi dei Romani gli asparagi della pianura tra Bologna e Ferrara
erano considerati tanto pregiati da venire inviati a Roma avvolti uno ad uno in
una particolare carta che ne preservava la freschezza.
Parlando di eccellenze è d’obbligo citare anche gli asparagi
di Canino, in provincia di Viterbo. In questa zona, tra l’altro, per specifiche
condizioni di terreno (acque sotterranee calde) il periodo di produzione
dell’asparago verde è eccezionalmente lungo, protraendosi dalla fine di gennaio
alla prima decade di giugno, sia in apposite asparagiaie sia in campi aperti.
Bassano in bianco
Come spiegare quel bianco lunare
che caratterizza l’asparago di Bassano? Due leggende: una è legata alla
produzione, la seconda alla… santità.
Correva un
anno imprecisato del ‘500 quando, in giorno e mese altrettanto imprecisati, si
scatenò una violenta grandinata che distrusse la punta di tutti gli asparagi. Così, uno dei coltivatori
decise di raccogliere la parte che stava sottoterra, cioè la parte bianca. E
quale non fu la sua sorpresa scoprendo che era tenera e gustosa: la decisione
di mantenere l’intero asparago sottoterra ne fu la conseguenza logica.
La seconda
leggenda vede protagonisti Sant’Antonio da Padova (che a quel tempo Santo
ancora non era) e Ezzelino III da Romano, condottiero, Signore della Marca
Trevigiana, tanto crudele da essere condannato all’Inferno anche da Dante. Per
ammansirlo, Antonio, rientrando dalle Missioni africane, portò con se sementi
dell’asparago, che seminò tra le siepi del bassanese, vedendole rapidamente
produrre splendidi e abbondanti “esemplari” che furono assai apprezzati dal
perfido Ezzelino. E non solo da lui.
Infatti, la
diffusione del “Principe bianco” nasce a metà del Cinquecento in concomitanza
del Concilio di Trento durante il quale alcuni Padri conciliari, passando per
Bassano con il loro seguito, possono gustare e apprezzare i “sparasi”, tanto da diffonderli “urbi et
orbi” esaltandone anche le virtù dietetiche.
L’asparago
di Bassano ha un “fratello” che nasce a Cimadolmo in provincia di Treviso e che,
per primo, ha ottenuto l’Indicazione Geografica Protetta.
Albenga in violetto
L’asparago violetto d’Albenga è
presidio Slow Food. A buona ragione. Cito: “Inconfondibile, per i turioni
medio-grossi e per il colore viola intenso che gradatamente sfuma scendendo
verso la base, l’asparago Violetto d’Albenga è una varietà unica al mondo. Il
suo colore strano non dipende dalla tecnica di coltivazione, ma è legato al suo
patrimonio genetico. E c’è una ragione scientifica che ne preserva la purezza:
possedendo 40 cromosomi anziché 20 come tutti gli altri asparagi, il Violetto
non può incrociarsi con altre varietà (i figli sarebbero sterili) e quindi non
può imbastardirsi.
In California hanno tentato di brevettarlo e fior di agronomi hanno provato a coltivarlo in Nuova Zelanda, in Australia e negli Stati Uniti, ma con scarsissimi risultati.
I terreni alluvionali della Piana di Albenga, invece, sono perfetti: grazie al profondo strato sabbioso e limoso e al microclima.”
In California hanno tentato di brevettarlo e fior di agronomi hanno provato a coltivarlo in Nuova Zelanda, in Australia e negli Stati Uniti, ma con scarsissimi risultati.
I terreni alluvionali della Piana di Albenga, invece, sono perfetti: grazie al profondo strato sabbioso e limoso e al microclima.”
Nonostante la straordinarietà
delle caratteristiche, la produzione del violetto si riduce di giorno in
giorno: negli anni Trenta del Novecento la coltivazione copriva 300 ettari, nel
1970 gli ettari erano scesi a 140, nel Duemila sono crollati a meno di dieci.
La maggior parte dei produttori
non ha retto gli altissimi costi di una coltivazione completamente manuale ed è
passata ad altre varietà. Pochi hanno avviato la loro resistenza per difendere
un prodotto che tutto il mondo ci invidia, e si sono riuniti in Slow Food.
Premessa: gli asparagi hanno un sapore
e una consistenza “speciali” e personalmente, ma in prestigiosa compagnia, ritengo superflui
accostamenti e contaminazioni con altri sapori che s’impongano sovrastando
l’originale. Ecco perché, fra le centinaia di ricette in circolazione, ho
cercato di scegliere quelle che più rispettano ed esaltano gli asparagi, a
costo di sembrare banale. Con una postilla: gli asparagi sono deliziosi in frittata, con solo olio e limone, con burro fuso, in ripieno con le lasagne... Insomma sono, da soli, "il piatto". Perfetto. O quasi.
