All’origine, dunque, per i greci – così come per i
latini - il nome è Cynara, con il quale più avanti nel tempo sarà anche
battezzata la specie: Cynara scolymus L..
E questa non è una leggenda. Anzi, per dirla tutta, c’è una teoria più
realistica: il nome Cynara deriverebbe dal fatto che le colture di carciofi,
nel tempo che fu, venivano concimate con la cenere.
Il nome sarebbe stato diverso per altre civiltà, per
altri Paesi nell’area del Mediterraneo, dove quest’ortaggio era conosciuto e
coltivato. Gli arabi, già nel IV
secolo a.C., gli avevano dato un nome che si sarebbe largamente diffuso, per
durare fino ai giorni nostri: al-karshuf
che significa “spina di terra” e ardi-shoki
ovvero “pianta che punge”. Al-karshuf diventa “carciofo” in Italia, alcachofa in Spagna mentre
l’inglese artichoke e il tedesco artishocke probabilmente risalgono a ardi-shoki. Quanto al francese artichaut,
alcune fonti ne fanno risalire l’origine diretta al lombardo articiocco, termine noto già nel XVI
secolo e anch’esso derivato dall’arabo.
Particolare del mosaico di Orione e Orfeo, III secolo d.C., Museo del Bardo, Tunisi
L’approdo
del carciofo in Italia avviene probabilmente in Sicilia, portato dai greci
durante il periodo dell’occupazione. Questa pianta, parente stretto del cardo
selvatico, che associa virtù medicinali alla gradevolezza alimentare, deve aver
suscitato un grande interesse e si ritiene che la domesticazione e il
“disciplinare” di coltivazione siano avvenuti durate il I secolo a.C..
Oggi l’Italia è il maggior produttore mondiale di
carciofi così come gli italiani risultano esserne i maggiori consumatori. Si
parla di una produzione che sfiora le 500mila tonnellate annue - circa il 39%
del totale mondiale – con questa ripartizione: 35% Puglia, 32% Sicilia, 21%
Sardegna, 7% Campania, 4% Lazio, 1% altre aree.
A livello mondiale, dopo l’Italia, al
secondo posto si trova la Spagna, seguita dalla Francia e poi in quarta
posizione si piazza la (quasi)
esordiente Cina (che in breve ha scalato le classifiche), quindi Argentina e
Stati Uniti.
A proposito di Stati Uniti, più precisamente di
California, superstar della produzione, ecco una curiosità. È il 1947. A
Castroville, cittadina nella contea di Monterey, al centro di un’area che già
all’inizio del ‘900 vanta ottimi raccolti, si tiene il primo Festival of the Artichoke che contempla,
fra l‘altro, l’elezione di una reginetta di bellezza. Vi partecipa, tra le
altre, Norma Jeane Baker Mortenson, ventun anni, già fascino spaziale, che
sbaraglia tutte le concorrenti, assegnandosi la corona. Qualche anno dopo
questa prima Queen of Artichoke
sarà famosa nel mondo con il nome
di Marylin Monroe.
-->
Marilyn Monroe in una foto della manifestazione
“La realtà del
mondo si presenta ai nostri occhi multipla, spinosa, a strati fittamente
sovrapposti, come un carciofo. Ciò che conta per noi nell’opera letteraria è la
possibilità di continuare a sfogliarla come un carciofo infinito”.
Italo Calvino, “Il mondo è un carciofo”, dai “Saggi”, dedicato
a Carlo Emilio Gadda
Le “medaglie” italiane
Il marchio IGP
“Spinoso di Sardegna” – “Spinoso di Menfi”
(Sicilia)
Carciofo di Montelupone (Marche)
“Violetto di Castellammare” (Campania)
“Violetto di Castellammare” (Campania)
“Carciofo di Perinaldo” (Liguria)
“Bianco di Pertosa” (Campania)
“Bianco di Pertosa” (Campania)
Le mille virtù
Perché mangiare i carciofi, sempre e ovunque
possibile? Perché sono buoni.
Questo è risaputo. Perché fanno bene. Verissimo ma insufficiente. I carciofi
sono tutto e di più.
Partiamo dalle calorie. 22kcal per 100 grammi di parte edibile se consumati crudi.
