Mondeghili: tipicamente milanesi, sono uno dei punti fermi
della cucina meneghina. La differenza con le classiche polpette? I mondeghili
sono “confezionati” esclusivamente con carne cotta, quella che rimane dopo aver
gustato ricchi bolliti o profumati stracotti, e hanno una forma allungata, a
cilindro, leggermente schiacciato ai due poli. Sono fritti rigorosamente nel burro.
Il nome “mondeghili”, per diventare tale, ha compiuto un
lungo cammino: per Milano è un’eredità della dominazione spagnola (dal 1535 per 170 anni); per gli spagnoli è l’acquisizione di un termine e di una
tecnica di cottura della carne tipiche degli arabi che della Castiglia sono
stati conquistatori ed egemoni per ben otto secoli. All’origine gli arabi indicavano una sfera di carne fritta
con il termine “al-bunduc”. “Al-bunduc” fu trasformato dai castigliani in
“albondinga”; “albondinga”, a Milano, divenne “albondeguito” e poi
“albondighito”. E, infine, ecco spuntare “mondeghilo”.
La ricetta
originale prevedeva solo l’utilizzo della carne avanzata e tritata fine fine,
con aggiunta di uovo, prezzemolo, mollica di pane bagnata nel latte, buccia di
limone, sale e burro per friggere. Non vi era dunque traccia di salumi,
notoriamente vietati dalla religione musulmana. In Italia, non esistendo limitazioni religiose, la
preparazione, nel tempo, fu arricchita con salame, salsiccia, mortadella di fegato.
Forse non è molto noto il fatto che il Comune di Milano, il
17 marzo 2008, ha concesso il riconoscimento di Denominazione Comunale (De.Co.)
ai mondeghili. E' il segno distintivo dell'appartenenza al territorio.
La ricetta tradizionale
300 g di avanzi di carne lessata - 1 uovo - mollica di rosetta di pane bagnata nel latte - prezzemolo - buccia di limone - sale - burro
Impastare il tutto, farne delle polpette di forma cilindrica lunghe come un dito indice, impanarle e friggerle nel burro spumeggiante.
Variante
All'impasto-base aggiungere due/tre fette di salame crudo oppure della salsiccia o ancora mortadella di fegato. Inoltre parmigiano reggiano o grana padano grattugiati. E' anche possibile sostituire il pane bagnato nel latte con due patate bollite e passate, ancora calde, con lo schiacciapate. Il resto del procedimento è proprio come descritto qui sopra.
Polpette, polpettine, polpettoni.
Di carne, certo. Ma anche di pesce. E perfino di pane. Un mondo di sapori, da
maneggiare con cura. Perché il piatto è povero e ha bisogno di attenzione, di
corretti dosaggi per esaltare ogni singolo sapore di ogni singolo ingrediente.
Le polpette vanno fatte in casa. Con amore. Al ristorante o in trattoria si mangiano solo ed
esclusivamente se si sa chi ci ha messo le mani.
A questo proposito, leggete un po’ cosa scriveva Olindo Guerrini, poeta e scrittore satirico, bibliofilo e critico letterario nonché gastronomo (vedere post 4 e 5 gennaio 2014 sul recupero degli avanzi):
A questo proposito, leggete un po’ cosa scriveva Olindo Guerrini, poeta e scrittore satirico, bibliofilo e critico letterario nonché gastronomo (vedere post 4 e 5 gennaio 2014 sul recupero degli avanzi):
“Son diventato pallido?
Ci sono avvezzo: non è nulla, taci.
M’han guastato lo stomaco
Le polpette dell’oste e i tuoi baci”.
(dalla raccolta di poesie “Postuma”, 1877).
Di parere diverso appare Alessandro Manzoni. Proprio lui che, ne "I promessi sposi", la sera prima del matrimonio (che non ci
sarà) con Lucia, fa divorare a Renzo e ai suoi
amici Tonio e Gervaso una bel piatto di polpette, "da far resuscitare i morti", sottolinea l'oste. E come mai le polpette? La risposta si dice sia arrivata direttamente dallo scrittore al quale la madre avrebbe chiesto il perché avesse scelto quel piatto per Renzo. Ecco la risposta: "Cara mamma, mi avete fatto mangiare fin da bambino tante di quelle polpette, che ho ritenuto giusto farle assaggiare anche ai personaggi del mio romanzo".
Le polpette, comunque la si veda, sono da sempre un cibo molto amato. Per alcuni addirittura un simbolo: il loro simbolo. Com'è capitato con gli “Scapigliati “ milanesi. Era la seconda metà dell’Ottocento e giovani intellettuali - artisti, scultori, pittori, poeti, scrittori – si erano insediati in un’area bellissima di Milano, quella di corso Monforte, che fece dire a Stendhal “A Milano si odora la felicità”. “Il quartiere a quel tempo, era molto diverso da oggi: le vie sonnecchiavano in mezzo a vasti giardini patrizi e rigogliose ortaglie, e tutt’intorno si ergevano giganteschi ippocastani, filari di pioppi e salici ombrosi”.