Risotto agli asparagi
per 6 persone
1 kg di asparagi – 480
g riso Carnaroli o Vialone nano
70 g burro – 1 cipolla
piccola –1/2 bicchiere di vino bianco secco
brodo d’asparagi – 1 dado vegetale
150g di parmigiano
reggiano grattugiato
Lavare
accuratamente gli asparagi ed eliminare la parte finale fibrosa; tagliare a
rondelle lasciando integra la punta per circa 4/5 cm; immergere le rondelle in
acqua bollente leggermente salata (circa 1,5 l) e lasciar cuocere per 5 minuti;
scolare con un mestolo forato mantenendo tutto il brodo.
In un tegame
idoneo (largo, di altezza media) sciogliere 30 g di burro , unire la cipolla
affettata e tritata fine, lasciar ammorbidire e imbiondire (attenzione a non
bruciare!), poi aggiungere il riso e, alzando la fiamma, farlo tostare fin
quando non risulterà traslucido. A
questo punto aggiungere il vino bianco, mescolare e lasciar evaporare;
abbassare la fiamma e iniziare ad aggiungere, mestolo per mestolo, il brodo di asparagi
che sarà stato mantenuto bollente. A metà cottura, aggiungere le rondelle di
asparagi già parzialmente cotte e assaggiare il riso per valutarne il sapore:
se poco saporito aggiungere il dado (metà o intero a seconda della propria
valutazione e ricordando che molto sapore arriverà dal parmigiano); proseguire con l’aggiunta
di brodo e pochi minuti prima della fine cottura inserire le punte degli
asparagi. Spegnere la fiamma con il risotto all’onda (cioè non asciutto!),
unire burro e parmigiano, mescolare e coprire per qualche minuto.
Per la
decorazione: potete scottare qualche punta d’asparago
in acqua
bollente leggermente salata e con una punta di bicarbonato per uso alimentare
per mantenerle verde-brillante. In alternativa al bicarbonato potete immergere
le punte, prelevate dall’acqua bollente, in acqua ghiacciata.
Asparagi alla Bismarck
per 4 persone
1 Kg di asparagi – 80
g burro – 80 g parmigiano reggiano grattugiato – 8 uova
Pulire e
lavare bene gli asparagi come già indicato. Ripartirli in modo da formare
quattro mazzetti uguali e legarli
con spago bianco da cucina. Metterli in piedi in una pentola alta e stretta con
acqua leggermente salata, con livello che non superi la metà degli asparagi stessi
(le punte devono cuocere a vapore). A partire dal bollore, calcolare dai cinque
ai dieci minuti di cottura, a seconda della grossezza dei fusti. Comunque
ricordare sempre che gli asparagi richiedono una cottura breve per mantenere
sapore e croccantezza. Intanto predisporre singoli piatti (tenuti caldi con
acqua bollente!) adagiando gli asparagi allargati avendo tolto lo spago e
cosparsi di parmigiano.
cuocere le
uova (possibilmente due a due) rompendole quando il burro fuso inizia a
sfrigolare e facendo attenzione a non spaccare il tuorlo: la fiamma va
mantenuta piuttosto bassa in modo che l’albume coaguli senza bruciarsi. Salare
solo il bianco e pepare, il tutto a fine cottura. Versare delicatamente le uova
con il burro sugli asparagi.
Nota: le
uova al tegamino devono restare morbide affinché nel tuorlo si possano immergere
le punte degli asparagi. Per non rischiare di rompere il rosso, si possono
aprire le uova in una piccola ciotola per poi farle scivolare nel burro come
indicato.
Gratin di asparagi bianchi
per 4 persone
1 Kg di asparagi – 10
funghi champignon grossi – 1 vasetto di yogurt greco
olio extravergine
d’oliva q.b. – il succo di mezzo
limone
3 cucchiai di
parmigiano grattugiato
Portare a
bollore dell’acqua salata in una casseruola capiente. Preparare una ciotola con
acqua e cubetti di ghiaccio. Pelare e lavare gli asparagi bianchi, eliminando
la base dei gambi. Legarli e immergerli nell’acqua bollente per 5 minuti.
Scolare e passare immediatamente nell’acqua ghiacciata; lasciarli sgocciolare
su un canovaccio pulito.
Lavare rapidamente
gli champignon ed eliminare la base terrosa. Far scaldare un filo d’olio
d’oliva in una casseruola bassa e ampia, quindi aggiungere i funghi tagliati a
fettine. Salare, spruzzare con il succo di mezzo limone, mettere il
coperchio e lasciar cuocere 5 minuti, mescolando di tanto in tanto. Frullare i
funghi con il vasetto di yogurt greco e 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato.
Preriscaldare
il forno a 160°C.
Stendere la
crema di funghi sul fondo di una pirofila, disporre gli asparagi ben allineati,
spolverizzare con 2 cucchiai di parmigiano grattugiato e infornare per 15
minuti. Servire ben caldo.
Questa ricetta è dello chef Alain Ducasse
Asparagi
bianchi con salsa d’uovo
per 4 persone
1 kg d’asparagi
– 3 uova sode – 2 acciughe tritate
1 cucchiaio di capperi tritati – 1
limone – 1 dl d’olio extravergine d’oliva
sale e pepe q.b.