Ho fatto una prova. Un bel carciofo sardo spinoso al quale ho conservato circa
8 cm di gambo, pesa 220 grammi.
Una volta eliminate le foglie esterne coriacee e tagliate le punte, si
scende a 90 grammi dei quali, con altri piccoli scarti, ne restano non più di 70 grammi.
Insomma, di carciofi se ne possono mangiare a go-go… anche perché sono ricchi
di fibre e saziano. E questo è un
altro capitoletto.
I carciofi contengono calcio,
fosforo, magnesio, ferro e potassio. Sono diuretici e stimolano il fegato, per
la presenza di coloretina e cinarina,
che aumentano la diuresi e il flusso biliare. Sono inoltre disintossicanti
e, con l’effetto purificatore del sangue, si determina l’abbassamento del
colesterolo cattivo. E, proprio per la composizione e i positivi effetti
conseguenti, possono essere consigliati anche ai diabetici.
Attenzione invece alle controindicazioni: sono tabù per
chi soffra di calcoli biliari e sono controindicati durante l’allattamento
perché inibiscono la secrezione lattea. Inoltre, i carciofi
fanno parte della famiglia delle asteraceae (come la cicoria, la camomilla, il
tarassaco, il cardo…) e dunque devono essere evitati in caso di allergia a
questi vegetali.
Ma vogliamo scordare il lato intrigante? Si dice, da secoli, che i carciofi abbiano anche
un’altra importante proprietà: sono (sarebbero) dei veri e propri eccitanti,
nel senso di afrodisiaci.
Narrano le cronache che Caterina de’ Medici, quando, nel 1533, all’età di quattordici anni, andò sposa a Enrico II di Valois (futuro re di Francia) portò alla Corte, oltre ai cuochi italiani e alle forchette, i carciofi dei quali era ghiotta, tanto che non poteva esserci banchetto nel quale non trionfasse questo ortaggio. E ciò non era visto di buon occhio dai puritani che non mancavano nel suo entourage. Questa passione, comunque, sarebbe stata condivisa, un secolo dopo, anche da Luigi XIV, il Re Sole.
Frans Snyder, Anversa 1579-1657
Narrano le cronache che Caterina de’ Medici, quando, nel 1533, all’età di quattordici anni, andò sposa a Enrico II di Valois (futuro re di Francia) portò alla Corte, oltre ai cuochi italiani e alle forchette, i carciofi dei quali era ghiotta, tanto che non poteva esserci banchetto nel quale non trionfasse questo ortaggio. E ciò non era visto di buon occhio dai puritani che non mancavano nel suo entourage. Questa passione, comunque, sarebbe stata condivisa, un secolo dopo, anche da Luigi XIV, il Re Sole.
Le ricette
Dalla
Sardegna...
“… vidi gli orti già tutti
fioriti, le canne che rinascevano, carciofi che parevano, sugli alti gambi
argentei, grandi boccioli di rose…
Grazia Deledda, “Il tesoro
degli zingari”, 1926
Paccheri ripieni ai carciofi
per 4
persone
300 g paccheri – 6 carciofi sardi – 350 g ricotta di pecora – 1 scalogno – 1
spicchio d’aglio – 4 pomodori maturi*
- 10 foglie di menta – 100 g di pecorino sardo dolce* * mezzo bicchiere
abbondante di olio extra vergine d’oliva –
prezzemolo q.b. – sale q.b. – 1 limone
Preparare i carciofi, spelando il gambo, togliendo
tutte le foglie dure e tagliando le punte; dividerli in quattro parti e
togliere il fieno centrale, quindi affettarli sottilmente e metterli in una
bacinella con acqua acidulata (oppure sfregarli direttamente con il limone).
Prelevarne una metà, asciugarli e metterli a cuocere in una padella dove sia
stato fatto appassire nell’olio lo scalogno affettato (per evitare che
scurisca, aggiungere un poco d’acqua). Una volta cotti (basteranno meno di
dieci minuti) frullarli, quindi aggiungere la ricotta le foglioline di menta
ben tritate e metà del pecorino grattugiato. Regolate di sale. Cuocere i
paccheri in abbondante acqua salata, scolarli al dente, quindi riempirli con il
composto preparato. Imburrare una pirofila o una teglia da forno di misura
idonea a contenerli sistemati in piedi piuttosto serrati l’uno all’altro. In
una padella imbiondire la fesa d’aglio ed eliminarla; aggiungere i carciofi,
saltarli a fuoco vivo, aggiungere i pomodori tagliati a spicchi e portare a cottura.
