Mangia il tuo riso, al
resto penserà il cielo
(proverbio cinese)
Oltre tre miliardi di
persone al mondo consumano riso. In Asia oltre due miliardi
traggono il 60-70% del loro apporto energetico dal riso.
Il riso, nasce in Asia,
nelle immense distese d’acqua di Vietnam, Corea, Thailandia, Cina, qualcosa
come 10mila, forse 15mila anni fa, secondo reperti fossili scoperti nella Valle
dello Yang Tze, il più lungo fiume cinese, anche noto come Fiume azzurro.
L’Europa dovrà attendere
Alessandro Magno - condottiero, eroe senza tempo, che fu educato da Aristotele
- per ricevere le prime sementi e vederle
germogliare: era, più o meno, il 330 A.C.. E sono soprattutto i greci, che partecipavano alle
spedizioni del re macedone, a far conoscere il riso in Occidente. Il
percorso - lungo in termini
temporali e territoriali - passa attraverso l’Egitto, l’Algeria, la penisola
iberica per approdare poi in Sicilia, con gli Arabi. Però si tratta soprattutto
d’importazione, sostanzialmente per uso medicinale e cosmetico.
Solo nel Quattrocento
nasce in Italia una vera e propria risicoltura, sotto le insegne degli Sforza.
Alcuni tentativi, evidentemente non positivi, erano stati fatti precedentemente
in Sicilia, nella zona di Siracusa e nella piana di Lentini; poi in Campania,
nei pressi di Paestum e nel territorio di Salerno; in Toscana, nei dintorni di
Pisa.
Ma il successo, l’inizio
di un’escalation che dura tutt’oggi, si realizzò grazie alle grandi bonifiche
della Bassa milanese e del Pavese ad opera dei Visconti e degli Sforza, casati
illuminati e lungimiranti che regnavano su Milano e sulle terre annesse: queste
bonifiche consentirono una coltivazione stabile e redditizia di quel nuovo
cereale che per vivere e prosperare aveva bisogno dell’acqua. Coltivazione in
progressiva diffusione, con “invasione” del Piemonte, fino a diventare
nell’Ottocento, prodotto
d’esportazione verso Francia, Svizzera, Germania, Austria, Paesi dai quali
proveniva una forte richiesta.
Al giro di boa del Duemila nel mondo si registravano
140mila varietà differenti di riso, con tempi di cottura e sapori
differenti. In Italia l’elenco ne
annovera 126, con continue, nuove registrazioni.
La cucina italiana ama il
riso: i piatti che si possono preparare con questo cereale sono numerosissimi, forse infiniti, dal
salato al dolce. E però non tutte
le varietà di riso sono adatte a tutte le ricette. Anzi. Il riso è “vanitoso” e
richiede grande attenzione sia in
fase di scelta sia in cottura, l’una strettamente legata all’altra. Bisogna
conoscerlo.
Poche regole per piatti a regola d’arte.
Il riso – Oryza sativa – ha,
sostanzialmente, due sottospecie principali: indica e japonica. Indica,
originaria dell’India, è caratterizzata da risi con chicchi di forma allungata,
sottili e cristallini. Esempio: Basmati e Patna.
Japonica,
originaria della Cina, ha chicco corto, rotondo, perlaceo. In Europa è questa la
sottospecie più diffusa e le numerose varietà che annovera sono raggruppate, in Italia, in 4 macro-categorie, dove la
discriminante è la dimensione e la forma del chicco.
• Risi comuni: chicchi piccoli e
tondeggianti. Cottura 12-13 minuti. Adatti alla preparazione di minestre in brodo, minestroni, dolci.
Varietà
più note: Balilla, Balilla G.G, (grani grossi), Originario,
Selenio.
. Risi
semifini: chicchi tondeggianti, semi-allungati e di media
grandezza. Cottura 13-15 minuti. Adatti per antipasti, risi in bianco, piatti unici, supplì, sartù, timballi,
risotti in cui sia prevista la mantecatura.
Varietà più note: Lido, Maratelli, Padano, Piemonte, Romeo, Rosa Marchetti. Vialone nano.
Varietà più note: Lido, Maratelli, Padano, Piemonte, Romeo, Rosa Marchetti. Vialone nano.
• Risi fini: chicchi affusolati e
lunghi. Cottura 14-16 minuti.
Molto versatili, sono ottimi per
risotti, contorni, cottura all’inglese.
Varietà
più note: Europa, Pierina Marchetti, Razza 77, Ribe, Sant’Andrea, Smeraldo,
Veneria, Vialone nero.
• Risi superfini: chicchi grandi e
molto lunghi. Cottura 16-18 minuti. Tengono bene la cottura e rilasciano
pochissimo amido. Adatti per
insalate, paella, risotti.
Varietà più note: Arborio, Baldo, Carnaroli, Corallo,
Roma.
I risi
della sottospecie Indica negli ultimi anni si sono conquistati bella notorietà
anche in Italia. Basmati, Patna, Thai, però, non sono adatti per i nostri piatti tradizionali quali timballi e risotti o arancini e supplì. Sonoi piuttosto da utilizzare per cottura pilaf o creola o, ancora, per insalate fredde e, certamente, come contorno a piatti asiatici.
