“Nei mari del
Nord,
tra un tuffo e
uno spruzzo
viveva beato
il Pesce
Merluzzo.
Ma un giorno i
Vichinghi
dagli elmi a
stambecco
lo videro
e allora lo
fecero secco.
Strappato a
milioni
dal placido abisso
e all’aria
asciugato:
è lo
stoccafisso.
I Baschi,
che stavano un
poco più in basso,
vedendo i
merluzzi
restaron di
sasso:
e i pesci,
pescati con furia bestiale,
ficcati in
barile
restaron di
sale.
Nel mondo
dilaga
la gran
novità:
che grande
sapore!
Cos’è? Il baccalà!”
Antonio
Parlato dal libro “Sua Maestà il
Baccalà”
Se lo stockfish– lo stoccafisso o pesce-bastone – nasce con i vichinghi
nel più profondo Nord, al baccalà hanno pensato i Baschi che, certamente, stanno più a Sud.
Grandi navigatori anch’essi, i Baschi della Guascogna (Golfo di Biscaglia) erano noti come pescatori di vaglio e le cronache segnalano che già nel XIV secolo essi si spingevano nei mari del Nord alla ricerca di balene. Da documenti dell’epoca risulta che nel 1353 fu sottoscritto un accordo tra re Don Alfonso IV del Portogallo e Edoardo III d’Inghilterra, in virtù del quale era concesso ai portoghesi di pescare lungo le coste inglesi nei successivi 50 anni. D’altra parte è assai probabile che la pesca al Nord fosse abitudine consolidata visto che fin dal X secolo il Portogallo intratteneva rapporti commerciali con gli scandinavi, in particolare per la fornitura di sale.
Caccia alle balene: questo significava individuarle, puntarle e inseguirle fino alla cattura. E, così facendo, un bel giorno qualche baleniera si trovò nei Grand Banks, letteralmente circondata da branchi di merluzzi di proporzioni incredibili. Narrano le cronache che questi pesci potevano essere pescati anche solo immergendo le mani nell’acqua. Irresistibile, ovviamente. E i Baschi – pur non scordando le balene – si convertirono alla pesca dei merluzzi. Pesca sempre talmente copiosa da richiedere tecniche di conservazione che loro, per la verità, già utilizzavano per le balene: sale e barili.
La salagione era una tecnica sconosciuta
ai Vichinghi che subito l’apprezzarono, esportandola in molte parti del mondo
come già facevano con lo stockfish.
I
Vichinghi impararono dai Baschi questo nuovo sistema di conservazione del
merluzzo, e ne estesero l'impiego: oltre che come cibo, sulle loro navi il
baccalà fungeva anche da barometro. Dopo averlo messo sotto sale, lo
appendevano a bordo con delle cime. Quando il baccalà cominciava a gocciolare
voleva dire che era in arrivo una tempesta: la maggiore umidità dell'aria
faceva infatti sciogliere il sale. Oggi i barometri sono senza dubbio più sensibili,
ma altrettanto certamente non sono commestibili come quelli di una volta…
La ripresa iniziò con la separazione del Portogallo dalla Spagna e quindi con la firma, nel 1642, di un Trattato di Pace e Commercio tra lo stesso Portogallo e l’Inghilterra.
Tuttavia
un’altra crisi era alle porte poiché l’Inghilterra impose sul pesce tasse e
prezzi di vendita esorbitanti, decisamente sgraditi al Portogallo che
considerava il bacalhau un alimento popolare. Bisognerà attendere il XIX secolo per ritrovare slancio e
stabilità di pesca.
Il
percorso del baccalà attraverso i secoli – se così si può dire – è stato assai
difficile, molto più di quello dello stoccafisso. Se in mare il bacalhau – il merluzzo artico - è stato indiscusso
protagonista, la sua seconda
mutazione, il “pesce salato, ” ha
fatto invece molta fatica a conquistare posizioni sulle tavole, certamente su
quelle nobili che determinavano le tendenze. Infatti, per le sue
caratteristiche di scarsa deperibilità, abbondanti calorie e prezzo contento,
il baccalà è stato per lungo tempo considerato alimento degli strati sociali
più bassi.
Per
trovare indicazioni di cottura in un “ricettario” portoghese, bisogna arrivare
alla prima metà del Settecento: nella Biblioteca Nazionale di Lisbona sono
custoditi due manoscritti che illustrano in totale cinque ricette.
Il tempo
riparerà a questa mancanza se è vero, come lo è, che in Portogallo oggi si
contino 365 ricette diverse (una per ogni giorno dell’anno e forse più) per la
preparazione di piatti a base di baccalà. Con puntate di grande fama com’ è
accaduto per la ricetta di Gomes de Sà, salita agli onori
della gastronomia diventando piatto nazionale.