Distribuire questo sugo sui paccheri, grattugiarvi sopra il pecorino rimasto e
infornare per 15-20 minuti in forno preriscaldato a 180°c. Cospargere di
prezzemolo fresco tritato fine e servire.
Note
* in
autunno/inverno consigliati i pomodori di Pachino
** il
Brigante è ideale
4 carciofi spinosi –
80 g pomodori secchi - fregula di
misura media 300 g
* brodo di pesce 600 ml – bottarga di muggine 25 g – ½ bicchere vino bianco secco
1 spicchio aglio –1 mazzetto prezzemolo – olio extravergine di oliva
* peperoncino – sale q.b.
* brodo di pesce 600 ml – bottarga di muggine 25 g – ½ bicchere vino bianco secco
1 spicchio aglio –1 mazzetto prezzemolo – olio extravergine di oliva
* peperoncino – sale q.b.
Pulire i carciofi eliminando le foglie più dure e le punte,
dividerli a metà o in quattro per togliere la barba, affettarli sottili e
metterli subito in una ciotola con acqua acidulata. In una casseruola soffriggere l’aglio in un cucchiaio di
olio, unire i pomodori secchi spezzettati, i carciofi affettati e saltare a
fuoco vivace per qualche minuto; unire la fregula mescolando per far insaporire
e poi bagnare con il vino bianco lasciandolo evaporare; salare leggermente e
iniziare a versare il brodo di pesce ben caldo, poco per volta, aggiungendone
altro solo quando il precedente sarà stato assorbito, fino a cottura
completa.*** A fuoco spento aggiungere una metà della bottarga grattugiata e
lasciar riposare la fregula per qualche minuto a tegame coperto. Accomodare in un piatto di portata ben
caldo, cospargere di prezzemolo tritato e della restante bottarga a scaglie. È
importante lasciare la preparazione molto morbida, cremosa, come fosse un
risotto all’onda
Note
Precisazione: questo tipo di pasta viene
sovente chiamata “fregola”. In realtà il nome corretto è “fregula” e deriva dal latino ferculum
che, associato a verbi quali “sminuzzare”, potrebbe tradursi con la parola
“briciola”.
* Il brodo
di pesce può essere preparato in anticipo utilizzando teste e carapaci di
crostacei, teste e lische di pesci, il tutto fatto bollire con aromi, passato e
poi, se necessario, surgelato. Oppure si può ripiegare sui preparati per brodo
di pesce che ormai si trovano in tutti i supermercati e le pescherie.
** Il peperoncino può essere in frutto intero o in
polvere: se intero, aggiungerlo all’olio unitamente all’aglio quando si avvia
il soffritto; se in polvere, è bene attendere la cottura quasi ultimata,
facendo bene attenzione a dosarlo correttamente per non alterare il sapore
della preparazione. In entrambi i casi è sempre meglio scegliere una varietà
che abbia un punto di piccantezza medio o basso. Il peperoncino deve esaltare i
sapori, non sovrastarli.
*** A termine cottura la fregola non deve essere
asciutta ma restare molto morbida, cremosa, come fosse un risotto all’onda.
Fettuccine carciofi e uova
350 g fettuccine – 4 carciofi spinosi – 2 uova
– olio extravergine di oliva
1 spicchio di aglio – pecorino grattugiato q.b. – prezzemolo
– sale e pepe q.b.
Pulire i carciofi come indicato più sopra e dividerli
in quarti; eliminare la barba e
affettare ogni quarto in fettine non troppo sottili. Metterle a bagno in acqua
acidulata con limone. Schiacciare lo spicchio d’aglio con il palmo della mano e
farlo dorare in padella con l’olio. Aggiungere le fette di carciofo e saltarle
a fuoco vivo mescolandole per evitare che si attacchino. Salare, abbassare la fiamma al minimo,
bagnare con due cucchiai di acqua calda. Cuocere per 15/20 minuti a padella
coperta e, al termine, aggiungere il prezzemolo tritato. Intanto in una pentola
alta portare a bollore abbondante acqua per la pasta; salare, cuocerla
mantenendola al dente, scolarla e versarla nel tegame dei carciofi. Spadellare
per un paio di minuti. In una ciotola, intanto, si saranno aperte e battute
velocemente le uova, dopo aver aggiunto il pecorino, un pizzico di sale, una
“girata” di pepe. Versare le uova sulla pasta, incorporandole. Presentare la
pasta in una larga marmitta, riscaldata preventivamente.