Un cenno ai risi speciali
Glutinoso:
il termine induce in errore perché il riso glutinoso non contiene una maggiore
quantità di glutine bensì contiene una forte quantità di amido che si scioglie quasi
completamente in cottura producendo un
impasto colloso. Perciò è adatto per sushi e dolci. Esiste sia bianco
sia nero.
A
proposito di glutine, quello presente nel riso – in tutte le sue declinazioni –
non è tossico per i celiaci. Può quindi essere servito a chi sia intollerante a
questa proteina.
Riso
rosso selvaggio: non è coltivato ma cresce spontaneo nelle zone paludose.
Colore e lunghezza del chicco lo rendono inconfondibile. Richiede una cottura di
50 minuti e si prepara lessato, come contorno a piatti di carne.
Riso
nero di Venere: emana un leggero profumo di nocciola, tiene bene la cottura ed
è anche molto gradito perché consente preparazioni d’effetto.
Riso integrale: non è altro che il riso normale non privato della
pellicina (lolla) che ricopre il chicco e che, oltre ad avere un caratteristico
colore scuro, è ricca di fibre e di sostanze con proprietà benefiche.
Per il riso integrale,
particolarmente, si consiglia l’uso del biologico perché nella parte esterna
del chicco vengono trattenuti eventuali pesticidi o trattamenti chimici di
conservazione.
Riso parboiled: il processo di parbolizzazione è tra i più antichi
che la Storia tramandi, risalendo a circa 4000 anni fa e sembra sia stato conosciuto dai
Babilonesi e dagli Ittiti. Con le tecniche moderne, il risone viene bagnato o
immerso in acqua calda con pressione a vuoto. Quindi, per provocare la
gelatinizzazione dell'amido contenuto nel chicco, che si produce ad una
temperatura superiore ai 100 gradi, il prodotto è parzialmente cotto in un
recipiente a vapore.Il risone così trattato è successivamente essiccato in modo
da portarlo al giusto grado di umidità e lavorato secondo il procedimento
usuale. Al termine della lavorazione, il chicco si presenta traslucido, di
colore leggermente ambrato, consistente; ha un contenuto di vitamine e sali
minerali indubbiamente più elevato rispetto al riso bianco. Ha migliore digeribilità, un’ottima
resistenza allo spappolamento e un minore assorbimento di acqua e di condimenti.
Queste due ultime caratteristiche, tuttavia, fanno sì che l’utilizzo sotto il profilo gastronomico sia limitato
a piatti che non necessitino mantecature o compattezza (es. risotti, sartù,
arancini…)
Porzioni (dosi medie)
50 g a
persona per le minestre in brodo
70 g per
contorni o in sostituzioni del pane
100 g
per i primi piatti e i piatti unici.
100 g di
riso forniscono 350 calorie
Le cotture
- Il riso non va mai lavato prima della cottura: l’acqua fredda,
penetrando nell’interno del granello, lo predispone allo spappolamento. Fanno eccezione il riso integrale o i risi
orientali che diano specifica indicazione in questo senso.
- Per
mescolare è consigliato il cucchiaio di legno che non spezza i chicchi e non
cede sapori.
-
All’inglese (bollito) : si versa
il riso in acqua bollente salata. Se si mescola subito, bisogna continuare (di tanto n tanto) per tutta la
cottura. Si può anche evitare quest’operazione, e però, in tal caso, il riso
non va toccato dall’inizio alla fine della cottura. Quando il riso è al dente
si scola e si condisce a piacere.
Consigliato:
Sant’Andrea o Pierina Marchetti
- Alla
creola (contorni): bollire il riso in abbondante acqua salata, dapprima con
fiamma alta e nei seguenti dieci minuti a fuoco moderato; scolare ben al dente,
conservando un poco dell’acqua di cottura. Condire con abbondante burro morbido
e sgranare i chicchi con i rebbi di una forchetta; sistemare in una teglia, far
asciugare in forno pre-riscaldato a 180°C . Prima di servire, “lucidare” con
altro burro.
Consigliato:
Thai o Thaibonnet (tempo complessivo di cottura: 15 minuti)
- Pilaf:
In un tegame, che possa poi andare
in forno, far appassire una cipolla tritata, poi aggiungere e far tostare il
riso; .bagnare con brodo bollente (di carne, di dado o anche solo acqua) in
quantità doppia rispetto al volume di riso usato; far riprendere il bollore, poi coprire con carta idonea e mettere in forno
preriscaldato a 180°C per 18-20 minuti. A cottura ultimata, spalmare ancora del
burro su tutta la superficie e coprire. Dopo qualche minuto mescolare bene e,
se necessario, sgranare i chicchi con i rebbi di una forchetta. Se amate la cucina orientale, aggiugete cannella o chiodi di garofano o peperoncino... Il riso pilaf si usa come complemento di piatti di carne, pesce, frutti di mare, funghi e via (secondo fantasia), accompagnati da salse alla panna. al curry, pomodoro, paprika...
Consigliato
riso Basmati (tempo complessivo di cottura: 15 minuti lessato, 30 nel forno).
… e, naturalmente,
risotti, sartù, ricette speciali….. in arrivo!
Fonti: Ente italiano Risi - Accademia Barilla - Riso.it
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