Di
fatto, ogni località portoghese ha la propria ricetta originale, che rivendica
come tale. E’ il caso di Viana do
Castelo, dal cui porto andavano e venivano i velieri e dove, da sempre, si secca
il bacalhau.
Ma
prelibatezze cucinate con il baccalà si trovano anche in Italia, specialmente
al Centro-Sud (il Nord ha un debole per lo stoccafisso), in Francia, naturalmente
Spagna e… nel mondo intero.
E prima di cucinarlo…. istruzioni per l’uso
Come scegliere un buon baccalà? Prima regola: leggere sempre
attentamente le etichette, perché l’identificazione attraverso il nome
scientifico è una chiara traccia sull’origine del prodotto. Può accadere
infatti che altri pesci della famiglia dei Gadidae,
cugini del gadus morhua come il brosme, il ling o il pollak, vengano
spacciati per baccalà. No, questi non fanno parte della nostra storia. Seconda
regola: controllare visivamente il baccalà. Il pesce intero – detto la farfalla
quando aperto e sotto sale - deve avere una lunghezza non inferiore ai 40 cm e
uno spessore che, nel punto più alto, è almeno di 3 cm. La pelle deve essere
traslucida, la carne elastica e di colore bianco.avorio. Se troppo bianca può
aver subito trattamenti sbiancanti con la calce, se troppo gialla non essere
stata trattata correttamente.
Il baccalà, se acquistato allo stato salato, prima dell’utilizzo deve essere dissalato con l’ammollo. Quest’operazione richiede normalmente due o tre giorni ciò dipendendo dal “pezzo” scelto. Se si acquista la farfalla intera, si procede così: 1) spazzolare (delicatamente!) da entrambi i lati per togliere il primo e più evidente strato di sale; 2) sciacquare con cura sotto acqua corrente; 3) immergere il baccalà in una capiente bacinella riempita con acqua fresca, che andrà cambiata ameno quattro volte al giorno. Se possibile, lasciar correre un filo d’acqua nella bacinella stessa in modo che il ricambio sia continuo e non ci sia ristagno di sale. 4) Dopo 24 ore è possibile togliere la pelle (si tira dalla testa verso la coda) ma il consiglio è di tenerla perché per alcune ricette è importante sia sotto il profilo del sapore sia dal punto di vista della consistenza che conferisce ai sughi. 5) nel caso la pelle venisse tolta, rimettere in ammollo il baccalà per altre 36 ore. Al termine dell’operazione, il pesce deve risultare morbido, elastico ma ancora intero.
Lo
stesso procedimento si usa in caso di acquisto del pesce in tranci, riducendo a
48 ore la permanenza in acqua, che comunque deve essere cambiata regolarmente.
Va da sé
che la parte migliore è quella del filetto che ha poche lische e praticamente
zero scarto.
Nota
importante:
1) il baccalà dissalato e ammollato può
essere congelato. In
commercio
si trova sia quello già ammollato sia quello congelato;
2) il
baccalà sotto sale quando ammollato in linea di massima aumenta il peso di
circa il 30%. Ciò è da tenere presente nel calcolo delle porzioni.
Ricette
Bacalhau à Gomes de Sà
Oporto,
Portogallo
Questa “dovrebbe” essere la ricetta originale,
secondo testi portoghesi noti per affidabilità.
1 kg
baccalà ammollato - 1 kg patate a pasta soda - 4 cipolle rosate
4
spicchi d’aglio – 4 dl olio extravergine d’oliva – 1 l di latte
100 g
olive nere - 4 uova – prezzemolo – sale qb
Porre il
baccalà in una casseruola, coprire d’acqua fredda senza aggiungere sale,
portare lentamente a bollore e cuocere a fiamma dolcissima (l’acqua deve solo
fremere) per 10-15 minuti, a seconda della parte utilizzata. Scolare, togliere la pelle e diliscare
accuratamente. Ridurre il baccalà a scaglie piuttosto grosse, disporle in una
ciotola o marmitta, coprirle con latte bollente e lasciare riposare per due
ore. Nel frattempo, lavare
accuratamente le patate, cuocerle con la buccia partendo da acqua fredda con un
pizzicone di sale, facendo ben attenzione a che non si aprano nell’acqua. Sbucciarle ancora calde e metterle da
parte, intere. In una teglia o
tegame di coccio, affettare finemente le cipolle a rondelle e stufare
nell’olio, unitamente agli spicchi d’aglio; quando le cipolle iniziano a
prendere colore, aggiungere le patate tagliate a fette di circa 1 cm di
spessore e il baccalà scolato dal latte. Mescolare con grande delicatezza. Irrorare con olio extravergine d’oliva.
Mettere in forno pre-riscaldato a 200°C posizionando la teglia a livello
intermedio. Intanto, rassodare le uova, raffreddarle e affettarle. Lavare,
asciugare e tritare il prezzemolo finissimo.
