Sta alla nouvelle cuisine come il diavolo all’acqua santa: è la cassoeula, piatto tipicamente – squisitamente – lombardo, con nette rivendicazioni milanesi e della Bassa padana.
Nasce come piatto povero: spuntature di maiale, lardo,
verze, verzini (cioè salsiccia legata a bocconcini), un po’ di “dote” (così
l’ortolano nei tempi andati definiva quella costa di sedano, quella carota, quel
po’ di prezzemolo, salvia e rosmarino) che regalava a spesa avvenuta.
Digressione minima: da bambina, quando la mamma mi spediva
dall’ortolano perché aveva dimenticato questo e quello, ogni volta si
raccomandava: “ricordati di chiedere la dote!”. Impossibile non
obbedire…
La cassoeula si prepara solo d’inverno. Inverno freddo, possibilmente.
Perché una delle regole inviolabili è che si utilizzino esclusivamente verze
che abbiano preso la gelata.
Questa gelata le rende sode e croccanti, fa sì che non siano troppo dolci e non
si sfaldino solo a guardarle.
Secondo la tradizione, il mese giusto per eccellenza è
gennaio, la data intorno al 17, festa di Sant’Antonio Abate, che coincide con
la conclusione di altri riti, molto pagani, quali la macellazione dei maiali.
Di questi animali, come si sa, non si butta proprio nulla. E, infatti, le parti
più povere, meno “nobili, in campagna erano utilizzate per la cucina domestica.
Precisazione a proposito di Sant’Antonio Abate: dalla sua storia
personale non emergono particolari che possano ricollegarlo a “sacrifici” di bestiame di qualsivoglia
genere, seppure provenisse da una famiglia di agiati contadini. Anzi. Nato a Qumans in Egitto verso il
251, fu un eremita ed è considerato il fondatore del
monachesimo cristiano, nonché il primo degli abati. Molti gli appellativi che gli vengono attribuiti: sant’Antonio
il Grande, sant’Antonio d’Egitto, sant’Antonio del fuoco, sant’Antonio del
deserto, sant’Antonio
l’Anacoreta. Il calendario
dei santi della chiesa cattolica e di quella luterana lo ricordano il 17
gennaio (secondo le cronache morì proprio in questo giorno dell’anno 351, nel
deserto della Tebaide) mentre la Chiesa copta lo festeggia il 31 gennaio.
Per cucinare una cassouela “degna”, ci vuole attenzione, a
cominciare dagli ingredienti. Infatti,
oltre alle verze gelate, si devono acquistare puntine di maiale (chiamate anche spuntature) ben in carne, con venature di grasso non
troppo consistenti. Inoltre, musetto,
zampetto, cotenne, codino. Tutte queste parti devono essere ben bilanciate in
termini quantitativi a evitare che il sugo diventi troppo gelatinoso.
Quelle che seguono sono le indicazioni di casa mia che
prevedono anche l’uso di spezie.
La ricetta
Per otto persone
1,5/1.7 kg di
costine - 2 piedini – 3 musetti
- 4 codini - 600/700 g cotenne - 16 verzini – 2,5/3 kg verze - 2 gambi di sedano, 2 carote, 1 cipolla, 3
foglie d’alloro – 1 bicchiere di vino bianco fermo – 1 tazza di brodo di carne o
verdura - 50/70 g di pancetta tesa
o lardo - 70 g di burro - 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva - 1 cucchiaino concentrato di pomodoro - spezie La
saporita.
Sfogliare le verze, eliminando la costola centrale; tenere
separate le foglie verdi da quelle più chiare; lavare accuratamente, lasciando un po’ a bagno le foglie più
esterne. Scrollarne l’acqua e avvolgerle in un telo, ponendo poi il tutto in
zona fredda, possibilmente all’esterno. Quest’operazione può essere fatta anche
il giorno prima: le verze diventeranno ancora più croccanti.
Fiammeggiare cotenne, piedini, musetto e codini, al fine di
togliere completamente eventuali residui di setole. Sciacquare rapidamente in
acqua calda. Le cotenne dovranno essere poi buttate in acqua bollente e cotte
per una ventina di minuti. Scottare in acqua bollente salata le foglie esterne
delle verze.
Preparare un trito con cipolla, sedano e carota, aggiungere
qualche tocchetto di pancetta o un
cucchiaio di lardo tritato,
le foglie di alloro, burro e olio. Far rosolare, senza lasciar
scurire
il soffritto e quindi aggiungere le puntine; girandole e rigirandole delicatamente, (senza infilzarle!)
portarle a doratura e quindi sfumare con il vino bianco. Cospargere con tre
pizzichi abbondanti di spezie e girare nuovamente. Aggiungere un po’ di brodo e
far stufare a fiamma bassa per una decina di minuti. Unire poi cotenne e
piedini, tenendo ancora da parte codino e musetto. Salare e pepare con discrezione. Unire anche un cucchiaino
di concentrato di pomodoro,
facendolo sciogliere nel sugo. Dopo una decina di minuti unire codino e musetto
poi iniziare a mettere sopra a
tutto le foglie esterne delle verze, che saranno state scottate. Quando saranno
ben morbide, mescolarle alle carni, quindi aggiungere man mano e poco alla
volta tutte le restanti. Prestare molta attenzione a che la preparazione non attacchi sul fondo della
casseruola, mantenendo almeno un
dito e mezzo di liquido. Se la cassoeula risultasse asciutta, aggiungere ancora
brodo o acqua bollente e dado.
A un’ora di cottura totale , controllare con la punta della
forchetta le puntine e tutte le carni restanti. Nel caso qualcuna di esse fosse pronta, toglierla dalla
pentola e tenerla in caldo, coperta.
Lasciar riposare la cassoeula almeno un’ora e anche più prima di servire. Portare in
tavola bollente! L’accompagnamento ideale è la polenta preparata con farina
gialla bramata.
Piccoli consigli utili (forse)
- Se volete essere sicuri che la cassoeula sia "magra" (si fa per dire..) passate tutte le carni in acqua bollente: scaricheranno eventuale grasso in eccesso. Tenete però presente che oggi come oggi i maiali sono allevati "asciutti". Potete comunque astenervi dall'unire al soffritto quel poco di pancetta o lardo indicati.
- Le spezie - Da sempre in casa mia si usa una miscela marchio "La saporita": non potrei immaginare una cassoeula senza. Normalmente (anche se non proprio facilmente) le bustine sono reperibili nelle drogherie ben fornite o di lunga tradizione. Comunque il composto registra: coriandolo, cannella, carvi, chiodi di garofano, noce moscata, anice stellato. E queste, separatamente, si trovano quasi ovunque. Certo, si dovrà non solo polverizzarle ma anche trovare per esse un giusto equilibrio. Non c'è che provare.
- Concentrato di pomodoro - So che molti storcono il naso nel sentire di questa aggiunta. Io sottolineo con forza che quel cucchiaino, sulla quantità indicata, serve solo a dare un leggero rosato alla cassoeula. Insomma è, più che altro, un fatto estetico ...
- Dal macellaio, fatevi tagliare a pezzi, non troppo piccoli, tutte le parti con osso e le cotenne: eviterete fatiche inutili.
Letto e approvato. Ma chissà perché a casa mia si faceva per i primi di Novembre .
RispondiEliminaAnche a casa mia si iniziava a novembre a programmarla, la cassouela. E però, il clima è cambiato e in novembre non c'è più né il freddo né i nebbioni di anni fa. In me è rimasta comunque una certezza: o verze gelate o nessuna cassoeula! Quest'anno l'ho fatta in gennaio...
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