Bassorilievo sumero - Fregio della Latteria - III millennio AC
E' la fonte più antica che testimonia le fasi di lavorazione del latte da parte dei sacerdoti
Arrivato oggi alle vette della raffinatezza, il formaggio viene da lontano nel tempo. Si parla di 18mila anni fa, quando i pastori della Mesopotamia ne avviarono la lavorazione. Rudimentale ovviamente. Una vera e propria origine non è nota. E però una leggenda narra che un mercante arabo, dovendo attraversare il deserto, portò con sé del latte fresco contenuto in una bisaccia di stomaco di pecora. Complici il calore e il movimento, gli enzimi presenti nello stomaco della pecora acidificarono e coagularono il latte trasformandolo in cagliata. Da allora la base di un formaggio è sempre latte, caglio, calore. E sale.
Nel 5000 AC in Italia si diffuse l'allevamento di ovini e caprini e fonti archeologiche fanno risalire al 2800 AC l'inizio della produzione di un formaggio molle. Va ricordato che gli antichi consumavano soprattutto formaggio di latte di capra o, talvolta, misto capra e pecora. Il latte vaccino era infatti ritenuto nocivo.
Sotto il profilo etimologico, il vocabolo "formaggio" ha una derivazione latina. Per indicare la cagliata, infatti, era usato il termine "caseus" ma anche, fra i legionari, il termine "formaticum" con il quale si definiva una forma di questo prodotto "de caseus formatus"." Da "formaticum " i latini trassero la parola "forma" che divenne "formage" nel francese antico e quindi si trasformò nei termini odierni. Parimenti, da caseus deriva "cacio" con ricaduta su quasi tutte le lingue europee: "cheese", "kase", "kaas", "queso". E in italiano troviamo anche "caseificio". Alcuni linguisti sostengono invece che la parola "formaggio" derivi dal greco "formos", che indicava il paniere di vimini nel quale veniva risposto il latte cagliato per dargli forma.
Se la Francia è il terzo produttore al mondo di formaggio, dopo Stati Uniti e Germania, in termini di volumi, è certamente il primo per consumo con 26 kg a testa all'anno. Non a caso. La sua tradizione casearia è la più importante al mondo, insieme a quella italiana. Ed è anche la più "nutrita", contando più di 500 varietà di formaggi. Di alto livello. Da assaporare.
Proposta
Un plateau di formaggi francesi per un aperitivo o una cena
senza pari. E senza necessità di stare ai fornelli. L'idea è intrigante
ma la sua realizzazione non è semplice come potrebbe apparire. Perché non si
tratta di andare al supermercato e acquistare, un po’ a caso, quello che ci
ispira. Servire un plateau di formaggi è una sfida. Di conoscenza. Anzi di
conoscenze. I gastronomi, gli affineurs ci spiegano tutto ciò di cui si deve
tener conto. Breve elenco: la
stagione; la composizione classica e le possibili varianti; la presentazione; le quantità; quando e
come servire; l’abbinamento con i
vini ma non solo; l’accompagnamento del pane e dintorni; la conservazione
corretta.
Per questo post abbiamo consultato una apprezzabile quantità di siti e di libri, tuttavia la nostra documentazione
principale deriva da un nome noto non solo a Parigi, non solo in tutta
la Francia ma, piuttosto, in tutto il mondo. E’ il nome che ha creato una
varietà straordinaria di formaggi e li ha fatti conoscere di qua e di là
dell’Oceano. Questo nome è Androuët. Dapprima il capostipite Henri
con la sua Maison al 41 di rue D’Amsterdam, IX arrondissement, Paris, punto di riferimento dei gourmet già
negli anni Venti, anche grazie all’affiancamento della giovane moglie Ida. Poi il figlio Pierre, che negli anni
Trenta sacrifica gli studi di architettura per proseguire, con passione, la
bella storia di famiglia.
Alla cantina-degustazione aperta dal papà, Pierre fa seguire un ristorante, del quale egli stesso disegna la struttura e la ormai storica facciata. Ed è subito successo con frequentazioni del calibro di Colette, Hemingway, Jean Gabin, Orson Wells, Maria Callas…. Pierre Androuët, al suo attivo ha vari libri sui formaggi e l'arte casearia, è critico gastronomico e Membro dell’Institut Francais du Goût. La Maison è intanto passata nelle mani – esperte – di Stéphan Blohorn originario del Midi francese, incoronato, nel 2008, Maître Fromager. Sul Mont d’Or, nel Jura.
Alla cantina-degustazione aperta dal papà, Pierre fa seguire un ristorante, del quale egli stesso disegna la struttura e la ormai storica facciata. Ed è subito successo con frequentazioni del calibro di Colette, Hemingway, Jean Gabin, Orson Wells, Maria Callas…. Pierre Androuët, al suo attivo ha vari libri sui formaggi e l'arte casearia, è critico gastronomico e Membro dell’Institut Francais du Goût. La Maison è intanto passata nelle mani – esperte – di Stéphan Blohorn originario del Midi francese, incoronato, nel 2008, Maître Fromager. Sul Mont d’Or, nel Jura.