Quando
la preparazione sarà leggermente dorata toglierla dal forno e decorarla con le
rondelle di uova sode, le olive nere, cospargendo il tutto con il prezzemolo.
Servire molto caldo.
Nota: è
opportuno assaggiare il baccalà in fase di realizzazione della ricetta. L’obiettivo è importante: scoprire se
sia necessario aggiungere del
sale.
Bacalao de Pamplona
Spagna
Le cronache dicono che fosse il piatto preferito di
Ernst Hemingway
500 g
baccalà salato da ammollare – 2 cucchiai olio extravergine di oliva
2 spicchi d’aglio schiacciati – 2
pomodori maturi pelati – 1 cipolla
grande tagliata fine – 1 peperone verde a pezzi - 2 foglie d’alloro – ½ cucchiaino di zucchero - ¼ di cucchiaino di semi di cumino – ½
cucchiaio di origano fresco o ¼ di quello secco – ½ cucchiaio di maggiorana
fresca o ¼ di quella secca – 2 chiodi di garofano - 1 pizzico di pepe nero – ¼ di tazza di vino bianco secco –
150 g polpa di granchio - 100 g di
code di gambero cotte e sgusciate – 250
g di funghi freschi coltivati – 2 cucchiai di salsa chili o Worcester.
Dissalare
e ammollare il baccalà. La sera prima della preparazione del piatto, scolare il baccalà dissalato, tagliarlo
a pezzi di circa 5 cm di lato, porlo in una casseruola con la pelle rivolta
verso il basso, ricoprirlo nuovamente di acqua fredda, lasciandolo tutta la
notte. Il giorno dopo mettere la casseruola sul fuoco, portare l’acqua a
ebollizione e far sobbollire a fuoco medio per 45 minuti. Assaggiare un
pezzettino di pesce per valutarne la salatura: se ancora troppo salato,
sciacquare il baccalà in acqua bollente, altrimenti scolarlo e metterlo da
parte.
Riscaldare
l’olio in una grande casseruola. Aggiungere aglio, pomodori, cipolla, peperoni,
foglie d’alloro, zucchero, semi di cumino, origano, maggiorana, pepe a piacere,
vino e salsa. Far cuocere con il
coperchio, lentamente, per 30 minuti quindi aggiungere il baccalà e continuare
a cuocere, sempre con il coperchio, per altri 20 minuti. Infine unire la polpa
di granchio, i gamberetti e i funghi tagliati a fettine e saltati rapidamente
in un cucchiaio d’olio e cuocere,
sempre con il coperchio, per altri 10 minuti.
Servire
con contorno di fagioli bianchi
lessati.
Baccalà alla fiorentina
1,2
kg filetto di baccalà ammollato –
4/5 patate di media grandezza – 500 g di pomodori maturi o scatola di pelati – 2 spicchi aglio – 1 manciata di farina di frumento
– olio extravergine d’oliva qb – sale, pepe qb
Togliere
le lische e la pelle al baccalà, facendo attenzione a non rompere la carne. Tagliare il pesce a pezzi regolari di circa
5 cm di lato, asciugarli con un canovaccio o carta da cucina idonea e
infarinarli accuratamente ma leggermente (deve restare un velo di farina).
Scaldare un bicchiere di olio in un tegame (meglio se di ferro) e rosolarvi i pezzi di baccalà da
entrambi i lati, fino a doratura.
Nello stesso olio (eventualmente filtrato per togliere residui di
farina) cuocere le patate tagliate a rondelle alte circa 1 cm. Quando saranno
quasi pronte, unirle ai tranci di baccalà in un tegame di coccio unto d’olio,
quindi cospargere il tutto con l’aglio tagliato e i pomodori passati. Salare,
se necessario, e pepare. Cuocere per circa 15 minuti a fuoco moderato e servire
ben caldo.
Note
1) la farina di frumento può essere sostituita da
atra idonea in caso di intolleranza al glutine;
2) Il tegame o casseruola dovrebbe essere di misura
adeguata a contenere i tranci senza affastellamento
Baccalà con peperoni cruschi
Avigliano
(Potenza)
700 g di
baccalà sotto sale – 200 g di peperoni cruschi
2 cucchiai di prezzemolo tritato – 1 testa d’aglio - olio extravergine di oliva
Dopo
aver dissalato il baccalà, immergerlo in una casseruola che contenga abbondante
acqua fredda, porre sul fuoco a fiamma moderata e portare a bollore. Coprire la
casseruola, abbassare il fuoco e continuare la cottura (l’acqua deve solo
fremere) per 8 minuti. Sgocciolare il baccalà, tagliarlo a pezzi di circa 5 cm
per lato, diliscarlo e spelarlo, quindi sfilettare. Porre i filetti in un piatto di portata. Intanto i peperoni
cruschi saranno stati tagliati a fettine o pezzettini, dopo averli privati dei
semi. Sul fuoco mettere un pentolino alto con abbondante olio extravergine di
oliva e aglio, portare a calore idoneo (non punto di fumo), immergere le
fettine di peperone, poche per volta. Quando saranno croccanti, scolarle e
appoggiarle su una carta assorbente cercando di tenerle al caldo. Alla fine di
quest’operazione rimettere i
peperoni nell’olio bollente, eliminare l’aglio e versare il tutto sul baccalà.