Dalla Sicilia con…. Spinoso di
Menfi
Cacòcciuli ‘a Argintera
Carciofi
all’Argentiera
Per ogni persona
2 carciofi * –50 g caciocavallo –1 spicchio d’aglio –
origano fresco – olio extravergine di oliva – aceto q.b. – limone per acidulare
l’acqua
Pulire i carciofi e privarli delle punte spinose,
conservando solo le parti tenerissime. Tagliare a spicchi e metterli in acqua
acidulata.
Ungere con olio una teglia e disporvi uno strato di spicchi
di carciofi, quindi uno strato di caciocavallo tagliato sottile a listerelle;
cospargere con l’aglio tritato fine e l’origano fresco. Ripetere l’operazione –
strato di carciofi e strato di caciocavallo con aromi – cospargere con un filo
d’olio e una spruzzata d’aceto. Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 20
minuti circa (controllare con una forchetta).
Nota : * In
autunno/inverno si consigliano gli spinosi, in primavera è “dovere” scegliere
una delle varietà violette quali Niscemi, Siracusano, Lentini, Valle di Noto….
Cacòcciuli ‘a viddaniedda
8
carciofi –1 mazzetto di prezzemolo – 2 spicchi d’aglio – 50 g di pangrattato
il succo di un limone
4
acciughe salate – un cucchiaio di caciocavallo grattugiato – sale e pepe
olio extravergine d’ oliva
Pulire i carciofi, allargare le foglie e con l’aiuto di un
coltello eliminare il fieno dall’interno; tagliare i gambi in modo che i
carciofi stiano in piedi, metterli in acqua acidulata con succo di limone.
In un padellino, far dorare il pangrattato e aggiungere un filo
d’olio quando viene tolto dal fuoco. Preparare un trito con il prezzemolo e l’aglio, unire le acciughe
salate a pezzetti, il sale, il pepe e il formaggio, quindi aggiungere il
pangrattato già preparato e bagnare tutto con un po’ di olio. Amalgamare.
Sgocciolare i carciofi e asciugarli con un canovaccio, imbottirli con il
composto preparato, pressandolo bene all'interno. Mettete i carciofi in piedi
in un tegame dove stiano piuttosto
stretti l’uno all’altro, aggiungere acqua e olio sufficienti a coprirli fino a
metà, aggiustare di sale e pepe, coprre con un coperchio il tegame e far
cuocere a fuoco moderato per circa 30 minuti.
Nota: *Classica
ricetta della cucina palermitana
Cacòcciuli cca cioccolata*
Carciofi con la
cioccolata
6 Carciofi – 250 g cioccolato fondente – 2
uova intere
olio d’oliva o di semi di arachide q.b.
farina bianca q.b – mandorle e noci pelate e
tostate q.b.
Liberare i carciofi dalle foglie esterne e lasciare le
più tenere. Man mano che si preparano, metterli a bagno con acqua e limone.
Sbollentarli appena, scolarli, dividerli in quattro, passarli nell’uovo battuto
con un pizzico di sale, poi nella farina e friggerli in olio bollente. Scolarli
e appoggiarli su un foglio di carta assorbente muovendoli delicatamente in modo
che lascino tutto l’olio in eccesso. Disporli su un piatto da portata
precedentemente tenuto in caldo. Intanto, in forno dolce, tostare per qualche
minuto le mandorle e le noci. A parte in un tegamino , possibilmente a
bagno-maria, sciogliere il cioccolato con un poco d’acqua, quindi versarlo sui
carciofi coprendoli abbondantemente. Spolverizzare con noci e mandorle tostate
e tritate.
