Cosa hanno in comune gli spaghetti alla gricia, i filetti di
salmone marinati con la vodka e la torta cioccolato e pere?
Il pepe è la spezia più
diffusa al mondo. Ma, proprio perché “usuale”, c’è la tendenza generalizzata a
comperare senza scegliere, allungando la mano su uno dei tanti espositori del
supermercato o, in Paese esotico, lasciandosi convincere dal bianco sorriso di un venditore locale. E
sovente si punta sul mix, tanto per non fare torto ad alcun colore: è un
peccato perché il pepe è magico per insaporire i piatti più diversi. Ma ogni
colore o varietà ha una destinazione precisa. Allora cerchiamo di conoscerlo
meglio.
Il pepe “vero” è il Piper nigrum che si declina in
nero, bianco, verde e rosso
Il pepe nero è considerato il più forte fra tutte le
varietà, certamente è il più aromatico. Molto apprezzato è il pepe nero
Sarrawak, originario di Giava, “potente”, con note decisamente resinose. E
grande pepe è pure quello prodotto in India nello Stato del Kerala e noto come Tellicherry Garbled Extra
Bold.
Il pepe nero dà il meglio se macinato all’ultimo
minuto per esaltare il sapore di carni bianche e rosse, formaggi freschi,
pomodori verdi, frutti vari in insalata o cotti.
Pepe bianco – Colto a maturazione, è sottoposto a un
procedimento di lavaggio in acque fresche e spazzolato per ottenere una bacca liscia e bianca. E’
importante controllarne la provenienza perché alcuni produttori poco scrupolosi
aggiungono enzimi all’acqua per accelerare la lavorazione.
Varietà e provenienze consigliate: Muntoq (isola di Bangka, mare di
Giava), Sarawak (simile al Muntoq, prodotto nella regione di Sarawak, Isola del
Borneo (Malesia), Malabar (Kerala, India Meridionale), Punja (Cameroun).
Il pepe bianco è più delicato del pepe nero ma anche
meno aromatico e perciò dà il meglio se utilizzato in cottura per minestre,
salse chiare, per preparare il
pepe mignonnette (cioè frantumato e non macinato) da usare con le bistecche in padella o alla griglia.
Pepe verde – Le bacche sono colte prima della
maturazione e conservate in salamoia o aceto oppure liofilizzate, metodo questo
che ne conserva intatto l’aroma. “Inventato” da Paul Corcellet, grande mercante
di spezie parigino del dopo-guerra, il pepe verde conobbe uno strepitoso
successo con l’avvento della nouvelle cuisine.
E’ poco piccante, molto più fresco dei “fratelli”,
accompagna perfettamente anatra (o altri volatili) e frutti di mare.
Pepe rosso – Bacche arrivate a maturazione ed essiccate
all’aria o liofilizzate. E’ simile al pepe bianco ma evidenzia note leggermente
resinose e sentore di limone. Viene sovente confuso con il pepe rosa e questo non ne facilita la diffusione.
E’ molto gradevole nelle insalate e sul pesce.
Gli speciali
Pepe lungo (piper longum o officina rum), originario del Ghana, vanta aromi unici: fioriti, poco piccanti, caldi con sentore di legno e un retrogusto di noce moscata e liquirizia. E’ il pepe ideale per esaltare i sapori della frutta sia fredda sia calda. In Africa è usato anche per aromatizzare il caffè.
Pepe a coda o cubebe, forse il primo conosciuto in Occidente: originario dell’India, sembra che abbia preceduto il pepe nero nel bacino mediterraneo. Molto utilizzato nella cucina del Medio-Oriente e in quella magrebina, entra nella composizione di svariati mix.Appartiene alla famiglia delle Piperaceae, cresce spontaneo ed è coltivato nelle isole di Giava, Sumatra e nell'arcipelago malese, oltre che nelle Antille e in alcune parti dell'Africa. E' eccellente macerato nell’olio e per i piatti agro-dolci.
Pepe della Tasmania (Australia) – E’ un pepe raro, prodotto da un arbusto che cresce in montagna, nell’Australia Sud-orientale. Ha un profumo molto floreale, di rosa selvatica. Inizialmente evidenzia un gusto fresco simile a quello dei frutti di bosco che diventa poi piccante e persistente. Gradevolissimo con formaggi, stufati e salse che si colorano di rosso intenso.
Il pepe-non-pepe
Bacche rosa dette anche pepe d’America o del Brasile
- Questo falso pepe fa meraviglie
sui piatti di sapore con fondo dolce, dal pâté alle castagne, alla zucca, alla patata.
Grani del Paradiso o pepe di Guinea – Per lungo tempo
usata come sostituto del pepe vero, questa bacca è originaria dell’Africa
occidentale e appartiene alla famiglia dello zenzero. Ha un sapore piccante ma
aromi discreti- E’ stata molto utilizzata nella cucina medievale.
Pepe della Giamaica - E’ il frutto di un albero della famiglia del mirto e nasce
solo nei Caraibi. Le bacche, della dimensione di un pisello o poco meno, sono
molto aromatiche: profumo di cannella, di noce moscata, di garofano… non a caso
gli inglesi hanno battezzato questo pepe con il nome di “all spices”. Molto
gradevole per salse o marinate, è straordinario con insalate, arancia, pollame,
stufati.
