“Ed ecco
intanto scoprirsi da trenta o quaranta mulini da vento, che si trovavano in
quella campagna; e tosto che don Chisciotte li vide, disse al suo scudiere: «La
fortuna va guidando le cose nostre meglio che noi non oseremmo desiderare. Vedi
là, amico Sancio, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati
giganti? Io penso di azzuffarmi con essi, e levandoli di vita cominciare ad
arricchirmi colle loro spoglie; perciocché questa è guerra onorata, ed è un
servire Iddio il togliere dalla faccia della terra sì trista semente. — Dove,
sono i giganti? disse Sancio Pancia. — Quelli che vedi laggiù, rispose il
padrone, con quelle braccia sì lunghe, che taluno d'essi le ha come di due
leghe. — Guardi bene la signoria vostra, soggiunse Sancio, che quelli che colà
si discoprono non sono altrimenti giganti, ma mulini da vento, e quelle che le
paiono braccia sono le pale delle ruote, che percosse dal vento, fanno girare
la macina del mulino. — Ben si conosce, disse don Chisciotte, che non sei
pratico di avventure; quelli sono giganti, e se ne temi, fatti in disparte e
mettiti in orazione mentre io vado ad entrar con essi in fiera e disugual
tenzone.»
Miguel de Cervantes Saavedra, Don
Chisciotte della Mancia
Talvolta, in cucina, anch’io mi sento un po’ Don
Chisciotte, specialmente quando voglio fare torte o dolci o dolcetti e
biscotti. Affronto il compito come dovessi affrontare dei draghi…E invece... Perché se la frolla va in briciole, la torta
Paradiso lievita poco, i biscotti sembrano di calce, i Muffin sono gommosi come
un chewing-gum, gli gnocchi non stanno assieme, ebbene la débâcle può non dipendere tanto da una (eventualmente)
scarsa manualità quanto, piuttosto, da una scelta non corretta della farina.
Quando si usa il termine “farina”, per convenzione ci si
riferisce al prodotto del grano tenero; lo sfarinato di grano duro, infatti, è comunemente
indicato come “semola”. Le differenze tra i due tipi di frumento riguardano il
contenuto di amido e la qualità e quantità del glutine: in breve, il grano
tenero è adatto per pane e dolci, il grano duro per la produzione di pasta.
Normalmente sulle confezioni destinate al consumo
domestico, l’ indicazione-guida è rappresentata da numeri: “Farina 0”, “Farina
00”, più raramente “farina 000” (per alta pasticceria) e poi “Farina tipo 1”,
Farina tipo 2” “3”… Inoltre, “Manitoba” e “integrale”. La semola di
grano duro rappresenta un capitolo a parte.
Questi numeri (“0”, “00”, ecc. ecc.) indicano il grado di
raffinazione della farina (contenuto in ceneri, cioè residui della parte
esterna del chicco). Infatti, il grano, per diventare farina, dev’ essere
macinato: la cariosside (ovvero la parte più esterna del chicco) viene frantumata per ricavarne il
“cuore” che, appunto, andrà a costituire il prodotto finito. Questo
procedimento avviene attraverso più passaggi, inframmezzati da una setacciatura
- l’ “abburattamento” - che
elimina di volta in volta i residui della lavorazione, determinando la purezza del prodotto finale.
- La farina tipo 00 ha subito un abburattamento del 50%: rappresenta la farina più raffinata, ricavata dal cuore del chicco e per questo più ricca in zuccheri e proteine.
- La farina tipo 0 ha subito un abburattamento del 72% e contiene dunque una maggiore quantità di prodotto proveniente dalla parte più esterna del chicco.
- Le farine tipo 1 e 2 hanno un grado di abburattamento rispettivamente dell'80% e dell'85%.
- La farina integrale non è stata setacciata ma ha semplicemente subito il primo processo di macinazione e contiene pertanto tutte le parti più esterne del chicco, quali la crusca.
Questa classificazione (richiesta dalla legislazione
italiana) non è però sufficiente a definire il comportamento di una farina
nella lavorazione. Per tale fine la tecnica molitoria nel tempo ha introdotto altri parametri, di cui fondamentale è la “forza”, definita con la lettera “W” e determinata con
apposita apparecchiatura, l’alveografo Chopin.