*Ricetta
tradizionale della provincia di Enna
Torta verde con i carciofi
spinosi d’Albenga*
6 carciofi d’Albenga 6 - un mazzo di
bietoline – 6 uova intere + 1 rosso – 3 cipolle
un mazzetto di prezzemolo – *3 manciate di riso – 2
confezioni di pasta sfoglia – parmigiano reggiano – olio extravergine di oliva
– sale e pepe q.b.
Pulire i carciofi e tagliarli a fettine, lavare le
bietoline e tritarle, affettare le cipolle fini e far rosolare il tutto in una
padella larga con un cucchiaio d’olio, aggiungere il riso e lasciarlo cuocere
brevemente. Togliere dal fuoco e attendere che il composto si raffreddi, quindi
unire due cucchiaiate di parmigiano grattugiato, le uova leggermente battute,
sale e pepe. Amalgamare il tutto Disporre il composto su una delle due sfoglie
e ricoprire con l’altra arrotolando i lembi. Spennellare la superficie con il
rosso d’uovo allungato con una goccia d’acqua e bucherellare con le punte di
una forchetta. Infornare in forno
preriscaldato a 200°C per 45 minuti.
Capesante gratinate con
carciofi d’Albenga*
4 carciofi spinosi d’Albenga – 20 capesante
– 1 spicchio d’aglio – 4 noci di
burro
1 foglia d’alloro – un pizzico di semi di
papavero un pizzico – ½ l di besciamella
olio extravergine di oliva – sale e pepe
q.b.
Rosolare le capesante in una padella antiaderente con
il burro fumante e l’alloro, salare e pepare, togliere dal fuoco, nel mentre
tagliare finemente i carciofi e farli satare in padella con olio extravergine
di oliva, scalogno e aglio per pochi minuti e poi salare e pepare. Preparare a
parte la besciamella aggiungendo i semi di papavero ed il sugo delle capesante
ristretto, quindi disporre le capesante nelle loro valve. Dividere i carciofi e
sistemarli sulle noci di capesante, ricoprire con la besciamella e per ultimo
spolverare generosamente con pane grattugiato amalgamando con olio extravergine
di oliva, sale, pepe e limone. Infornare e gratinare per 8/10 minuti a 180°C in
forno preriscaldato.
* Queste due
ricette sono firmate dallo chef Ivana Alessandri Guido di Albenga
E con la primavera … i carciofi
inermi
Il re degli “inermi” è il romanesco, dal quale derivano
altre cultivar come il pregiatissimo Tondo di Paestum. La preparazione di
questi spettacolari carciofi
grossi, tondi, globosi è diversa da quella che si applica per gli
spinosi. Nel centro-sud l’operazione è detta “capare”.
Avviene così: con un coltellino affilato, partendo dalla base del
carciofo, si taglia la parte dura delle foglie e via via, roteando il carciofo,
gli si dà una forma sferica. Non è necessario eliminarne i due terzi come per
altre ricette perché la frittura ammorbidisce anche le parti più dure. Tagliare
poi anche le punte (proprio solo le punte) e pulire il gambo facendo attenzione
a eliminare solo il “rivestimento” filamentoso esterno.
12 carciofi – 200 g di mozzarella – 2 acciughe – un ciuffo di prezzemolo
150 g olio
extravergine d’oliva – 1 uovo – 2 cucchiai di parmigiano
pangrattato q.b. – sale e pepe q.b.
Una volta pulito il carciofo, eliminate foglie dure e punte,
aprire un po’ la corolla e salare leggermente l’interno. Tritate
grossolanamente la mozzarella con il prezzemolo; aggiungete, mescolando bene,
l’uovo,il parmigiano, il sale, il pepe e, con questo miscuglio, riempirei
carciofi. Spolverizzatevi sopra un po’ di pangrattato e deponetevi un
pezzettino di acciuga. Allineateli, stretti l’uno all’altro, in un ruoto.
Versate un po’ di olio su ogni carciofo e mettete nel ruoto mezzo bicchiere
d’acqua. Cuocete a recipiente coperto e fuoco lento per 15 o 20 minuti, finché
l’acqua sarà evaporata e i carciofi teneri. Metteteli quindi in forno caldo per
altri 10 o 15 minuti per ottenere una leggera gratinatura. Serviteli caldi.
Ricetta da “La
cucina napoletana” di Jeanne Caròla Francesconi
Carciofo alla Giudia
con il “Romanesco del Lazio”
2 mammole o
cimaroli per persona (ma anche dipiù...) – olio di semi di arachide q.b.