Ecco tutti i segreti perché il prossimo successo sia il vostro. Con i formaggi.
Ogni formaggio ha il suo momento magico. Bisogna scoprirlo. Perché la struttura e le qualità gustative del latte sono strettamente legate all’alimentazione degli animali. Così il latte di una vacca nutrita con il fieno, in una stalla, in inverno, non avrà la complessità e i sapori del latte di una mucca che, in primavera, o sugli alpeggi estivi, può nutrirsi di erba fresca e tenera mischiata ai fiori selvaggi profumati.
Questa premessa non significa che in inverno i formaggi
non vanno gustati perché, di mezzo, c’è
il periodo di affinage, più o meno lungo: in sostanza alcuni formaggi
prodotti con latte primaverile o estivo raggiungono la loro maturità proprio in
inverno.
La composizione del plateau
Regola d’oro: i formaggi devono essere apprezzati in ordine crescente di sapore e perciò, nella scelta, è importante che
ci sia equilibrio tra formaggi freschi, semi-stagionati, erborinati…; di latte
vaccino, di capra, pecora… Per questo è opportuno disporli a “chiocciola” partendo dal centro con i più teneri
e freschi, o dolci, proseguendo in senso orario con i più fermentati o di gusto
forte. In altre parole, tenendo conto dell’intensità del gusto.
Una formula sicura consiste nel cominciare con formaggi caprini e ovini e proseguire con latte vaccino nelle varie declinazioni.
Un plateau-piatto unico deve idealmente prevedere una pasta molle (brie, camembert, coulommiers...), una pasta pressata (cantal, comté, cheddar...), un'erborinata (roquefort, bleu de causses... gorgonzola!), un caprino (crottin de chavignol, banon, pouligny-saint-pierre.)
Una formula sicura consiste nel cominciare con formaggi caprini e ovini e proseguire con latte vaccino nelle varie declinazioni.
Un plateau-piatto unico deve idealmente prevedere una pasta molle (brie, camembert, coulommiers...), una pasta pressata (cantal, comté, cheddar...), un'erborinata (roquefort, bleu de causses... gorgonzola!), un caprino (crottin de chavignol, banon, pouligny-saint-pierre.)
Fra l’uno e l’altro deve esserci spazio
sufficiente per consentirne il taglio. E, a proposito del taglio, servono più
coltelli in modo da non mescolare i vari sapori. Oppure bisogna tenere a
portata una ciotola con acqua calda e pulire ogni volta il coltello.
Al plateau classico – dal latte di capra a quello di pecora arrivando al latte vaccino – si può sostituire
un plateau “monotematico”, per varietà o territorio o consistenza, o stagionatura.... Ovvero: tutti formaggi “bleu” (la Francia ne è
ricca!) oppure tutti formaggi del Jura o della Savoia, o, ancora, tutto latte
di capra, tutto a pasta morbida. C’è di che esercitare conoscenza e fantasia.
La presentazione
Il plateau può essere di vetro, di
porcellana, di legno, d'ardesia, di vimini. Comunque in materiale naturale. Da
evitare assolutamente argento e metalli varî, suscettibili di alterare i
sapori.
E’ opportuno togliere a ogni formaggio
qualsiasi tipo d’imballaggio, così come le etichette del produttore, mentre
saranno salvate foglie o erbe che avvolgano il formaggio stesso.
Sotto il profilo estetico, giocare con
le forme (rotonde-quadrate-rettangolari, grande-piccolo) e con i colori delle
croste che verranno esaltati se, fra un formaggio e l’altro, si interporrà
qualche chicco d’uva o bacca di ribes, o mirtilli o gherigli di noce.
Il plateau può diventare anche una
bella esperienza di conoscenza. Ecco come. Su ogni formaggio si può mettere una
“bandierina” con l’indicazione di nome, origine, tipo di latte utilizzato (ad
esempio: latte crudo),
stagionatura.
Quando servire il formaggio?
La domanda non è oziosa. Anzi. Se la
cena è a base di formaggi, il problema non si pone. Si può partire con crudités
e terminare con un buon dessert. Se, invece, i formaggi costituiscono la portata
di un pranzo più complesso, andranno in tavola “dopo” il piatto principale e
soprattutto dopo l’eventuale insalata: mai contemporaneamente come accade
spesso in Italia. Motivo: l’insalata è (quasi sempre) condita con aceto o
vinaigrette e l’acidità copre il gusto
di qualunque formaggio. Fra insalata e dessert, dunque. E' il momento ideale.
Attenzione! I formaggi devono essere tolti dal frigorifero un’oretta prima del servizio per consentire agli aromi di svilupparsi a temperatura costante.
Quanto formaggio per persona?
Pranzo
complesso seduto: per 4 persone almeno 400 g; per 6 , circa 500 g;
per 8, 600g.
Da 10 commensali in sù, calcolare dai 60 ai 70 g a testa.
Da 10 commensali in sù, calcolare dai 60 ai 70 g a testa.
