Un uomo che rifiuta le frittelle di mele non
può avere un’anima pura
Charles Lamb, scrittore,
poeta, drammaturgo inglese (1755-1834)
Pietro Longhi –
“La
venditrice di frittole”, 1750 – Venezia, Ca’ Rezzonico
Quando si avvicina la primavera, sarà per il carnevale, sarà per il consueto omaggio a San Giuseppe, fatto sta che, lungo l’intero Stivale, nelle case e oserei dire nell’aria, si diffonde il profumo di quelle delizie del palato note come frittelle. Ma anche fritole o fritoe o frittole, zeppole, castagnole, bigné, friscieu…Frictilia, per tornare agli antichi romani che, si sa, avevano la rilassante abitudine di festeggiare, praticamente ogni mese, un evento quali il cambio di stagione, la semina, il raccolto, i giovanetti che diventavano adulti, senza contare gli Dei…… E, certo, non si sono fatti mancare il piacere che le Frictilia potevano aggiungere ai loro già molteplici piaceri.
Così, di anno in anno, di secolo in secolo, si è arrivati al 1300 quando un veneziano ignoto, comunque molto preciso, decide di mettere nero su bianco la ricetta per spiegare al mondo come procedere per fare delle ottime fritole. Per fortuna il prezioso manoscritto ha attraversato il tempo fino ad approdare alla Biblioteca nazionale Casanatense di Roma, dov’è ora custodito.
Biblioteca Nazionale Casanatense, Roma
Intanto il piacere della frittella si
diffondeva in lungo e in largo, letteralmente spopolando e anche accogliendo,
ad ogni sosta, gli “aggiustamenti”
del cuoco o cuoca di turno. Così alla farina di frumento si è affiancato il
riso, oppure si sono aggiunte le mele mentre i canditi vengono sostituiti
dall’uvetta passa e un profumato ripieno di crema trasforma la frittella in un
dolce di alta pasticceria.
Gerrit Dou – "La venditrice di frittelle", 1650 - Galleria degli Uffizi, Firenze
Tuttavia i semplici impasti hanno prodotto una miriade di frittelle diverse, sia dolci sia salate. Non è azzardato affermare che ogni campanile ha una propria ricetta… ovviamente la migliore!
Ricette
Le frittelle dolci
Fritole come a Venezia
400 g di farina,
100 g di uvetta sultanina, 1 cucchiaio di zucchero, 2 uova
1 bicchiere di latte, 1 bicchierino di rhum, 30 g di lievito di birra, sale
1 bicchiere di latte, 1 bicchierino di rhum, 30 g di lievito di birra, sale
olio di semi di arachide per friggere e zucchero
a velo per la finitura
Sciacquare
l’uvetta e farla ammollare in acqua tiepida. Sbriciolare il lievito in una
tazza e diluirlo con 3 cucchiai di acqua tiepida. Setacciare la farina in una
ciotola e mescolarla con lo zucchero e un pizzico di sale. Disporla a fontana e
incorporarvi le uova, il rhum e il lievito diluito. Mescolare gli ingredienti,
aggiungendo tanto latte, appena tiepido, quanto ne serve per avere una pastella
densa, quindi scolare l’uvetta e asciugarla. Coprire la ciotola con un
coperchio e mettere il composto a lievitare in un luogo tiepido fino a quando il
suo volume non sarà raddoppiato. Scaldare olio in quantità abbondante, in un
tegame largo in modo da consentire che le frittelle vi galleggino dentro, e
quando sarà ben caldo, versarvi l’impasto a cucchiaiate. Quando avranno assunto
un colore piuttosto scuro, togliere dal fuoco, asciugare l’olio in eccesso con
carta assorbente e spolverare con lo zucchero a velo.
Nota: La ricetta antica
prevedeva lo strutto al posto dell’olio, l’uso del latte di capra e l’aggiunta
di zafferano all’impasto.