La forza della farina è la capacità di assorbire l'acqua durante l'impasto e mantenere l'anidrida carbonica durante la lievitazione: la farina forte assorbe un'elevata percentuale d'acqua.
La forza della farina dipende soprattutto dalla qualità e quantità del glutine, cioè l'associazione di gliadine e glutenina che nasce a contatto dell'acqua. Più alto è il contenuto proteico - cioè di glutine - nella farina, più elevato sarà il valore
I valori del fattore W
Fino a 170 W (farine deboli)
Farine
per biscotti, cialde, grissini, piccola pasticceria. Assorbono circa il 50% del
loro peso in acqua.
Farine
per impasti lievitati che necessitano di una media quantità di acqua (o altri liquidi)
come pane francese, all’olio o alcuni tipi di pizza. Assorbono dal 55%-65% del
loro peso in acqua e sono quelle più usate comunemente in pizzeria.
Da 280 ai 350 W (farine forti)
Farine
per impasti lievitati che necessitano di una elevata quantità di acqua (o altri
liquidi) come babà, brioches, pasticceria lievitata naturalmente e pizza.
Assorbono circa il 65% 75% del loro peso in acqua.
Farine
prodotte con grani speciali, soprattutto Americani, Canadesi (come la Manitoba) usate per rinforzare le farine più
deboli o per produrre pani particolari. Assorbono fino al 90% del loro peso in
acqua.
Esiste, però, un problema per chi deve fare, delle farine,
un uso domestico: sulle confezioni, infatti, non compare mai l’indicatore della
Forza. Il fattore “W” è totalmente ignorato. E così la scelta della cuoca di
casa è limitata. E’ pur vero che oggi le confezioni di farina sovente
evidenziano la destinazione finale (pizza, torte, pane…) ma è altrettanto vero
che la definizione generica non sempre soddisfa le singole esigenze. Un
indicatore, parzialmente sostitutivo del fattore W, è rappresentato dalla
quantità di proteine contenute in una determinata farina. E per proteine
s’intende soprattutto il glutine. Ecco allora che, individuando il valore
proteico si può decidere con cognizione sul prodotto da scegliere. Con un’
ulteriore precisazione: le farine deboli, con basso livello proteico e alto
livello di amidi, sono adatte ai lieviti chimici e producono paste molto
soffici, quelle forti sono destinate a lievitazioni lunghe per impasti consistenti (sostanzialmente panificazione).
Breve riassunto
Biscotti, pasta frolla e dolci friabili- besciamella e
legante per salse
Farina 00– W fino a 170 – proteine % 9%
Farina tipo 00 - W 180/200 – proteine % min. 11%
Farina 00 – W 280/290 – proteine % min. 12%
Ideale per lievitazioni intorno alle 6/7 ore
Farine speciali
Ideale per panettone, pandoro, brioches, babà, pizze alte, focacce e pane fatto in casa con l’apposita macchina.
NB – Gli esperti sostengono che è molto difficile trovare,
nelle piccole confezioni, la farina Manitoba che abbia le caratteristiche qui
indicate. Sostengono, inoltre, che nelle confezioni da 1 kg la forza W come
massimo supererà il livello 200.
E ora, al lavoro
..un po’ di storia……
A San Giuseppe, che si festeggia solo due giorni dopo (19 marzo), la fanno da protagoniste le discendenti di quelle storiche frittelle: le zeppole di S.Giuseppe.
Nella sua versione attuale, la zeppola di S.Giuseppe nasce come dolce conventuale: secondo alcuni nel convento di S.Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia. Ma c’è anche chi ne attribuisce “l’invenzione” alle monache della Croce di Lucca, o a quelle dello Splendore.
La prima zeppola di San Giuseppe che sia stata messa su carta risale comunque al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino (vedi post precedente).
Il 19 marzo si è sempre festeggiato inoltre la fine dell’inverno (la primavera è ormai nell’aria): durante i cosiddetti “riti di purificazione agraria” vengono accesi in molti paesi del meridione dei grandi falò, e preparate grosse quantità di frittelle.”