Lavare e mondare gli asparagi
togliendo la parte più dura del gambo, legarli a mazzetti con spago da cucina,
porli in piedi in una casseruola alta e stretta.
Riempire d’acqua fino a lambire la
metà dell’altezza dei gambi, metterla sul fuoco, portare a bollore e cuocere per circa 8 minuti.
In un altro pentolino rassodare le
uova in acqua bollente salata, facendole cuocere per 10 minuti a partire dal
momento del bollore.
Poi sgusciare le uova sode, dividerle
a metà e passare i tuorli al setaccio.
Aggiungere ai tuorli due cucchiai
circa di succo di limone e, rimestando continuamente con una frusta,
incorporate (versandolo a filo) tanto olio di oliva quanto basta per ottenere
una salsa piuttosto fluida.
Tritare gli albumi e aggiungerne la
metà alla salsa.
Insaporire con le acciughe, i capperi
tritati e una macinata di pepe. Regolare di sapore, aggiungendo se necessario
un pizzico di sale e qualche goccia di succo di limone.
A scelta, servire gli asparagi
caldissimi e consumarli intingendoli uno alla volta nella salsa distribuita nei
piatti individuali, oppure lasciarli raffreddare, disporli su un piatto e condirli
con la salsa, decorando con i restanti albumi tritati.
Tortino di punte d’asparago violetto
Per 4/6 persone
1 kg asparagi – 500 g patate bianche - 100 g burro – 4 uova intere+1 tuorlo
80 g mortadella - 1 cucchiaio fecola di patate
60 g parmigiano reggiano grattugiato
prezzemolo - noce moscata – sale q.b.
Cuocere
in acqua salata 500 g di patate con la buccia ben lavata; sbucciarle e passarle allo schiacciapatate; lavorare l’impasto in un tegame con 60 g di burro usando un cucchiaio di
legno, insaporire con sale e noce moscata; quando risulterà morbido aggiungere un uovo intero ed un tuorlo; mescolare finché risulti spumoso. Ungere una teglia rettangolare e
disporre l’impasto di patate “duchesse” formando tutt’ intorno un bordo alto.
In acqua salata bollente scottare per cinque minuti un chilo di asparagi, adeguatamente lavati e privati della base fibrosa. Scolare, tagliare a pezzi non piccoli, passare in padella con 30 g di burro, un dito d’acqua e cuocere ancora brevemente a fuoco minimo; aggiungere un cucchiaio di fecola di patate, tre rossi d’uova, 60 g di parmigiano grattugiato, 80 g di mortadella e un ciuffo di prezzemolo tritati fini. Aggiungere infine, mescolando delicatamente, gli albumi delle uova montati a neve. Versare il composto sulle patate e cuocere in forno pre-riscaldato a 180°C per 15-20 minuti.
legno, insaporire con sale e noce moscata; quando risulterà morbido aggiungere un uovo intero ed un tuorlo; mescolare finché risulti spumoso. Ungere una teglia rettangolare e
disporre l’impasto di patate “duchesse” formando tutt’ intorno un bordo alto.
In acqua salata bollente scottare per cinque minuti un chilo di asparagi, adeguatamente lavati e privati della base fibrosa. Scolare, tagliare a pezzi non piccoli, passare in padella con 30 g di burro, un dito d’acqua e cuocere ancora brevemente a fuoco minimo; aggiungere un cucchiaio di fecola di patate, tre rossi d’uova, 60 g di parmigiano grattugiato, 80 g di mortadella e un ciuffo di prezzemolo tritati fini. Aggiungere infine, mescolando delicatamente, gli albumi delle uova montati a neve. Versare il composto sulle patate e cuocere in forno pre-riscaldato a 180°C per 15-20 minuti.
Asparagi violetti gratinati
per 6 persone
1,2 kg di asparagi – 1
scodella di besciamella – 100 g prosciutto cotto
burro q.b. – parmigiano grattugiato
Lessare in
acqua salata gli asparagi, secondo le indicazioni prima riportate. Asciugarli
su un canovaccio. Imburrare una pirofila e disporre a strati gli asparagi, il
prosciutto cotto tritato, la besciamella. Terminare con abbondante parmigiano e
fiocchetti di burro. Infornare per 10 minuti a 180°C in forno pre-riscaldato.
“Per concludere e terminarla con un’indagine che la mancanza di idonei
risultati rende quanto mai penosa, dobbiamo dire che, da qualunque parte si
esamini la questione, non c’è nulla di comune fra gli asparagi e l’immortalità
dell’anima”. A.C
Grazie alle Fonti
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www.asparago-verde-altedo.it – www.wikipedia.org – www.piaceriditaliamagazine.it –
www.ortofrutticola.it www.fondazioneslowfood.com
Achille Campanile, “Gli Asparagi e
l’Immortalità dell’anima”
Prima edizione, Rizzoli Libri, 1974
Alain Ducasse, “Nature – 190 ricette
semplici, sane e buone”
Edizioni l’Ippocampo, 2014
Muhammad An-Nafzawi, “Il giardino profumato”
Edizioni ES – Classici dell’eros