Altre frittelle, di alto lignaggio,
nascono a Napoli in epoca imprecisata: la prima codifica ufficiale risale al 1834 quando il Cavalier Ippolito
Cavalcanti, duca di Buonvicino, scrive quel Trattato di Cucina Teorico-pratica
che resterà pietra miliare nella storia della cucina italiana. Il Duca,
letterato–gastronomo–cuoco, appartiene a una famiglia di antica nobiltà fiorentina e calabrese, discendente
direttamente da Guido Cavalcanti, amico di Dante e poeta del dolce Stilnovo.
“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andassse al voler vostro e mio,
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
Con quella ch’è sul numer de le trenta
Con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta
sì come i’ credo che saremmo noi.”
Dante, sonetto
giovanile, Rime, 1283-1290
All’inizio, queste frittelle erano
semplicissime – farina, acqua, marsala o vino bianco o liquore d’anice – sale,
zucchero, e olio per friggere. Con l’andare del tempo, si sono arricchiti
gl’ingredienti mentre la forma è diventata più complessa ricordando un serpente
arrotolato. E proprio questa forma sarebbe nata nella grande cucina di un
Convento: ma di quale Convento? Tuttora non si sa se le zeppole in versione
“moderna” siano nate dalle mani delle monache dello Splendore e della Croce di
Lucca oppure da quelle delle monache di San Basilio del Monastero di San
Gregorio Armeno.
Per la crema pasticciera
30 g di amido di mais – 250 g di latte – 4 tuorli -100 g di zucchero
scorza
di 1/2 limone non trattato – baccello di vaniglia
Per 8 zeppole da 100 g
100
g di burro o strutto – 230 g di farina 00 – 6 uova
olio
di semi d’arachide o strutto
Per la guarnizione
amarene sciroppate – zucchero a velo q.b.
Olio di semi
di arachide o strutto
Crema
pasticciera: mescolare in una ciotola i tuorli
d’uovo con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e cremoso. Unire la
farina setacciata, poi versare, lentamente e a filo, il latte precedentemente
riscaldato con la buccia di limone e la vaniglia. Mescolare amalgamando bene
con la frusta a mano fino a quando la crema diventerà morbida e senza grumi.
Cuocere la crema in una casseruola, meglio se di rame, a fuoco basso e
mescolando di continuo. Portare a ebollizione, cuocere per altri 2 minuti e
togliere dal fuoco.
Zeppole: versare l’acqua in un pentolino dal fondo spesso, aggiungere un pizzico di sale, il burro a pezzetti e portare a ebollizione. Quando il burro si sarà sciolto del tutto e l’acqua bollirà, togliere il pentolino dal fuoco, aggiungere al composto la farina a pioggia e mescolare bene con un mestolo di legno fino a ottenere un impasto compatto. Rimettere di nuovo il pentolino sul fuoco a fiamma bassa e girare il composto sino a quando si formerà una patina biancastra sul fondo del pentolino.
Spegnere il fuoco, quindi versare l’impasto in una ciotola e lasciarlo intiepidire. Unire al composto le uova, una per volta, aggiungendo la successiva solo quando la precedente sarà stata assorbita completamente dall’impasto. Far raffreddare e far risposare l’impasto in frigo per 30 minuti.
Assemblaggio e Frittura: ritagliare dei quadrati di
carta da forno di 8 cm di lunghezza.
Porre il composto in un sac à poche munito di beccuccio a stella e depositare su ogni quadrato di carta un dischetto di pasta del diametro di 10 cm che formerete con un movimento a spirale.
Scaldare abbondante olio o sugna in due padelle: la prima con un olio a temperatura di circa 130° C, che dovrà friggere dolcemente, permettendovi così di rigirare le zeppole affinchè si possano gonfiare uniformemente. Quando saranno voluminose, con una schiumarola, passarle nell’altra padella con l’olio a una temperatura di 180°C e rigirarle nell’olio bollente fino alla completa doratura.
