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Anonimo, fine XIX secolo
C’era una
volta un bellissimo orto, dove crescevano cipolle straordinarie. Rare. Cipolle
che addirittura nessuno aveva mai visto, dai mille diversi colori. Nel cuore di
ciascuna di queste cipolle vi era un gioiello (…anche le cipolle hanno un
cuore!). Così alcune contenevano un rubino, altre avevano zaffiri, smeraldi e
ametiste e per ogni pietra preziosa conservata nel proprio cuore, le cipolle
mostravano anche all´esterno il colore ad essa corrispondente. Ci fu il giorno
in cui le altre verdure iniziarono a parlare: “Non può essere che queste
cipolle abbiano simili colori!”. “ Assolutamente no. Non può andare bene ”,
dicevano in tono più forte. “È una
vergogna, avere queste cipolle nel nostro giardino! Sono senza dubbio
cattive!”, intervennero altre verdure. E così le cipolle iniziarono a
vergognarsi e cercarono di coprire i loro colori con diverse tuniche, per
rassomigliare il più possibile alle cipolle ordinarie. Un giorno entrò
nell´orto un vecchio uomo. Quando vide le cipolle, chiese loro perché fossero
così grandi. Le cipolle gli raccontarono della loro sofferenza, ognuna aveva
una propria storia, alcune non riuscivano a ricordare neanche più il colore del
loro cuore. Il vecchio si commosse a sentire le loro storie e fu così che si
originarono le lacrime, al gesto di tagliare una cipolla.
Leggenda
da “Il mondo delle gemme”
Ecco perché tutto il mondo (o quasi) piange affettando una cipolla… che, come ben si sa, purtroppo non cela nel suo cuore una pietra preziosa. Peccato. E però riesce comunque a sorprendere: è ricca di virtù, riconosciute nei secoli dei secoli essendo uno degli ortaggi più antichi fra quelli consumati dall’uomo.
Le sue prime tracce sono state individuate
nel continente asiatico, probabilmente Iran o Afganistan. Ma la terra d’elezione
– se così si può dire – è stata l’Egitto dove godeva di grande reputazione,
talmente grande da essere venerata come una divinità e, come tale,
rappresentata negli affreschi
delle tombe dei faraoni e messa nelle mani dei defunti quale lasciapassare per
un mondo migliore.
In Europa la cipolla arrivò grazie ai greci,
che ne diedero le prime classificazioni: Dioscoride Pedanio, medico, botanico e
farmacista, che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone, riteneva la
varietà bianca più idonea come alimento e quella rossa quale medicinale. Verso
la metà del secolo seguente, Galeno di Pergamo (130 d.C /210 d.C.), i cui studi
e le cui teorie avrebbero dominato la medicina occidentale fino al
Rinascimento, sposava la stessa tesi, ritenendo il colore rosso indice di una
più intensa efficacia curativa.
Alle cipolle era riconosciuta la capacità di stimolare l'apparato digerente, risolvere problemi di ritenzione e migliorare la circolazione.
In epoca Medioevale questi ortaggi erano diventati alimento d’uso comune - e moneta di scambio - seppure un po’ ignorati dalla medicina dell’epoca, mentre durante il Quattrocento e Cinquecento acquisirono grande fama di cibo afrodisiaco. Naturalmente non sono state esenti, nel loro lungo percorso, da simbolismi e superstizioni.
Nell'esegesi biblica la cipolla identificava il dolore prodotto dal peccato (irritava gli occhi) e la falsità (molti strati del suo involucro).
Secondo le credenze popolari, dalla sua buccia si poteva prevedere il clima dei mesi freddi (poche tuniche, inverno mite - più strati, gelo sicuro).
Alle cipolle era riconosciuta la capacità di stimolare l'apparato digerente, risolvere problemi di ritenzione e migliorare la circolazione.