Le polpette, comunque la si veda, sono da sempre un cibo molto amato. Per alcuni addirittura un simbolo: il loro simbolo. Com'è capitato con gli “Scapigliati “ milanesi. Era la seconda metà dell’Ottocento e giovani intellettuali - artisti, scultori, pittori, poeti, scrittori – si erano insediati in un’area bellissima di Milano, quella di corso Monforte, che fece dire a Stendhal “A Milano si odora la felicità”. “Il quartiere a quel tempo, era molto diverso da oggi: le vie sonnecchiavano in mezzo a vasti giardini patrizi e rigogliose ortaglie, e tutt’intorno si ergevano giganteschi ippocastani, filari di pioppi e salici ombrosi”.
I giovani “ribelli” - che avevavo dato vita al movimento detto "Scapigliatura"– si davano appuntamento nell’ “Osteria
del polpetta” – all’angolo di via Conservatorio, dove si mangiava bene, si
spendeva poco e talvolta non si pagava. C’erano, fra gli altri, il pittore
Tranquillo Cremona, lo scultore Giuseppe Grandi, che realizzerà il monumento
delle Cinque Giornate, Giuseppe
Rovani, Ferdinando Fontana che avrebbe perfino scritto un “poema”, gustoso, ovvero “La polpetta
del re”.
Il fatto straordinario è che, negli anni, l'amore per le polpette è rimasto intatto, granitico. Tutt'Italia ama le polpette: il tema, inteso come ingredienti di base, è sempre lo stesso, lo svolgimento diverso da
regione a regione, addirittura da città a città.
Al Nord le polpette sono rosolate nel burro spumeggiante e servite sostanzialmente come pietanza, accompagnate da verdure fresche o cotte e da puré; al Centro e al Sud si trovano sovente con il sugo di pomodoro e, anche, unite alla pasta e al riso a comporre straordinari e saporosi piatti unici.
Al Nord le polpette sono rosolate nel burro spumeggiante e servite sostanzialmente come pietanza, accompagnate da verdure fresche o cotte e da puré; al Centro e al Sud si trovano sovente con il sugo di pomodoro e, anche, unite alla pasta e al riso a comporre straordinari e saporosi piatti unici.
C'è poi un altro grande capitolo, quello dei polpettoni, che usano esattamente gli stessi ingredienti e l’impasto delle polpette, caso mai arricchiti con fantasia e cotti con altrettanta fantasia. I polpettoni (che meritano un trattamento a parte) hanno il vantaggio di avere tempi di preparazione più veloci perché si evita “l’impallinamento” (vocabolo di fantasia per indicare la formazione delle pallotte) e la frittura in olio bollente. La casseruola e il forno sono per loro la culla ideale. In pratica vanno da soli.
In attesa del capitolo ad hoc, colgo l'occasione di darvi almeno una ricetta, quella di un polpettone profumato, che mi è arrivata proprio ieri dalla Liguria, precisamente da Arenzano, dove sta la mia amica Carletta, grande giocatrice di “burraco” e cuoca di vaglio. Sia chiaro: con lo stesso impasto, si possono fare polpettine…
dalla Liguria
600 g Carne
trita (manzo o vitello) – 2 uova – 1 panino raffrmo – 4 cucchiai di atte –
30/40 g parmigiano reggiano grattugiato – 1 cipolla – maggiorana o origano –
noce moscata –sale - pangrattato –
olio extra vergine di oliva
Mettere il panino a bagno nel latte. Soffriggere la cipolla
tritata, senza farla scurire. In una terrina, raccogliere il pane ben
strizzato, la cipolla appassita, un bel pizzico di maggiorana o origano a
scelta, il sale, una grattata di noce moscata, la carne trita e le uova. Amalgamare il tutto con cura, fino ad
avere un impasto omogeneo e compatto. Ungere le mani con un po’ di olio e dare
all’impasto stesso una forma cilindrica (come quella del salame). Mettere in teglia con un poco di olio e
spolverare il “salame” con pangrattato. Cuocere in forno per 40 minuti a 180°C. Se necessario, durante la cottura
aggiungere una spruzzata di vino bianco e un poco di brodo (anche
di dado) per evitare che il polpettone asciughi troppo. Servire con il proprio sughetto, patatine o pisellini o fagiolini....
da Roma
Le ricette sono dell’amica
Cinzia che sempre più si rivela “non solo giornalista”….
Polpette ai funghi porcini
600 g polpa di manzo o vitello macinata – 50 g di pane
raffermo – 1 piccola tazza di latte – 2 uova – 50 g pecorino romano – 1 spicchio
d’aglio – 1 mazzetto di prezzemolo – scorza di limone grattugiata, ¾ di
bicchiere vino bianco secco – olio extravergine di oliva
Dopo aver ammollato il pane nel latte e averlo ben strizzato, unirlo a tutti gli altri ingredienti in una capace terrina, lasciando da
parte il prezzemolo che verrà aggiunto al termine della cottura. Naturalmente,
a impasto pronto, si formeranno le polpette che saranno poi rosolate in due o
tre cucchiai di olio bollente, a fuoco vivo, in modo che la costricina che va formandosi sigilli la carne,
mantenendola morbida.all’interno.