Porre il composto in un sac à poche munito di beccuccio a stella e depositare su ogni quadrato di carta un dischetto di pasta del diametro di 10 cm che formerete con un movimento a spirale.
Scaldare abbondante olio o sugna in due padelle: la prima con un olio a temperatura di circa 130° C, che dovrà friggere dolcemente, permettendovi così di rigirare le zeppole affinchè si possano gonfiare uniformemente. Quando saranno voluminose, con una schiumarola, passarle nell’altra padella con l’olio a una temperatura di 180°C e rigirarle nell’olio bollente fino alla completa doratura.
Farcire con la crema pasticciera la parte superiore della zeppola e guarnire con almeno 3 amarene spolverate con zucchero a velo.
Nota: ricetta dello chef Antonio Sorrentino, pubblicata da ”Ristorazione
italiana magazine”
Frittelle di riso
Per 6 persone
150 g riso “Originario”
– ½ litro di latte – 2 cucchiai di
farina 00 – 2 uova
2 cucchiai zucchero – 30 g burro – scorza di limone – 50g
uvetta
1 bicchierino di Rhum o Brandy – ½
bustina lievito
qualche
goccia di estratto di vaniglia (o ½ bustina di vanillina)
1 pizzico
sale
olio di semi
di arachide per la frittura
Mettere in
una pentola di misura adeguata il latte, un bicchiere d’acqua, il burro, lo
zucchero, il pizzico di sale, la scorza di limone e il riso; porre su fuoco
basso e far cuocere lentamente
fino a completo assorbimento del liquido, mescolando sovente con cucchiaio di legno. A cottura
ultimata, lasciar raffreddare il composto, quindi, mescolando, aggiungere la
farina, uno per volta i rossi d’uovo , il liquore, il lievito e l’uvetta
precedentemente ammorbidita in acqua e asciugata perfettamente. Lasciar riposare per una mezz’ora.
Intanto montare a neve le chiare d’uovo
e incorporarle delicatamente al preparato. Scaldare l’olio di semi
(160°C/180°C) in una padella da frittura e, con l’aiuto di un cucchiaino da
caffè formare man mano delle
palline che, una ad una si faranno scivolare nell’olio. Il numero di palline da friggere
insieme dipenderà dalla capienza della pentola. Una volta che le frittelle
abbiano raggiunto un colore dorato, scolarle, farle asciugare su carta
assorbente e poi rotolarle nello zucchero mentre sono ancora calde.
Frittelle di mele
150 g farina
0 – 200 ml acqua minerale frizzante
– 100 g zucchero
2 mele
renette – 2 uova – 1 pizzico sale
– 1 limone spremuto
*1 bacca
vaniglia – olio semi di arachide –zucchero a velo
Per
preparare la pastella, unire e amalgamare in una terrina le uova, l’acqua, il
sale, lo zucchero, i semi della bacca di vaniglia. Aggiungere la farina
setacciata e mescolare fino a che non si sarà ottenuto un composto liscio e
omogeneo, dalla consistenza cremosa. Sigillare il contenitore e lasciar
riposare per circa 30 minuti. Inanto sbucciare le mele e privarle del torsolo*,
tagliarle a fette dicirca un centimetro, metterle in una ciotola e coprirle con
il succo del limone. Scolare le mele, tamponarle rapidamente con una carta
assorbente per togliere il liquido, immergerle nella pastella e poi friggerle
in abbondante olio caldo (170°C) fino a doratura. Togliere dall’olio e spostare su un piatto rivestito di
carta assorbente. Spolverare con lo zucchero a velo.
Nota: per togliere il torsolo è assai utile usare l’apposito attrezzo
che consente anche di avere un buco centrale perfettamente tondo.