In epoca Medioevale questi ortaggi erano diventati alimento d’uso comune - e moneta di scambio - seppure un po’ ignorati dalla medicina dell’epoca, mentre durante il Quattrocento e Cinquecento acquisirono grande fama di cibo afrodisiaco. Naturalmente non sono state esenti, nel loro lungo percorso, da simbolismi e superstizioni.
Nell'esegesi biblica la cipolla identificava il dolore prodotto dal peccato (irritava gli occhi) e la falsità (molti strati del suo involucro).
Secondo le credenze popolari, dalla sua buccia si poteva prevedere il clima dei mesi freddi (poche tuniche, inverno mite - più strati, gelo sicuro).
E cosa ne pensa la medicina moderna? Alle analisi chimiche e organolettiche,
l’Allium cepa L. – così è stato classificato questo
bulbo – ha grande valore nutritivo: contiene zuccheri, grassi, proteine, sali
minerali, vitamine A, B1, C, PP, B5, flavonoidi e sostanze antibatteriche. Per questa “ricchezza” alla cipolla si
attribuiscono proprietà antisettiche, antiscorbuto, antiglicemiche,
cardiotoniche, depurative, diuretiche; inoltre, è ritenuta idonea a combattere
raffreddore, infiammazioni, calcoli renali, vermi intestinali.
Esistono in Italia molte varietà di cipolle caratterizzate da
forme, colori e sfumature differenti, che corrispondono a differenze
sostanziali di aroma, di sapore, di caratteristiche organolettiche, legate
all'area di provenienza, quindi alle caratteristiche del suolo, e all'epoca
della raccolta: sono almeno 20 le
cultivar considerate “eccellenti”.
Purtroppo le consuetudini della cucina
casalinga e, sovente, delle cuoche/cuochi disattenti, fa sì che al momento
della spesa e dell’uso, una cipolla valga l’altra. Non è così. Perché la
cipolla ha assoluta rilevanza sul risultato finale del piatto.
A questo proposito, una precisazione: lungo
tutto lo Stivale si contano sulla punta delle dita le Regioni che non possono
vantare la coltura di una propria, tipica, varietà di cipolla. Varietà che in
qualche caso ha l’orgoglio di esibire
il “titolo” IGP (Indicazione geografica protetta) o DOP o il prestigioso marchio di
Presidio Slow Food. Questo blog ha dovuto fare una scelta, certamente
arbitraria, che però ha tenuto conto dell’effettiva possibilità di trovare poi
sul mercato la cipolla giusta.
Ecco alcune indicazioni di massima che
possono aiutare nella scelta : “di massima” perché in realtà il mondo delle
cipolle è fatto di tante sfumature per cui il rosso talvolta vira al violetto e
dal violetto al rosa passando per il ramato. Forse solo il bianco è proprio bianco.
Inoltre, alcune nascono per consumo estivo,
altre consentono una lunga conservazione.
Cipolla rossa – sapore
dolce, morbido e delicato, perfetta per un consumo a crudo. Da evitare per le
lunghe cotture e anche per i soffritti.
Cipolla bianca – ideale
per soffritti e cotture prolungate grazie alla quali quella punta di pungente
che la caratterizza e che si
percepisce nettamente a crudo, si “disperde” trasformandosi in aroma e sapore
pregevoli. E’ anche molto adatta per il forno, in particolare per focacce,
schiacciate, torte salate.
Cipolla dorata o ramata – si consuma
soprattutto d’inverno e ha una perfetta e lunga conservabilità. Ideale per
stufati, zuppe, ragù, frittate.
Cipollotti - Si tratta di
cipolle raccolte prematuramente, prima dell’ingrossamento del bulbo. Il gusto è
meno incisivo e perciò si prestano alla preparazione di piatti che richiedono
equilibrio, senza che la nota di cipolla prevalga su altri sapori.