Si lavora in due fasi. 1) Dopo aver pulito (come indicato sopra) i carciofi, averli sciacquati
rapidamente e asciugati accuratamente, aprirli a fiore con le
mani e poi, tenendoli per il manico a testa in giù, battere la corolla sul tavolo
(o piano di lavoro), al fine di aprirla il più possibile. A questo punto con un
coltellino affilato togliere l’eventuale fieno dal cuore.
In una pentola per friggere scaldare abbondante olio di
semi d’arachide portandolo a un massimo di 150°C.** Immergere il carciofo a
testa in giù tenendolo per il gambo e lasciarlo due o tre minuti, poi
“abbandonarlo” nell’olio in modo che si friggano anche il fondo e il gambo.
Cinque o sei minuti e poi togliere dall’olio e posa su carta assorbente, a
testa in giù. È possibile cuocere anche due capolini per volta, ovviamente
scaglionandoli, nel senso che quando sarà immerso completamente il primo, se ne
aggiungerà un secondo con lo stesso metodo. A questo punto il primo sarà pronto
e tolto dall’olio. Così per il secondo. Un maggior numero contemporaneamente
non è consigliabile.
2) Una volta esauriti tutti i carciofi, salarli anche
all’interno (senza esagerare);
portare l’olio a 180°C e passare alla seconda fase della frittura,
quella che consegnerà alla tavola un piatto praticamente perfetto.
Attenzione: quando si rimettono i carciofi nell’olio
bollente, saliranno degli schizzi, causati dal sale: tenerne conto! D’altra parte, per tradizione culinaria,
i carciofi alla giudìa, in finale di frittura, sono spruzzati leggermente con
un poco d’acqua per consolidarne la croccantezza. Il consiglio è quello di rinunciare a quest’operazione che,
oltre a “devastare” la piastra di cottura, rischia di provocare dolorose
scottature. Il sale sostituirà benissimo e con minori rischi l’operazione
spruzzi…
Nota: * Per la frittura a padella libera – intendo
senza friggitrice professionale – è indispensabile misurare la temperatura
dell’olio e per questo serve un termometro da cucina. Regalatevelo o fatevelo
regalare: con un massimo di 10/11
euro avrete un ottimo prodotto che cambierà il vostro rapporto con i
fritti!
** “Mammola”
e “Cimarolo” non sono due cultivar
diverse dal Romanesco bensì sono il
primo getto, il più tenero della pianta.
E
ora… via libera al … lato intrigante!
“I carciofi scaldano il cuore e spronano in modo naturale al gioco
amoroso di Venere, sono buoni per lo stomaco e fanno avvenire appetito, sono
tanto apprezzati per la loro bontà che non si combina un suntuoso banchetto
senza carciofi”.
Nicolas-Abraham de la Framboisière, medico di Luigi XIII, re di
Francia dal 1610 al 1643
Culetti bretoni al sidro
“È una ricetta
dello chef del “Grand Hôtel di Dinard”… Si ricordi di usare i Camus di Bretagna, mi raccomandò e aggiunse,
dalle mie parti i venditori di ortaggi cantano “Achetez, achetez nos beaux culs
pour faire renaître vos insanes désirs”. (Anonimo)
2 carciofi a testa –prosciutto crudo –
champignons puliti e affettati – salsiccia
qualche punta di asparago tagliata alla julienne – pancetta –
cipolla – brodo
mezza bottiglia di sidro secco – mezzo bicchiere di Calvados - burro –prezzemolo tritato
burro – origano – timo –peperoncino – sale
mezza bottiglia di sidro secco – mezzo bicchiere di Calvados - burro –prezzemolo tritato
burro – origano – timo –peperoncino – sale
Togliete le foglie esterne, tagliateli a circa due
terzi dell’altezza, eliminate i gambi e metteteli in una bacinella con
dell’acqua nella quale avrete spremuto un paio di limoni. Quindi getta teli in
acqua bollente per quindici minuti circa. Lasciate che si raffreddino, tagliate
loro il ciuffetto di foglie cetrali e togliete l’eventuale fieno. Salateli e
riempiteli con la farcia *. Avvolgeteli in una fettina di pancetta e legateli
con uno spago di cucina. Sistemate i carciofi in un tegame a bordo alto sul
quale avete messo un trito di cipolle mescolato a qualche fiocco di burro,
qualche rametto di timo, un pizzico di origano e uno di pepe. Debbono restare
ritti. Mettete il tegame in forno, caldo per una decina di minuti, poi,
aggiungete un pò di brodo e mezza bottiglia di sidro secco, coprite e lascia
teli cuocere a fuoco dolce per quaranta minuti. Quando sono pronti, liberateli
dalla pancetta e sistemateli su un piatto di portata caldo. Fate ridurre il
fondo del tegame nel quale avrete messo la pancetta e un mezzo bicchiere di
Calvados. Passate il fondo al cinese e scioglieteci una noce di burro, regolate
il sale. Versate sui carciofi e servite.