Frittelle di fiori d’acacia
200 g di
fiori d’acacia semi-chiusi, attaccati al grappolo*
100 g di
farina 00 – 100 g di farina di riso - 2 uova
1 cucchiaino di miele o 2 di zucchero di
canna
1 bicchiere
di acqua frizzante ben ghiacciata o birra chiara fredda**
un pizzico
di sale –2 cucchiai di olio extravergine di oliva
mezza bustina di lievito per dolci
olio di semi
di arachide o strutto per la frittura
In una
terrina capiente battere le uova con lo zucchero, aggiungere poco per volta la
farina, aiutandosi anche con l’acqua frizzante, mescolando molto bene per
evitare grumi, unire l’olio, il pizzico di sale e la mezza bustina di lievito. In padella idonea, scaldare l’olio a
170° e poi immergere grappolo per grappolo tenendolo per il gambo friggendo man
mano in olio (o strutto) ben caldo (170°C).
Nota: * L’acacia è classificata come Robinia pseudoacacia L. e in
italiano si usano entrambi i nomi.
** Una volta
raccolti, è opportuno adagiare i grappoli in un cestino, al fresco per qualche
ora al fine di consentire a eventuali insetti di abbandonare i fiori. Si
sconsiglia di bagnarli, se raccolti in ambiente non inquinato.
*** L’albero di acacia – dal quale si ricava
anche ottimo miele - è fortemente simbolico e rappresenta la saggezza e la
rinascita. Nell’antichità era considerato il simbolo del legame tra il visibile
e l’invisibile e nella cultura
egizia simboleggiava il passaggio dall’ignoranza alla
conoscenza. Alcuni testi egizi narrano della nascita di alcuni Déi sotto un’Acacia.
400 g di zucca già pulita e tagliata a pezzetti – 160g di zucchero
di canna
280 g di farina di farro – 3 uova – scorza grattugiata di un
limone
un pizzico di cannella – un pizzico di sale –1 bustina di lievito
per dolci
olio di semi di
arachide per la frittura.
Preriscaldare il forno a 180°C, infornare la zucca allargata su
una placca ricoperta di carta oleata. Dopo 30 minuti, controllato che i
pezzetti siano ben morbidi, spostarli in un frullatore riducendoli in polpa
liscia. Unire poi la farina setacciata con il lievito. A parte, in una ciotola,
battere le uova con lo zucchero, quindi unirle alla zucca. Aggiungere la scorza
di limone, il sale, la cannella e mescolare bene. In una padella idonea alla
frittura, far scaldare l’olio a 170°C/180°C e, poi, con l’aiuto di un
cucchiaio, farvi scivolare le palline (una per volta e poche tutte insieme),
lasciando dorare completamente. Scolare con una schiumarola e disporre su carta
assorbente. Servire calde, spolverate di zucchero a velo.
Le frittelle salate
Bacallé friti
Liguria
400 g di baccalà bagnato*– 200 g di farina bianca
1 cucchiaio d’olio extra vergine di oliva – 1 bicchiere di birra –
sale
olio di semi di arachide per la frittura
Pulire
e diliscare il baccalà, se già ammollato.* Tagliarlo a pezzetti. Preparare la
pastella miscelando con una frusta farina, olio, birra e sale. Lasciarla
riposare per almeno due ore. Una volta pronta, mescolare di nuovo e
immergervi pezzetti di baccalà - meglio lasciarli nella pastella per qualche
minuto - poi friggerli nell’olio portato a un calore di
180°C/190°C.
Nota: *
Se si acquista il baccalà sotto sale è necessario passarlo sotto l’acqua per
togliere il sale e poi metterlo a bagno per almeno 48 ore in acqua fredda,
cambiandola più volte al giorno. Altrimenti
limitarsi a sciacquarlo e ad asciugarlo.
limitarsi a sciacquarlo e ad asciugarlo.
Frittelle di … Rossetti
allo stato adulto e quindi non rientrano nei parametri del novellame. Per questo, per i Rossetti è consentita la pesca, seppure con regole e tempi precisi. Peraltro non è facile trovare neppure i Rossetti, che infatti sono decisamente costosi raggiungendo i 60/70 euro
al chilo. Perciò, talvolta, si finisce per “cadere” su pesciolini molto simili, ma a buon prezzo, chiamati pesce-ghiaccio: purtroppo sono di acqua dolce, il che fa la differenza in termini di sapore.