Ricette
Le dosi s’intendono per 4 persone
Le rosse
Cipolla di
Certaldo
Toscana – Eccellenza antica
“Certaldo, come voi forse avete potuto udire, è un Castello di Val
d’Elsa posto nel nostro contado, il quale, quantunque picciol sia, già di
nobiluomini e d’agiati fu abitato. Nel quale, per ciò che buona pastura si
trovava usò un lungo tempo d’andare ogn’anno una volta, a ricogliere le
limosine fatte loro dagli sciocchi, un de’ frati di Santo Antonio, il cui nome
era frate Cipolla, forse non meno per nome che per altra divozione vedutovi
volentieri, con ciò sia cosa che quel terreno produca cipolle famose per tutta
la Toscana”
Giovanni Boccaccio, Decameron (VI, 10),
1349-1351
La carabaccia
Zuppa
di cipolle del ‘500
1 Kg cipolle rosse – 50 g pancetta tesa o salsiccia
1 carota, 1 costa di sedano, basilico
2 manciate di piselli
freschi – 1 manciata di fave spellate
sale - pecorino grattugiato – fette di pane raffermo abbrustolite
Cipolle
affettate sottili, sciacquare e scolare. Tritare la pancetta con carota, sedano
e basilico. In una casseruola alta, con un cucchiaio d’olio extravergine
d’oliva, soffriggere a fiamma bassa il trito di odori e la pancetta , lasciando
che quest’ultima perda tutto il suo grasso, che verrà eliminato prima di
procedere con la preparazione. Una volta sgrassato il soffritto, aggiungere
qualche cucchiaio di olio extra vergine d’oliva e, appena caldo, unire le
cipolle; far insaporire, coprire la casseruola e cuocere sempre a fuoco basso
finché le fettine di cipolle siano trasparenti e tenere. Spruzzare con il vino
bianco, lasciar evaporare, aggiungere i piselli, le fave e il brodo. Portare a bollore e continuare a
cuocere finché piselli e fave siano ben tenere. Aggiustare di sale e infine
unire il pecorino grattugiato. Servire sulle fette di pane abbrustolito.
Anelli di cipolla fritti
2 cipolle – 40
cl latte – 200 g farina 00 – 2 cucchiaini sale – 3 pizzichi pepe bianco e 3
pizzichi pepe di Cayenna – 1.5 l olio di semi di arachide
Sbucciare le
cipolle, tagliarle a grosse rondelle, ricavandone gli anelli che saranno posti
in una ciotola e coperti con i latte. Mescolare delicatamente. In altro
recipiente unire la farina con pepe e peperoncino (cioè il pepe di Cayenna) e
con questa miscela infarinare gli anelli che saranno stati ben sgocciolati.
Muoverli leggermente per eliminare la farina in eccesso. Per quest’operazione
si può anche utilizzare un piccolo scolapasta.
In una padella
per fritti o friggitrice, scaldare l’olio a 180°C e immergervi gli anelli di
cipolla, pochi per volta. Far dorare per circa 3 minuti, girandoli a metà
cottura e lasciare che diventino ben croccanti.
Passare gli
anelli su carta assorbente da cucina e servire molto calde, con una spolverata
di sale, da mettere all’ultimo momento per evitare che il croccante diventi
molle.
Cipolla di Tropea
Calabria – Igp
È la più nota tra le “rosse”. Coltivata tra le province di Vibo
Valentia e Cosenza, fu importata dai Fenici, trovando in quella terra un
microclima ideale. La sua caratteristica principale è la dolcezza che consente
la preparazione di molti piatti. Ideale in insalata, per
confetture da accostare al formaggio. E’ reperibile tutto l'anno.
Baccalà al
forno
in bianco con
patate e cipolla di Tropea
4 pezzi di filettone di baccalà già dissalato – 3 cipolle di
Tropea
6 patate gialle – olio extravergine di oliva
prezzemolo e
rosmarino
sale e peperoncino piccante a piacere
Tritare la cipolla. Sciacquare bene e asciugare con uno strofinaccio il baccalà,
già dissalato.*In una teglia da forno versare l’olio distribuendolo bene su
tutto il fondo e disporre prima le cipolle, poi il baccalà e le patate tagliate
a cubetti; salare con mano leggera e unire rosmarino e peperoncino piccante, se
gradito.