Cospargere di prezzemolo tritato fine e servire immediatamente.
Note
1) I peperoni
cruschi sono semplici peperoni rossi dolci raccolti e lasciati ad essiccare al
sole, quindi legati in mucchietti con un filo di cotone doppio. La varietà più
pregiata è prodotta a Senise e vanta il marchio IGP.
2) E’ meglio effettuare la frittura con pochi pezzettini per
volta per poter controllare meglio che diventino croccanti senza annerire: se
bruciassero, diventerebbero amari.
Baccalà alla napoletana
Napoli
800 g
baccalà ammollato – 20 g di capperi sotto sale – 80 g olive nere di Gaeta – una
grande scatola di pomodori pelati o 1 kg di pomodori freschi ben maturi – 20 g
di pinoli – 50 g uvetta sultanina – 1 spicchio d’aglio – olio extravergine di
oliva qb – origano
Preparate
il sugo. In un tegame, meglio se di coccio, versate 4 cucchiai di olio extravergine
d’oliva, e aggiungete lo spicchio d’aglio; quando questo inizia a imbiondire,
toglietelo e aggiungete i pelati
tagliuzzati o i pomodori freschi cui avrete tolto la pelle e i semi; fate
cuocere a fuoco dolce per una decina di minuti; aggiungere i pinoli, i capperi
dissalati in acqua, le olive di Gaeta sciacquate dalla salamoia e snocciolate,
l’uvetta sultanina che avrete
ammorbidito in acqua. Salate (moderatamente) e pepate. Intanto spellare e
togliere le lische al baccalà;
tagliarlo a tranci e accomodarli in una teglia; coprire il tutto con il sugo
preparato. Irrorare con un filo d’olio e completare con una spolverata di origano. Infornare in forno
pre-riscaldato a 180°C per 45.50 minuti.
Note
1) Questa è
una delle molte versioni di baccalà alla napoletana. In alcune, ad esempio non
si trova traccia di pinoli e uvetta.
2) A
proposito di pinoli, acquistate solo quelli italiani: costano più degli altri
ma non riservano sorprese. Ora circolano in Italia molti pinoli provenienti
dall’estero e, in particolare, dalla Cina. Meglio evitare per non rovinare la
preparazione.
Acras de morue
Antille
francesi
600 g di baccalà ammollato – 2 cipolle – 1 cucchiaio di erba cipollina tagliata a pezzi piccoli piccoli – 1 cucchiaino da caffè di peperoncino antillese macinato – 250 g di farina – 1 cucchiaino da caffè di lievito chimico
40 cl di latte – 2 uova –
1 dl di olio di semi di arachide – sale e pepe qb
Sciacquare il baccalà dissalato, metterlo in una
casseruola con abbondante acqua fredda, portarlo lentamente a ebollizione; dal
momento del bollore cuocere per 15 minuti
a fiamma molto bassa tanto che l’acqua deve solo fremere. Terminato il
tempo, scolare, eliminare la pelle e le lische poi ridurre il pesce quasi in
poltiglia lavorando con una forchetta. Aggiungere le cipolle pelate e affettate
finemente, l’erba cipollina, il peperoncino. Mescolate accuratamente.
Setacciate farina e lievito in altro recipiente;
rompere le uova al centro, mescolare e incorporare poco a poco il latte. Salare
e pepare. Scaldare l’olio per la frittura in una padella di ferro a bordi alti
e far scivolare nell’olio bollente delle cucchiaiate di impasto. Lasciar
friggere per 3-4 minuti fin quando i bigné non appariranno ben dorati. Scolare
e asciugare su carta assorbente. Servire le acras
ben calde.
Grazie alle Fonti
www.wikipedia.it - www.alimentipedia.it - www.baccala.it - www.lusomondo-italia.it - www.tagliapietrasrl.com - www.noinonni.it
- www.aptbasilicata.it - http://dacozinha.net
e per i libri
Antonio Parlato, “Sua Maestà il
Baccalà”, (Ed. Colonnese, 2007)
Graig Boreth, “A tavola con Hemingway”, (Lit Edizioni srl, 2013)
“Ricette di Osterie d’Italia” (Slow Food Editore, 2001)
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