Venerdì 20 marzo, eclissi solare. Venerdì 20 marzo, equinozio
di primavera. Venerdì 20 marzo, fine della notte polare.
Eclissi & equinozio: è dal 20 marzo del 1662, quindi 353
anni fa, che non si verifica un eclissi totale di sole in tale data. In Italia,
come in gran parte dell’Europa, la copertura (purtroppo) non sarà completa ma
si attesterà attorno al 70%.
E la fine della notte polare? Anche qui una singolare coincidenza:
venerdì il sole torna a illuminare il Polo Nord e resterà in quel cielo per i
prossimi sei mesi. Ma - ecco l’evento rarissimo - poche ore dopo essere
apparso, verrà oscurato dalla Luna. Dicono gli scienziati che ciò capita ogni
500mila anni.
Magia. Curiosità. Entusiasmo. Paura. Intorno a eventi che l’uomo non può controllare e che spezzano i ritmi quotidiani come l’alternarsi della luce e del buio, i fenomeni naturali nei tempi passati, in ogni parte del globo, erano letti come presagi di catastrofi. ll terzo millennio non ha cancellato tutte le ansie.
E infatti la fantasia popolare vedeva nei cieli draghi voraci (Cina), rane giganti (Vietnam), lupi affamati (Paesi Scandinavi), tutti ad inseguire il sole per divorarlo. Invece, per il Giappone, il timore prendeva la forma di un veleno che sarebbe caduto dal cielo nero dentro ai pozzi; e per questo i pozzi stessi dovevano essere coperti e protetti.
Ma, del fenomeno celeste, esiste anche il filone non catastrofico. Anzi, romantico. Ad esempio, la leggenda polinesiana. Secondo questa, l’eclissi è un incontro amoroso fra il Dio del sole La’a e la dea luna, Marama. Incontro un po’ complicato perché La’a, infuocato d’amore per Marama, se le si avvicinasse troppo, rischierebbe di bruciarla; perciò i due amanti sono costretti a vivere lontani e possono vedersi solo poche volte nel corso dei secoli, ed è nel momento del loro incontro che nasce l’eclissi.
Invece, presso certe tribù eschimesi e artiche, ancora oggi
si crede che le eclissi siano un segno della benevolenza divina: il sole e la
luna lascerebbero temporaneamente il loro posto in cielo per controllare che
sulla terra tutto vada bene.
Una delle storie più
affascinanti appartiene alla mitologia induista. Il demone Rahu si travestì da
dio per poter rubare un sorso di un elisir che gli avrebbe dato l'immortalità.
Ma il sole e la luna lo videro e avvisarono il dio Vishnu, che tagliò la testa
al demone un attimo prima che l'elisir gli passasse nella gola. Da allora, solo
la testa di Rahu è diventata immortale, e continua a inseguire il sole e la
luna nel cielo per vendicarsi. Ogni tanto li raggiunge e li divora, ed è allora
che avviene l'eclissi. Ma siccome Rahu non ha la gola, il sole e la luna
ricadono giù dal fondo della testa. E tornano al loro posto.
Infine, l’Italia.
E’ credenza popolare che i fiori piantati durante un'eclissi solare
siano più luminosi e più colorati di qualunque altro sia stato messo in terra
in un momento “normale”.
E il cibo? Ahi ahi.
In alcune regioni dell’India non si mangia durante un eclissi solare e si getta
qualunque "piatto" già preparato perché sarà velenoso e impuro. D'altra parte, il rifiuto del cibo è in uso anche
presso i Navajo perché, secondo questo popolo, chi mangia o beve durante
l’eclissi non è più in equilibrio con l’universo.
Non si mangia durante ma..subito dopo nulla lo vieta. E allora, ecco la proposta
Non si mangia durante ma..subito dopo nulla lo vieta. E allora, ecco la proposta
Ricetta con antidoto per i catastrofisti
Viatico: peperoncino rosso
Torta al cioccolato con peperoncino d’Espelette
Dolce tipico dell’Aquitania, con la supervisione
di Paul Bocuse
300g cioccolato nero (fondente) –
300 g burro – 250 zucchero bianco
o di canna – 7 uova – 1 mandarino – una presa di peperoncino d’Espelette in
polvere – ½ cucchiaino da caffè di cannella in polvere –1 cucchiaio di
Armagnac (per 6-8 persone)
Portare tutti gli ingredienti a
temperatura ambiente – Pre-riscaldare il forno a 180°C - Spezzare il cioccolato in quadratini,
dividere il burro a pezzetti,
mettere entrambi in un pentolino. Far fondere a fuoco dolce, mescolando
accuratamente fino ad avere una miscela liscia e omogenea.