Preriscaldare
il forno a 250°C, infornare per circa un’ora, girando delicatamente il tutto
finché non sarà dorato. A cottura avvenuta, cospargere di prezzemolo tritato e
servire caldo.
*Se il baccalà
fosse acquistato ancora salato,
non scordarsi di metterlo a bagno due giorni prima, cambiando spesso l’acqua o,
se possibile, lasciado scorrere un filo d’acqua nel contenitore.
Confettura di cipolle rosse di Tropea
450 g cipolle – 75 ml aceto balsamico di Modena
1 bicchiere vino
bianco stravecchio o cognac – 350 g zucchero
Sbucciare
e affettare le cipolle molto
sottili, coprirle con l’aceto balsamico, il cognac e metà dello zucchero. Lasciar macerare per almeno due ore.
Passare in una casseruola e mettere su fiamma media e farle appassire.
Aggiungere l’altra metà dello zucchero, portare a ebollizione, mescolando
accuratamente, lasciar cuocere finché la confettura non risulti omogenea. Per controllare il punto di cottura mettere un
cucchiaino di confettura su un piattino e inclinarlo: se non scivola via, è
pronta.
Per
conservarla, preparare dei piccoli vasetti sterilizzati (20 minuti di
bollitura) e perfettamente asciutti, riempirli a tre quarti, chiuderli con i
tappi a vite e capovolgerli. Quando saranno raffreddati, metterli in una pentola, coprirli
interamente con acqua fredda , portare a bollore e quindi lasciar bollire per
20 minuti. Lasciar raffreddare
nell’acqua.
Cipolla di
Acquaviva delle Fonti
Puglia - Presidio Slow Food
“Il suolo è fertilissimo in olio,
grano, anice, comino, mandorle, biade e legumi. Vuolsi notare che fra i
ricolti, onde maggiormente si avvantaggia la classe agricola è quello delle
cipolle, ricercatissime anche da lontane regioni, essendo prodotto speciale di
una parte di questo suolo, che le rende preferibili a quante ne producono altri
terreni..”
“Storia della Chiesa Palatina di Acquaviva delle Fonti dal 1799 al
1875”
È riconoscibile per la tipica forma appiattita: un grosso disco dello
spessore di 2-3 centimetri, larga fino ad una spanna, e con un peso di circa
500 grammi. Colore dal
rosso carminio al violaceo, polpa bianca, raccolta luglio e agosto. È rinomata
per la sua dolcezza.
500 g cipolle rosse di Acquaviva – 50 ml aceto di vino bianco
1 cucchiaio di zucchero di canna – olio extravergine d’oliva
sale q.b.
Affettare le
cipolle a rondelle non troppo sottili.
In una padella scaldare due cucchiai di olio extravergine d’oliva con un
pizzico di sale, quindi unire le cipolle e lasciarle appassire; aggiungere ½
bicchiere di acqua e continuare la cottura a fuoco medio. Quando le rondelle
appariranno morbide e quasi trasparenti, alzare la fiamma, irrorare con l’aceto
e unire lo zucchero di canna. Mescolare delicatamente, e quando l’aceto sarà
evaporato, spadellare finché il tutto non apparirà caramellato. Servire con
crostoni per aperitivo o accostare
a piatti di carne o pesce.
Cipolla di Cavasso e della Val Cosa
Friuli Venezia Giulia – Presidio Slow Food
Nata in terreno ideale per le coltivazioni orticole, è rimasta
“vittima” dello spopolamento che vissuto la Regione a partire dagli anni
Cinquanta, con le migrazioni degli abitanti verso le grandi città del Nord
Italia e l’estero. Quelli che una volta erano orti curati e molto produttivi si
sono trasformati in boscaglia. La tendenza si è invertita negli ultimi anni con
il rientro a casa dei migranti e il recupero dei semi custoditi dai “grandi
vecchi” della zona.