Pepe di Sichuan – Famiglia dell’acacia, poco piccante,
sapore netto di anice e limone. Delizioso
con i frutti rossi, è
ottimo con i pesci e, in generale con piatti dal sapore dolce.
Pepe di Cayenna – E’ un pimento, polverizzato. Ha
sapore bruciante ma, utilizzato con parsimonia, dà vigore a molti piatti
altrimenti anonimi: farce, salse, ragù di verdure.
Le ricette
Spaghetti (non sottili) gr. 400 - guanciale di Amatrice gr 250 – pecorino
di Amatrice 150 gr
pepe nero macinato 1 pugno - strutto 1 cucchiaio - sale qb
pepe nero macinato 1 pugno - strutto 1 cucchiaio - sale qb
Affettare il guanciale a striscioline lunghe e tutte
dello stesso spessore. In una padella di ferro sciogliere a fuoco vivo un
cucchiaio di strutto, distribuendolo bene su tutto il fondo. Unire il guanciale
– con i ¾ del pepe nero macinato - e far
rosolare per un paio di minuti fino a doratura. Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua bollente e salata,
scolarli ben al dente e versarli (non troppo asciutti) nella padella di ferro, saltandoli accuratamente. Aggiungere
il pecorino grattugiato e il restante pepe nero.
Piccoli consigli utili: La preparazione è semplice ma da
curare con grande attenzione, a partire dagli ingredienti. Il sito “ufficiale”
della pasta alla gricia (o amatriciana bianca), dice chiaramente: 1) Il guanciale
deve essere guanciale (di Amatrice) e non genericamente lardo o pancetta. La parte della guancia è infatti la più pregiata perché morbida e con un giusto mix tra grasso e magro. Deve essere affettato a striscioline e non a dadini perché quest'ultimo taglio rende secche le parti magre. 2) Usare solo pecorino di Amatrice, di
sapore delicato, non salato e leggermente piccantino (quello romano è forte e salato). 3) Il grasso di cottura deve essere strutto il cue morbido e delicato mentre l'olio, per via dell’acidità, altererebbe il sapore della preparazione; 4)
controllare attentamente la rosolatura: il guanciale non deve apparire né
lessato né bruciato; 5) la padella di ferro è di rigore.
Filetti di salmone 800 gr – vodka 2 bicchierini – pepe
verde in grani 1 cucchiaino - pepe rosa in grani 1 cucchiaino - pepe bianco macinato 1 cucchiaino – 4
cucchiai di panna
olio extravergine d’oliva qb – sale qb
olio extravergine d’oliva qb – sale qb
Controllare attentamente l’assenza di spine. In
contenitore adeguato (bene la porcellana, no alluminio) stendere i filetti, cospargerli con il
pepe bianco macinato e irrorarli con la vodka. Lasciare in infusione per un
tempo variabile tra i 30 e 60 minuti. Preparare una padella di ferro con l’olio
e scaldarlo bene ma senza portarlo al punto di fumo; immergere i filetti che
saranno stati asciugati accuratamente con un canovaccio o carta assorbente e passati in un velo di farina, ;
friggerli brevemente, lasciando rosa la parte interna; scolarli, assorbire il grasso di cottura con carta assorbente, impiattarli,
mantenendoli caldi. In una seconda padellina unire marinatura, panna, pepe
verde e pepe rosa; scaldare
amalgamando bene gli ingredienti fino a ottenere una salsina non troppo
liquida. Versarla sui
filetti. Se gradito, può essere aggiunto un trito di prezzemolo e/o erba cipollina tagliata fine fine (nel caso, poco dell'uno e/o dell'altra).
Farina 25 gr – cioccolato fondente extra 125 gr –
zucchero a velo 80 gr + qb per
finitura – uova 4 - burro 65 gr –
pere 2 di media grandezza – scorza d’arancia – pepe nero una generosa macinata sale un pizzico
Togliere dal frigorifero il burro, pesarlo e metterlo
a tocchetti su un piattino per farlo ammorbidire. Sciogliere a bagno-maria il
cioccolato spezzettato; unire lo zucchero a velo amalgamando bene; sgusciare le
uova separando il rosso dal bianco; montare a neve ben ferma gli albumi,
aggiungendo un pizzico di sale; battere leggermente i rossi, unirli al
cioccolato fuso, fuori dal fuoco; aggiungere il burro ammorbidito (ma non
fuso), la farina e mescolare molto bene (anche con un
mixer); unire una generosa macinata di pepe nero e le pere sbucciate e tagliate
a tocchetti. Concludere l’operazione aggiungendo a cucchiaiate i bianchi a
neve, mescolando delicatamente con un cucchiaio di legno e un movimento dal
basso verso l’alto. Versare l’impasto in una tortiera (da 22 cm) imburrata e
infarinata oppure rivestita con carta da forno bagnata e ben strizzata. Cuocere
in forno preriscaldato a 180 °C per 30 minuti (controllare a 20/25).
Nota generale: se non diversamente indicato, le dosi sono per 4/6 persone (dipende...)
Fonti: Wikipedia - www.webbjames.it - www.schianchitalia.com - www.pbmstoria.it - www.gricia.com -
Grazie
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