Per preparare la farcia. In un tegame scottate un
battuto di prosciutto crudo con uno scalogno tritato fine. Aggiungeteci degli champignon puliti e afettati, qualche
puta di asparago tagliata alla julienne, un po’ di salsiccia, poi, una noce di
burro, un pugnetto di prezzemolo tritato, una punta di peperoncino, regolate il
sale e mescolate bene. Cuocete il tutto per qualche minuto. Quando questa
farcia si è intiepidita riempiteci i carciofi.
Ricetta tratta da Anonimo, "La cucina impudica"
Ricetta tratta da Anonimo, "La cucina impudica"
Carciofi drigante
Per 4 persone
“Wolfe sollevò un
coperchio, chinò il capo, guardò dentro e annusò. “Piroshki?” Sollevò gli altri coperchi, avvicinò la
testa e annusò, annuendo pensoso.
Si raddrizzò. “Carciofi barigoule?” “Credo, signore, che li abbia chiamati
drigante”.
Nero Wolfe-Francesco Pannofino e Nanni Laghi-Andy Luotto
Nero Wolfe-Francesco Pannofino e Nanni Laghi-Andy Luotto
4 carciofi – 1 pomodoro medio – 80 g burro – sale e pepe
appena macinato q.b.
2 cucchiai di farina 0
- 250 ml di panna da cucina – 1 presa di noce moscata
125 g di
parmigiano grattugiato – 2 cucchiai di burro fuso
Fate bollire i carciofi in acqua salata per 25 minuti.
Scolateli, rimuovete le foglie esterne e il fieno e disponeteli in una profila
dai bordi bassi. Preriscaldate il forno a 230°C. Pelate e tagliate il pomodoro
a fette di un centimetro abbondante: rosolatele in 40 g di burro, conditele con
sale e pepe e disponete una fetta su ogni cuore di carciofo. Con il burro
rimanente, la farina e la panna, preparate una salsa cremosa, condendola con il
sale, il pepe e una spolverata di noce moscata. Versate la salsa sui carciofi e
cospargete generosamente di formaggio grattugiato. Irrorate con un po’ di burro
fuso e gratinate nel forno ben caldo.
La ricetta è tratta da Rex Stout, Crimini e ricette,
1973
“Di chi sfarfalleggia
qua e là, si dice che abbia un “cuore di carciofo”, perché distribuisce foglie
a destra e a manca. Si mangia con le mani e con lentezza: c’è un che di rituale
nel denudare il carciofo privandolo delle foglie a una a una per intingerle in
una salsa di olio, limone, sale e pepe, e condividerle poi con l’amante”.
Tagliatelle ai carciofi
“Questa ricetta
si prepara in 10 minuti. La raccomando per rinvigorire gli amanti stanchi e
affamati perché è piena di ingredienti afrodisiaci. Si può conservare anche
come insalata fredda per il giorno dopo”.
250 g di tagliatele – 1 tazza di carciofi marinati in olio
(spezzettati) – 1 vasetto di peperoni rossi – 1 formaggino molle di capra
(circa 60 g) – 6 grosse olive (nere o verdi) – ¼ di tazza di pinoli
(facoltativo) - 2 grossi pomodori
maturi 1/3 di tazza di olio d’oliva – 2 cucchiai di basilico fresco tritato
finemente – sale e pepe nero
Fai scaldare l’olio, il succo dei carciofi e i peperoni in
un piccolo tegame. E se ti piacciono, metti anche i pinoli. Fai cuocere le
tagliatelle e intanto taglia il pomodoro e le olive da unire ai carciofi
sminuzzati. Scola la pasta al dente e mescola nella stessa pentola di cottura
ancora calda tutti gli ingredienti più il formaggio di capra a dadini e il
basilico. Condisci con sale e pepe.