Vellutata di cipolle rosse di Cavasso
1 kg di cipolle – olio extravergine d’oliva –1 l brodo vegetale
formaggio Montasio grattugiato – 1 cucchiaio di fecola di patate sale e
pepe q.b. – crostini
Dopo aver affettate le cipolle, metterle in una
pentola con un filo d’olio e farle appassire dolcemente a fuoco basso per circa
20 minuti, controllando che non si scuriscano. Nel caso si asciugassero troppo,
aggiungere un cucchiaio di acqua. A cottura avvenuta, togliere dal fuoco e
ridurre le cipolle in crema, con un mixer a immersione oppure passarle con il
tradizionale passino. A parte, incorporare in poco brodo vegetale (fresco di
verdure o anche di dado) il cucchiaio di fecola di patate, sciogliendolo con
cura e quindi unire il restante.
Attenzione: il brodo deve essere a temperatura ambiente. Versarlo sulla crema, portare il tutto
ebollizione, a fiamma bassa, e cuocere per circa 15 minuti mescolando
ininterrottamente Quest’operazione evita che la fecola formi dei grumi. Aggiustare di sale. Servire
possibilmente in ciotole mettendo a disposizione pepe e formaggio grattugiato.
Le bianche
Estive, dolci, adatte per essere consumate fresche o, come la
Borettana, sott’aceto.
Cipolla agostana di Chioggia
Veneto
Bianca, tonda,
leggermente a cuore, bianco intenso, brillante. Oltre all’agostana c’è una
produzione a giugno, con una cipolla, gialla, più adatta alla conservazione
invernale.
Quando si cita
Chioggia il pensiero corre subito al pesce. E invece non bisogna scordare la
cipolla che da sempre i pescatori utilizzano per proteggere il pesce raccolto
in abbondanza.
1 kg di sardine pulite – 1
kg di cipolle
farina di frumento 00 – olio
extravergine di oliva
olio di semi di arachide - 1
bicchiere di aceto di vino
sale e pepe
Lavare e
asciugare con cura le sardine (o le acciughe, o…), infarinarle bene ma far
cadere la farina in eccesso scuotendo i pesci in un colapasta. Nella padella
apposita (ottima quella di ferro) friggere in olio di semi di arachide bollente
e stendere il fritto su carta assorbente, salandolo leggermente. A parte, in
una casseruola, far imbiondire le cipolle affettate sottili nell’olio
extravergine di oliva e, una volta
dorate spruzzarle con l’aceto. In una teglia di cotto o di porcellana
stendere uno strato di cipolle quindi uno di pesce e ripetere l’operazione fino
al termine degli ingredienti. Coprire con una pellicola e porre al fresco per
la marinatura che dovrà durare quanto meno un giorno. Ed è proprio questa marinatura che ammorbidirà anche la
lisca del pesce, apprezzata da molti.
Nota: Si dice sardine
ma potrebbero anche essere alici appena pescate o atri pesci e perfino gli scampi che sembrano essere molto
apprezzati e in voga a Venezia. In saor, naturalmente.
Cipolla di Giarratana
Sicilia
– Presidio Slow Food
Nasce nell’altipiano ibleo, in
provincia di Siracusa, è straordinariamente dolce e riconoscibile per le
dimensioni: bulbo dalla forma un po’ schiacciata, tunica bianco-brunastro, pesa
normalmente sui 500 grammi ma può superare i due chilogrammi. La raccolta è in luglio-agosto.
Crostata di
cipolla
1 confezione di
pasta frolla salata – 500 g cipolla di Giarratana 125 g pancetta tesa – 2 uova – 125 ml latte
110 g formaggio
a pasta filante – burro e farina qb per la teglia
Imburrare e
infarinare una teglia da sformato. Rivestirla con la pasta frolla, bucherellandola affinché non si gonfi
durante la cottura.
Affettare 500 g
di cipolla e farla stufare in un tegame con due cucchiai di olio Extravergine
di oliva e un mestolino di acqua calda. Sbollentare per qualche minuto la
pancetta tagliata a dadini. In un recipiente sbattere due uova, amalgamarle con
il latte, il formaggio a pasta filante passato da una grattugia a fori larghi e
la pancetta scottata ma lasciata intiepidire. Aggiustare di sale.
Stendere nella
teglia le cipolle ben sgocciolate e ricoprirle con il composto di uova, latte e
formaggio.
Infornare in
forno preriscaldato a 220°C e lasciar cuocere per circa 45 minuti: la
superficie deve essere dorata.
Cipolle salate
gratinate
2 cipolle di
Giarratana di circa 500 g l’una – pangrattato
pecorino –
capperi sotto sale – semi di finocchietto oppure origano olio extravergine di oliva – sale e
pepe q.b.
Sbucciare le
cipolle, lavarle e asciugarle bene, dividerle in due in orizzontale. In una terrina unire pangrattato,
capperi dissalati e asciugati, origano o finocchietto, olio extravergine di
oliva in quantità sufficiente per “legare” l’impasto, sale e pepe q.b.
Ricoprire con questa panure le
cipolle che saranno state sistemate in una teglia oliata e infornare a forno
preriscaldato a 200°C per circa un’ora.
Questa
preparazione può essere servita sia calda sia fredda come entrée o contorno.
Cipolla borettana
Emilia Romagna
Dal 1400 e per più di cinque
secoli questa cipolla bianca, di dimensioni ridotte, è stata uno dei prodotti
di punta dell’agricoltura di Boretto. Nel 1920 una stagione avversa causata
anche dalla mancata rotazione dei campi dedicati alla coltivazione, ha portato
alla perdita di quasi tutto il raccolto e da allora la coltivazione della
cipolla è stata abbandonata per proseguire a opera di due coltivatori borettesi,
Andemo e Giulio Ferrari, nel comune di Vigatto in provincia di Parma, facendo
diventare la terra parmigiana luogo deputato alla coltivazione della borettana.
Cipolline in agrodolce
300 g di cipolline borettane – 15 g di zucchero di
canna
1/2 bicchiere di aceto balsamico di Modena
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva -15 g di zucchero di canna
2 chiodi di garofano - 1
bicchiere d'acqua
Pepe bianco q.b. -Sale q.b.
Se sono ancora
con la tunica, sbucciare le cipolline, togliere eventuali radici. Lavare e
asciugare. In un tegame, con le cipolline, mettere olio e chiodi di garofano. A
fiamma media far rosolare per qualche minuto quindi aggiungere lo zucchero
di canna, mescolando. Dopo un paio
di minuti versare l’aceto balsamico, l’acqua e un pizzico di pepe bianco; far
cuocere a tegame coperto, per circa 30 minuti. A questo
punto controllare lo“sciroppo”: se fosse ancora troppo liquido riportare il
tegame sul fuoco a fiamma ragionevolmente alta per qualche minuto. Le cipolline
così preparate si servono a temperatura ambiente. Si conservano in frigo per
qualche giorno in contenitore coperto con pellicola.
Le ramate
Cipolla
ramata di Montoro
Campania
Marchio DOP e
Presidio Slow Food
Montoro è comune di confine tra le province di Avellino e Salerno
ed è qui che nasce la pregiatissima cipolla ramata: particolarmente dolce e
profumata, d’intensa aromaticità e sapore inconfondibile. È eccellente sia cruda sia cotta ma dà
il massimo con lunghe cotture grazie alla sua fibra tenace e particolarmente resistente
che non disperde la sua fragranza.
La genovese*
1 kg primo
taglio di annecchia** – 1,250 kg
cipolle ramate
100 g burro – 1
dl olio extravergine di oliva – 75 g sugna
75 g lardo - 100 g salami vari e prosciutto – 2
carote –
1 pezzetto sedano
- 1 mazzetto di odori***
1 cucchiaino di
concentrato di pomodoro si fa risalire - 2,5 dl vino bianco secco
sale e pepe q.b.