Pranzo di soli formaggi: 250 g per
persona
Pranzo salumi e formaggi: 200 g di
formaggi e 150 di salumi
Plateau di formaggi per un buffet:
60-80 g per persona
Cocktail o buffet di soli formaggi:
150-250 g per persona
Fonduta: almeno 250 g per persona
Raclette: 200 g di formaggio da
raclette e 120 g di salumi
Commento: Se siete indecisi, tenete
presente questa massima dei nostri adorabili vecchi: “Quando non ce n’è
d’avanzo, è segno che non ce n’è abbastanza”.
Gli abbinamenti
Solo vino rosso? Rosso è perfetto. Ma non sempre,
contrariamente ad abitudini consolidate. Anche nell’ampia gamma di vini bianchi
si può pescare per avere abbinamenti esaltanti.
Il segreto per non sbagliare? Accostare
ai formaggi di un territorio i vini prodotti nello stesso territorio, rossi o
bianchi che siano. Certo, tenendo presente una regola-base: un vino rosso,
tanninico, sarà scelto adeguatamente per un formaggio stagionato e un bianco
per un formaggio fresco, segnatamente di latte di capra.
Ecco alcuni esempi
- Munster e bianco dell’Alto Adige Gewṻrtztraminer
-
Mont D’Or o Vacherin du Haut-Doubts con vino giallo del Jura
-
Crottin de Chavignol e Sancerre bianco o rosso
-
Epoisses e vino di Borgogna rosso
-
Saint-Nectaire e Côte d’Auvergnes rosso
-
Chaorce e… champagne
Osare
è creativo, è bello. Non c’è solo il vino.
Un
buon sidro artigianale accompagnerà felicemente un formaggio di Normandia, tipo
Camembert, Pont-l’Evêque, Livarot. Il gusto di questi formaggi, però, può essere esaltato anche da un buon Calvados.
Una birra strutturata si armonizza con un formaggio d’Alsazia ma anche con formaggi di capra freschi e acidi.
Una birra strutturata si armonizza con un formaggio d’Alsazia ma anche con formaggi di capra freschi e acidi.
Un’acquavite
può esaltare un Roquefort mentre uno Stilton troverà nel Porto un grande
compagno. Di gusto.
E, sorpresa finale, c’è anche il Tè, in tutte le declinazioni. Un “Assam” indiano, nero e forte ma non amaro, si sposa molto bene con un formaggio stagionato; un darjeeling o un tè nero della Cina – più equilibrati e “morbidi” – fanno meraviglie con formaggi ad affinage breve.
Morale: osare, osare, osare!
... e pane. Ma non solo...
Un
formaggio non può essere gustato senza pane. E ogni formaggio ha un suo pane
ideale. Il consiglio: preparare una bella corbeille nella quale ci siano baguette, pane rustico di campagna, michettina (se la
trovate), pane di segale e ai cereali. Ma anche pane alle noci,
all’uva, al cumino… Infine, per non sbagliare, aggiungete dei crackers e dei
grissini.
C'è altro da aggiungere?
I formaggi
di rango non hanno bisogno di “aggiunte” o “contaminazioni”: il loro sapore è meglio apprezzato da un palato “pulito”. Un cetriolo o un peperone sottaceto,
così come una senape, potrebbero stroncare qualunque aroma.
Diverso
è il discorso per quanto riguarda frutti freschi, confetture o composte e mostarde. Infatti, i
formaggi amano l’associazione con i sapori dolci. Primo fra tutti il miele,
strepitoso con le paste dure, ma non solo. Miele che si può trovare arricchito
di tartufo: vedete voi…. Ci sono inoltre le mostarde nelle varie declinazioni.
Suggerimenti
Formaggi
di capra e pecora: frutti rossi e frutta
in generale, sia estiva sia autunnale: dal melone alla pesca, alle mele, pere,
fichi, uva. Naturalmente miele ma anche scorze di arancia candita e chutney di
mango.
Formaggi
erborinati (Roquefort, Bleu d’Auvergne, Fourme de Montbrison o d’Ambert…..):
frutta secca (gherigli di noce, nocciole, mandorle affettate finemente)),
frutta autunnale, fresca o in confettura o composta. Di rigore, mele cotogne e fichi.
Formaggi a pasta morbida (Camembert, Brie, Neufchâtel…): abbinamento con frutta fresca o confettura, in particolare mele, pere e cipolle rosse.
Per concludere: vietato sprecare
Per
conservare i formaggi l’ideale in assoluto è il piatto con copertura a campana,
che evita il contatto con l’aria mentre mantiene l’umidità. Non sempre è
possibile, dunque bisogna rivolgersi ad altri metodi: vietato l'alluminio, in generale si può puntare sulla “pellicola”
alimentare, avvolgendo singolarmente le varie porzioni rimaste. In caso di formaggi stagionati, un canovaccio funzionerà egregiamente.
Attenzione!
Seguirà un post con alcuni suggerimenti per comporre i vostri plateaux autunno-inverno
Seguirà un post con alcuni suggerimenti per comporre i vostri plateaux autunno-inverno
Grazie a
Fonti: www.wikipedia.it - www.taccuinistorici.it - www.androuet.com - www.monfromage.com - www.legrandmagasindemaville.fr - www.jefouinetufouines.fr
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