In una ciotola di dimenzioni
adeguate rompere le uova, separando i tuorli dagli albumi. Montare i rossi con
lo zucchero fino ad ottenere una mousse chiara e ben gonfia. Aggiungere questa
alla miscela cioccolato-burro. Mescolare bene. Aggiungere il succo del
mandarino e una scozetta privata di qualunque filamento bianco. Montare i
bianchi a neve ferma e compatta. Aggiungerli a cucchiaiate all’impasto mescolando
delicatamente con movimento dal basso verso l’alto (e non in tondo).
Aromatizzare con la cannella il peperoncino e l’Armagnac.
Infornare per 45 minuti,
controllando la cottura superati i 30 minuti. Attenzione a non cuocere troppo:
la torta deve avere il cuore morbido.
Nota: Quello di Espelette è un peperoncino
pregiato, lievemente piccante, dal sapore morbido, molto aromatico. Non
aggredisce il palato, anzi. Coltivato nella regione d’Aquitania, è uno degli
emblemi dei Paesi baschi. Il comune di Espelette, infatti, fa parte della provincia del Labourd,
a 10 km dalla frontiera spagnola.
Il peperoncino di Espelette si fregia dei marchi AOC e AOP.
Ricetta solare per chi vive positivo
Viatico: limone
Frutto sacro nei Paesi arabi, il limone è albero della vita, simbolo del calore e del sole.
E tiene lontani i demoni.
Torta al limone
(con o senza meringa)
Per la
pasta di base - 90 g burro – 60 g zucchero a velo – 1 uovo – 210 g farina – 1 pizzico di sale – 30 g di
mandorle in polvere – 1 bianco d’uovo
Per la crema
al limone – 60 g burro fuso – il succo di 2 limoni (circa 10 cl) – la buccia di
1 limone – 2 uova – 90 g zucchero a velo – 10 g Maizena
Per la
meringa – 2 bianchi d’uovo (70 g circa, senza guscio) – 60 g zucchero semolato
– 60 g zucchero a velo
Preparare
la pasta frolla. In una marmitta o contenitore idoneo, mescolare il burro con
lo zucchero a velo. Aggiungere la polvere di mandorle e mescolare. Incorporare
l’uovo. Unire la farina setacciata e il pizzico di sale. Impastare rapidamente,
formare una palla e avvolgerla in pellicola alimentare. Lasciarla riposare due
ore nel frigorifero.
Trascorso
questo tempo, preriscaldare il
forno a 180°C e riprendere in mano l’impasto. Sul piano di lavoro infarinato,
stendere la pasta con il mattarello.
Facendo attenzione a non rompere la sfoglia, posarla in una tortiera
imburrata e infarinata. Togliere l’eccedente passando più volte il mattarello
sui bordi della tortiera. Bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta ,
ricoprire con carta da forno e posarvi sopra dei fagioli secchi. Infornare per
una decina di minuti, togliere la tortiera dal forno, spennellare la pasta con
bianco d’uovo leggermente batturo
e rimettere in forno per due o tre minuti. Togliere quindi dal forno e lasciar
raffreddare.
Per la
crema, in una marmitta unire burro fuso, succo di limone, buccia,m uova,
zucchero a velo e Maizena. Battere cun una frusta in modo da amalgamare
perfettamente tutti gli ingredienti quindi avviare la cottura a bagno-maria. Su
fiamma moderata, con una frusta mescolare senza interruzione fin quando sarà
raggiunta la consistenza di una crema pasticcera.
Lasciar
intiepidire e poi versare la crema al limone sulla pasta frolla. Lisciare e
lasciar riposare al fresco.
Per la
meringa. In una ciotola o bicchiere alto battere i bianchi d’uovo con una
frusta oppure con un piccolo robot. Quando questi iniziano a gonfiarsi,
aggiungere poco per volta lo
zucchero semolato, non interrompendo la battitura. Quando i bianchi avranno la
consistenza cosiddetta a neve ferma, aggiungete lo zucchero a velo e incorpora
telo molto delicatamente. Stendete
la meringa sulla torta e, con il dorso di un cucchiaio, formate delle piccole
onde. Infine passate rapidamente
la pistola a fiamma (specifica per le crèmes brûlées) sulla superficie della
torta per dare una leggera colorazione bruna. In mancanza della pistola, passate
rapidamente (molto rapidamente…) la torta sotto il grill bollente del forno.
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