300 g di rossetti – 1 uovo – 1 cucchiaio di
farina
aglio e
prezzemolo tritati – 1 cucchiaino di olio extravergine di oliva
sale e pepe
q.b. – olio di semi di arachide per friggere
Lavare
velocemente i Rossetti e lasciarli
scolare; battere l’uovo con sale e pepe, aggiungere la farina lavorando con una
frusta per evitare grumi, aggiungere il cucchiaino d’olio, l’aglio e il
prezzemolo tritati. Unire infine i Rossetti. A questo punto il composto
dovrebbe risultare fluido grazie anche all’acqua apportata dal novellame ancora
bagnato: nel caso in cui fosse invece troppo compatto, aggiungere un poco di acqua,
possibilmente frizzante e fredda.
In una piccola
casseruola scaldare l’olio di arachide a180 °C e friggere il composto a
cucchiaiate fino a ottenere frittelle dorate. Servire calde!
Frittelle di fiori di zucca
18 fiori di zucca – 60 g di burro – 2 cipolle
tritate – 3 tuorli d’uovo
100 g di mollica di pane sminuzzata – 3
cucchiai di prezzemolo tritato
la buccia grattugiata di 1 limone – sale e
pepe –125 g di farina
15 g di burro fuso – 15 cl di birra
leggera - 2 albumi d’uovo
olio di semi di arachide per friggere
Preparare prima la pastella, setacciando la
farina e il sale in una fondina. Aggiungere il burro fuso al centro, impastare
la farina e versarvi a poco a poco la
birra: lasciare riposare per un’ora. Fare fondere poi il burro rimasto e soffriggervi la cipolla
senza imbrunirla. Versare il tutto in una terrina e aggiungere la mollica di
pane, i tuorli, il prezzemolo, la buccia di limone, il sale e il pepe. Con
questo ripieno si farciscono i fiori.
Montare a neve il bianco di due uova e
aggiungere alla pastella un momento prima di friggere.
Scaldare l’olio per la frittura in una
casseruola capace, portandolo a 180°C. Immergere i fiori ripiani nella pastella
e poi posarli nell’olio bollente. Quando hanno acquistato un colore dorato,
ritirarli dall’oilio con la schiumaiola e lasciarli sgocciolare su una carta
assorbente.
Nota:
Prima di riempire i fiori, tagliare i pistilli con delle forbicine, arrivando
il più possibile a ridosso del fondo e cercando di non rompere la corolla.
Sciacquarli molto rapidamente – soprattutto la parte esterna – e
tamponarli con delicatezza per
asciugarli. Attenzione a non sottovalutare quest’operazione perché eventuali
gocce d’acqua rimaste farebbero schizzare l’olio!
Fonti online
http://www.veneziatoday.it – www.veneziaeventi.it- https://venezia.italiani.it – www.cucinagenovese.it
www.quicampania.it – www.ristorazioneitalianamagazine.it
www.firenzetoday.it – www.amalfinotizie.it
www.tuttopistoia.it
www.firenzetoday.it – www.amalfinotizie.it
www.tuttopistoia.it
e
dalla libreria
Giò
Batta Ratto, “La cuciniera genovese – La vera maniera
di cucinare alla genovese”, 1863
Ippolito Cavalcanti, "Cucina teorico-pratica", a cura di JeremyParzen
Guido Tommasi Editore
Ippolito Cavalcanti, "Cucina teorico-pratica", a cura di JeremyParzen
Guido Tommasi Editore
“Il cucchiaio azzurro”
Giunti
Editore spa
“Cucina
Ligure”
a
cura di
Emanuela
Gentile Martini e Federica Isoppo
Alpicella
Cooperativa
Manuel
Vázquez Montalbán, “Ricette immorali”
Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano