In un giorno imprecisato della fine di maggio di 750 anni fa, nasceva a Firenze un bimbo che sarebbe stato battezzato con il nome "Durante di Alighiero degli Alighieri": Dante. Dante, il Sommo Poeta, il fustigatore di costumi, il politico, l’ambasciatore. Dante, il padre della lingua italiana. Dante, il mito che resiste nei secoli, in tutto il mondo. Su di lui, sulla sua opera più complessa – la Divina Commedia – sono stati scritti volumi e volumi, nelle principali lingue del mondo. Ogni parola è stata analizzata, valutata, soppesata. Ogni parola conta quanto quella che precede o segue.
“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio,
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio.
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuno di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.”
e ciascuno di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.”
(Rime,
sonetto giovanile, 14 endecasillabi)
Una storia dolce
Anche la Torta Paradiso ha una sua piccola storia e delle leggende. Il filo dei ricordi ci riporta al 1878, a Pavia, dove “regnava” un
pasticciere di vaglio, Enrico Vigoni, cui è attribuita la confezione di questa
torta squisita e aerea. Tanto da
far esclamare a una nobildonna: …. “ma è da Paradiso!”. Ed ecco che questo diventò
il nome della torta.
Quanto alle leggende, eccone una. Intrigante.
Attribuisce a un fratino della Certosa
la confezione di una torta la cui ricetta gli sarebbe stata data da una giovane
sposa incontrata nelle sue peregrinazioni alla ricerca di erbe medicinali.
In una di quelle occasoni, la giovane sposa gli avrebbe offerto una fetta di torta epoi, visto l'entusiasmo, gli avrebbe rivelato anche la ricetta. Ricostruzione forse fantasiosa ma non improbabile perché, com’è noto, la cucina
dei Conventi ha fatto storia. Ovviamente, la torta era … paradisiaca.
Quanto alle leggende, eccone una. Intrigante.
Nella versione originale, la Torta Paradiso non prevedeva il
lievito ma – come si dice – solo “olio di gomito” e grande pazienza per montare
all’infinito (!) burro e zucchero
e uova, al fine di incorporare tutta l’aria possibile, che agirà poi da
lievito.
Oggi è diventata abitudine usare “comunque” il lievito,
ricordando tuttavia che, data la grande quantità di burro necessaria per la
Torta Paradiso, il lievito non può e non deve sostituire una battitura
adeguata, che sempre più si affida a robot da cucina, piccoli e grandi.
L’importante è che ci siano le fruste. E’ anche opportuno tenere presente che
il lievito non deve lasciare retrogusto e, per questo scopo, particolarmente
adatto appare il cremor tartaro, base di molti preparati industriali in
commercio.
Nota: Una precisazione. Della Torta Paradiso questo blog
ha già dato una ricetta. Quella di oggi è un’altra ancora, frutto di ricerche
accurate e…. mediazioni… la ricetta originale resta segreta, di proprietà degli
eredi del pasticciere Vigoni.
Torta Paradiso
Burro 250
g – zucchero a velo 250 g – tuorli uovo 100 g e uova intere sgusciate 150 g –
farina “0” 125 g – fecola patate 125 g
- sale 1 pizzico –limone -
lievito 8/10 g - zucchero
vaniglinato per decorazione
Pre-riscaldare il forno a 180 °C. Togliere il burro
dal frigorifero un’oretta prima dell’utilizzo affinché si ammorbidisca. In un
recipiente adeguato a contenere tutti gli ingredienti, tagliare il burro a
pezzetti e iniziare a lavorarlo con un cucchiaio di legno dopo aver aggiunto la
scorza di limone grattugiata; unire poi, poco per volta, lo zucchero a velo,
sempre lavorando il burro fin quando non si sarà ottenuta una crema spumosa.
Battere con una frusta i rossi d’uovo e iniziare a unirli (un cucchiaio per
volta) alla crema di burro
lavorando il tutto ininterrottamente per consentirne un perfetto assorbimento;
aggiungere le uova intere, sempre battute e sempre a piccole dosi. Infine, la farina, la fecola e il
lievito opportunamente miscelati.
Quest’ultimo passaggio deve essere rapido e con movimentio rotatori dal
bassp verso l’alto, per non disperdere l’aria assorbita dalla massa. massa già
lavorata.
Versare in uno stampo imburrato e infarinato,
infornare per 40/45 minuti.
Sfornare, lasciar raffreddare e cospargere senza
risparmio di zucchero a velo vaniglinato.
Dosi per 8/10 persone, tortiera con diametro 26 cm.
Crema pasticciera
Latte 1 l – amido di mais 80 g - zucchero 200 g - tuorli 200 g
Battere i tuorli con zucchero Maizena e un po’ di
latte freddo. Aggiungere il restante latte preventivamente scaldato. Mettere su
fuoco dolce mescolando senza sosta per evitare la formazione di grumi durante
l’addensamento. Quando è raggiunta la consistenza desiderata, spegnere e
aromatizzare con qualche goccia di estratto di vaniglia Bourbon. Per conservare
questa crema, in attesa di servirla, coprire con una pellicola posata
direttamente sulla crema stessa
Grazie a
I libri: “La scienza della pasticceria” di Dario
Bressanini (Gribaudo, 2014) (www.feltrinellieditore.it/gribaudo)
“Il
ghiottone lombardo”, Carlo Steiner (Bramante Editrice, 1964)