Passate dal tritacarne la cipolla, il lardo, le carote, il sedano,
gli odori, il salame e il prosciutto; legate il pezzo di carne e mettete tutto in una casseruola con
l’olio, la sugna, il pomodoro, il sale e il pepe. Coprite e fate cuocere a fuoco bassissimo, rimestando di
tanto in tanto. Quando, dopo un’ora e mezza circa, vedrete che ortaggi e
cipolle son cotti, scoprite il recipiente e alzate il fuoco per far rosolare la
carne e il trito. Quando ciò sarà avvenuto, versate il vino in più riprese e
fatelo ogni volta evaporare, Allungate poi di tanto in tanto la salsa con un
po’ d’acqua finché la carne non sia cotta e il trito ridotto in crema. La salsa
deve essere scura e lucida e piuttosto densa: serve a condire mezzani,
maccheroni di zita o riso. La carne va naturalmente mangiata a parte, ed è
buonissima.
*La “genovese” è un piatto squisitamente napoletano.
Il nome si fa risalire al Seicento quando a Napoli esistevano parecchi trattori
genovesi, ottimi cuochi, che usavano cucinare la carne in quel modo
particolare.
Questa ricetta è stata tratta da un testo fondamentale della
cucina napoletana, scritto da Jeanne Caròla Francesconi e pubblicato in prima edizione nel
1965.
** Il “primo taglio di
annecchia” corrisponde
(linguisticamente) alla “punta dello
scamone di vitellone” . Questo taglio pregiato era usato soprattutto dalle
famiglie facoltose mentre il “popolo” utilizzava parti meno nobili ma non per
questo meno saporite.
*** Mazzetto di odori: difficile darne l’esatta composizione
perché questa è considerata “segreto di famiglia”. Genericamente si può
immaginare la presenza di alloro, salvia, rosmarino, prezzemolo, chiodi di
garofano.
Infine: da notare che l’autrice fa passare per il tritacarne anche
gli odori, compresi cipolle, sedano e
carote. Oggi questo compito è affidato a piccoli o grandi robot da cucina…
Cipolla di Alife
Campania - Presidio Slow Food
Di colore
ramato intenso e forma a fiasco di vino, questa cipolla nasce nella Valle del
Volturno, precisamente ad Alife,
fin dall’epoca della dominazione romana. Ha un sapore dolce e intenso,
polpa croccante e soda, bianca con sfumature violacee. È perfetta per la
conservazione che avviene nelle caratteristiche “nzerte”, realizzate intrecciando le foglie
essiccate delle cipolle (da 12/13 fino a20). Il termine “nzerte” deriva dal
latino I termini sono i seguenti: 'nzerta e 'ngarra'. La 'nzerta, in Napoletano
così come in Italiano, deriva dal Latino “sertum” (ghirlanda, corona) che a sua
volta deriva da serĕre che significa “legare insieme, intrecciare…”.
La cipollata
6 cipolle
alifane – 250 g fagioli cerati alifani* – 1 costa di sedano
olio extravergine di oliva – sale q.b. -
peperoncino a piacere
pane contadino cotto a legna, raffermo e
affettato
Cuocere i
fagioli in abbondante acqua, con una costa di sedano, e salare alla fine.
Mondare 5 cipolle e tagliarle ad anelli, trasferirle in un tegame, salare, cuocere
a fuoco moderato finché sudino senza prendere colore; a fine cottura colare
l’acqua fuoriuscita e mettere a riposare. A parte soffriggere nell’olio
extravergine d’oliva l’altra cipolla mondata e affettata. Alla fine versare il
tutto in un tegame e lasciar sobbollire, aggiustando di sale. Servire il piatto
molto caldo, guarnire con fette di pane e un filo d’olio extra vergine di
oliva.
*Il fagiolo cera o cerato è così chiamato
per l’aspetto lucido che acquista a maturazione. È piccolo, ovale, a pasta bianca
e buccia sottilissima. Sapore tendenzialmente dolce, delicato e persistente. Il
seme è originario del territorio
di Alife.