La ricetta
Per 6/8 persone
Per la pasta: 6 uova - 300 g farina – 50 g burro – ½ lt acqua –
zucchero a velo
Per la crema pasticciera: 50 cl latte – 2 uova – 100 g zucchero –
80 g farina - 1 limone
Per la guarnizione: confettura di amarene o amarene sciroppate
La pasta
1 - Versare in una pentola l'acqua con il burro e
il pizzico di sale, accendere il fuoco a fiamma media e quando l'acqua comincerà
a fare le prime bollicine, ma non a bollire, versarvi la farina setacciata
tutta insieme e mescolare energicamente per 10 minuti con la frusta fino a
quando il composto non si staccherà dai bordi della pentola.
2 - Spegnere il fuoco e
aggiungere le 6 uova, uno alla volta sempre girando con forza ed eventualmente
con una frusta elettrica finchè si sarà amalgamato tutto il composto. Lasciar
riposare per 20-25 minuti.
La crema pasticciera
1 - Lavorare in un
recipiente lo zucchero con i tuorli di 2 uova fino a ottenere un composto
bianco e spumoso. Aggiungere la farina setacciandola con un colino per non
formare grumi, il latte e due pezzetti di buccia di limone.
2 - Porre il recipiente su fuoco a fiamma media e addensare la crema
senza far bollire, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Togliere
le bucce di limone e lasciar raffreddare. Porre un foglio di pellicola a contatto della superficie della crema per evitare la formazione della pellicina.
La frittura delle zeppole
1- Riempire di olio
per friggere una casseruola dai bordi alti, in quanto le zeppole devono esservi
immerse completamente, altrimenti non si gonfiano. Mettere la
casseruola sul fuoco a fiamma media.
2 - Riempire di pasta
una siringa da pasticciere, beccuccio largo, e premere il composto in un
piattino da caffè unto di olio, dandogli la forma di una ciambella.
3 - Lasciar scivolare
una zeppola alla volta nell'olio ben caldo, ma non fumante, e cuocerla fino a
quando si gonfierà. Alzare leggermente la fiamma per farla colorire, toglierla
senza perforarla e appoggiarla su una carta assorbente.
4 - Procedere alla
cottura di un'altra zeppola e assicurarsi ogni volta che l'olio non sia troppo
bollente.
5 - Quando le zeppole si saranno raffreddate,
cospargerle di zucchero a velo, porre nel mezzo poca crema e mezzo cucchiaino
di confettura di amarene o di amarene sciroppate e servire.Le zeppole classiche
Per 6 persone
2 bicchieri di farina - 2 bicchieri di acqua - olio per friggere - 2 bicchierini di cognac, marsala o vino
bianco - sale - zucchero
Mettere due bicchieri d'acqua e il cognac in un pentolino e
portarlo a bollore. Misurare con lo stesso bicchiere la medesima quantità di
farina e buttarla nell'acqua quando bolle. Girare energicamente per evitare che
si formino grumi e lasciar cuocere sino a quando la pasta si staccherà dal
tondo del pentolino. Ungere d'olio il piano lavoro e rovesciarci sopra il
composto. Lavorare la pasta pestandola un poco e piegandola su se stessa per
parecchie volte sul tipo della sfoglia. Fare poi un rotolino poco più grosso di
un dito e tagliarlo ogni quindici centimetri circa. Congiungere le due
estremità così da ottenere delle ciambelline ovali e metterle a friggere in
olio bollente sino a che non si saranno dorate. Cospargere di zucchero le
zeppole prima di servire.
Fonti:
Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino editore - Roma, 1888
www.wikipedia.it - www.zepola.it - www.rosignolimolini.it - www.molinoquaglia.com - www.scaturchio.it - info@molinobertolo.it- www.pasticceriaolmea.it
Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes Saavedra
Edoardo Perino editore - Roma, 1888
www.wikipedia.it - www.zepola.it - www.rosignolimolini.it - www.molinoquaglia.com - www.scaturchio.it - info@molinobertolo.it- www.pasticceriaolmea.it