Isabel Allende, "Afrodita"
Le… chicche!
Per gustare i carciofi crudi...“Schiacciate il rosso d’uovo in una salsiera e
diluitelo con un cucchiaio di aceto, sale, pepe, odori da insalata* tritati
fini, o con uno scalogno, anch’esso tritato finemente; aggiungete due cucchiai
d’olio, diluite e servite.
Alexandre Dumas, Grande dizionario della cucina
*Gli “odori”, non meglio specificati nel testo e piuttosto
comuni nell’Ottocento, erano, in
genere, erbe selvatiche: crescione inglese o lepidio, cerfoglio, cipollette o
cipolle porraie, dragoncello, sassefrica o finocchio marino, erba di San Pietro
(novella), corno di cervo, pimpinella, Nasturzi fioriti, fiori di violetta,
tasso barbasso, borraggine, buglossa.
Il caciofiore
della campagna romana
presidio Slow Food
Il “Caciofiore” si può considerare una sorta di
antenato del Pecorino Romano ma è realizzato con un procedimento particolare
che prevede l’immersione nel latte di pecora, intero e crudo, del caglio
vegetale ottenuto dal fiore di carciofo o di cardo selvatico (Cynara
cardunculus o Cynara scolymus) raccolti nel periodo estivo. Al termine di una
lavorazione che procede per varî passaggi
piuttosto lunghi e complessi, si passa alla stagionatura che varia dai
30 agli 80 giorni.
Il formaggio così ottenuto ha la forma di una mattonella di
circa 10 centimetri di lato mentre il peso è intorno ai 400 grammi. La crosta
grinzosa e giallognola racchiude una pasta morbida e compatta con lievi
occhiature e un cuore di formaggio dalla cremosità sorprendente. Il profumo è
profondo e ricco con sentori di carciofo e verdure di campo, il sapore è
intenso, non salato, lievemente amaro, avvolgente e con una nota grassa
equilibrata.
La birra
artigianale…
Carciofo brindisino, carciofo laziale, carciofo moretto.... i marchi di birra al carciofo si stanno moltiplicando perché - chi l'avrebbe mai detto - questa nuova bionda artigianale, con una gradazione alcolica contenuta, sta avendo un successo notevole. Tanto che, un piccolo birrificio laziale, forse il capostipite della birra al carciofo, recentemente è entrato nell'orbita di un gruppo americano.
Carciofo brindisino, carciofo laziale, carciofo moretto.... i marchi di birra al carciofo si stanno moltiplicando perché - chi l'avrebbe mai detto - questa nuova bionda artigianale, con una gradazione alcolica contenuta, sta avendo un successo notevole. Tanto che, un piccolo birrificio laziale, forse il capostipite della birra al carciofo, recentemente è entrato nell'orbita di un gruppo americano.
Bigliografia
https://www.colturaecultura.it
– https://www.ricettesardegna.it – https://www.ricettedisardegna.it https://www.ricettedisicilia.net – https://www.palermoviva.it – https://www.scelteperte.it https://agronotizie.imagelinenetwork.com – https://www.viversano.net
https://nationalgeographic.it – https:// www.artearti.net – https://scattidigusto.it
https://it.m.wikipedia.org – https://commons.wikimedia.org – https://www.ortofrutticola.it https://www.cabinetcuriosities.it
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Alexandre Dumas – “Grande
dizionario di cucina” , a cura
di Augusta Scacchi,
Ibis Como – Pavia 2002
Jeanne Caròla Francesconi, ”La cucina napoletana” , Grimaldi & C. Editori, 2010
IsabelAllende – “Afrodita”
– Universale economica Feltrinelli, 2012
Rex Stout – “Crimini e
ricette, a tavola con Nero Wolfe”, Neri Pozza Editore, 2013
Anonimo – “La cucina
impudica” – Derive Approdi srl,
2001
www.deriveapprodi.org
Grazie
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