Cipolla di Cannara
Umbria
Cipolla? Meglio
dire Cipolle, al plurale. Perché Cannara, a due passi da Assisi, ha una produzione,
di eccellenza, che comprende le rosse, le bianche, le dorate. E proprio con queste
ultime proponiamo una
ricetta a base di riso.
Risotto alle
cipolle
400 g cipolle
dorate – 500 g riso Carnaroli o Vialone Nano
100 g pancetta affumicata – 100 g
pomodori pelati
30 g parmigiano grattugiato – 3 filetti
di acciughe sotto sale
1 bicchiere vino bianco secco – brodo
vegetale
olio
extravergine di oliva - burro
1 ciuffetto di
salvia - sale e pepe
Affettare le
cipolle sottili e porne circa tre quarti in un tegame con un cucchiaio di olio
extravergine di oliva, sale, pepe e un po’ d’acqua. Cuocere a fuoco lento per
una decina di minuti, quindi aggiungere le acciughe ben dissalate e diliscate,
la pancetta tagliata a dadini, i pomodori pelati e la salvia. Lasciar
insaporire e aggiungere il vino bianco. Portare a doratura su fuoco medio, in
una mezz’ora.
In una
casseruola far imbiondire in una noce di burro le cipolle messe da parte,
aggiungere il riso, lasciar tostare e portare a cottura aggiungendo poco per
volta il brodo vegetale (anche di dado), ben saporito e bollente.
A cottura
ultimata, mantecare con una noce di burro e il parmigiano grattugiato.
Sistemare il risotto in una forma rotonda per ciambella, leggermente imburrata
(o antiaderente), e lasciar riposare qualche minuto per consentire che si
rapprenda. Rovesciare poi su un piatto da portata, guarnire con una piccola
parte di salsa di cipolle e servire la restante, ben calda, con una salsiera.
Cipolla ramata
rossa di Milano
Queste due varietà sono tra le più utilizzate in casa. Sono
cipolle saporite,
molto resistenti anche all’inverno, flessibili nell’utilizzo. Un
passepartout che dà carattere ai piatti per la stagione fredda.
Piccoli
accorgimenti
1) Con
le cipolle si può piangere. E il
responsabile delle lacrime è un
olio essenziale, composto da metilallina e tiopropionaldeide.
Ma
si può anche tentare di non piangere. A parte le varietà che evidentemente sono
povere di questo olio (tipo Tropea), le altre possono essere neutralizzate con
piccoli accorgimenti. Tralasciando quelli improbabili tipo “tagliare la cipolla
tenendola sotto l’acqua” (!!!) oppure “masticare del pane mentre si affetta”,
c’è l’opzione che prevede di passare la lama del coltello sotto l’acqua calda
più volte durante l’operazione di taglio. Personalmente l’ho provata e ne sono
stata contenta. Non so se per merito della cipolla o perché il metodo funziona
davvero.
2)
La cipolla aperta o tagliata non deve mai stazionare in frigorifero e comunque, se non si può fare
diversamente, è indispensabile metterla in un vasetto di vetro sigillato e non
lasciarla più di qualche ora. Perché, per complesse combinazioni chimiche, può
diventare tossica, se privata delle tuniche e sezionata.
3)
Se non si resiste (e perché mai si dovrebbe resistere..) alla cipolla cruda, si
può renderla più digeribile tamponandola di sale fino e quindi immergendola
nell’acqua per circa tre minuti. Poi sciacquare e asciugare. Quanto all’alito,
si neutralizza tenendo in bocca e masticando un paio di chiodi garofano.
4)
Per quanto riguarda il soffritto con bruciori di stomaco al seguito, prima di
soffriggere nell’olio, far appassire le cipolle con pochissima acqua e vino
bianco o acqua e un poco di dado.
Grazie
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Libri
Jeanne Caròla Francesconi , “La
cucina napoletana”
Grimaldi &
C. Editori
Ristampa integrale della prima edizione (1965)
Napoli, Dicembre XXXVI
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