Le polpette non devono essere né infarinate né impanate. Terminata la doratura, aggiungere un
mezzo bicchiere abbondante di vino bianco secco e i funghi porcini o un misto
di funghi. Regolare di sale e pepe, coprire e cuocere per una mezz’ora a fuoco
basso. A cottura ultimata cospargere di prezzemolo tritato fine.
Polpette povere povere
"Oggi andrebbero di moda per i vegetariani. Un tempo, invece, si usavano perché non c'erano i soldi per comperare carne o pesce"
1 uovo per persona - pangrattato -
parmigiano (o altro formaggio da grattugia) - prezzemolo – aglio – sale e pepe - olio d’oliva o di semi di arachide per la frittura
Battere le uova, unire
pangrattato e parmigiano nella quantità necessaria per dare corpo all’impasto.
Aggiungere sale, pepe, prezzemolo tritato, mescolando bene. Formare delle
polpettine leggermente schiacciate, ripassarle nel pangrattato e friggerle, al
solito, nell’olio bollente. Scolarle e farle asciugare su carta assorbente per
fritti. Servire tiepide con contorno di insalatina mista o pomodorini conditi
con sale, origano e olio.
Nota: Si può arricchire la
preparazione anche con ricotta: in questo caso, però, eliminare molto bene il
siero ad evitare che questo, bagnando l’impasto, causi la rottura delle polpettine durante la cottura.
da Napoli
E purpette ca sarza
300 g polpa di manzo e 300
g polpa di maiale, entrambe macinate – 150 g mollica di pane raffermo - una piccola tazza di latte – 3
cucchiai di pinoli - 3 cucchiai di
uvetta passa – 3 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato – 2 spicchi
d’aglio – qualche rametto di prezzemolo fresco– farina 00 qb – sale qb – olio
d’oliva o di semi di arachide.
Mettere a bagno nel latte la mollica di pane e,
separatamente, in acqua l’uva passa.
In una terrina unire polpa di manzo e polpa di maiale, uova, parmigiano,
mollica di pane ammorbidita e ben strizzata, prezzemolo tritato con
l’aglio. Salare parsimoniosamente.
Mescolare bene tutti gli ingredienti con un cucchiaio di legno e, se
necessario, lavorarli anche direttamente con le mani, fino a ottenere un
impasto omogeneo. Prelevare un cucchiaio da cucina di composto, metterlo nel
palmo della mano leggermente appiattito e aggiungere, al centro, 3-4 pinoli e
2-3 uvette; richiudere l’impasto su se stesso, arrotondadolo a pallotta.
Ripetere l’operazione fino a conclusione del preparato.
Scaldare abbondante olio
in una padella (meglio se di ferro), passare rapidamente le polpette nella
farina, scuotendone l’eccesso, e immergerle – poche alla volta - nell’olio.
Girarle usando dei bastoncini di legno fino a che siano dorate uniformemente
(ma non scure!); a questo punto, toglierle con il mestolo a ragno e sistemarle
su carta assorbente per fritti.
per la salsa
1 kg pomodori di San
Marzano o 2 scatole da 450 g di
pelati o polpa di pomodoro – 1 spicchio d’aglio – basilico fresco – olio
extravergine di oliva – sale.
Scaldare in
una casseruola due cucchiai di olio extravergine d’oliva con lo spicchio
d’aglio, che sarà tolto non appena inizierà a prendere colore; aggiungere i pomodori, che
saranno stati passati sia se freschi sia se in scatola, e aggiustare di
sale. Quando la salsa avrà preso
bollore, aggiungere le
polpette e lasciar cuocere a
fiamma bassa per circa 20 minuti
o, comunque, fin quando il sugo sarà addensato (ma non asciutto).
La polpetta al sugo è
anche un ottimo ingrediente per una " marenna " o "
murzillo saporito ", classico cozzetto di pane al quale si
toglie la mollica e si sostituisce con la polpetta ed il suo sugo.
da Catania
600 g di sarde freschissime
pesate già pulite e aperte oppure 1 kg di sarde intere da pulire e disliscare - 2 uova – 100 g di mollica di pane
raffermo grattugiata – 50 g di pecorino grattugiato – 50 g di uvetta passa – 50
g di pinoli
1 mazzetto di prezzemolo - sale e pepe – farina 00 qb - olio di
oliva o di semi di arachide per la frittura.
Far rinvenire l’uvetta in acqua fredda. Lavare, asciugare
e tritare finemente il prezzemolo. Lavare e sminuzzare le sarde (pulite)
prestando particolare attenzione a che non ci siano lische residue. Metterle in
una terrina e unire tutti gli altri ingredienti, aggiungendo sale e pepe.
Lavorare il tutto molto bene, cercando di ottenere un composto il più possibile
omogeneo. Formare delle polpette di diametro non superiore ai 3 cm, infarinarle
leggermente e friggerle, poche alla volta, in abbondante olio bollente. Scolare
e lasciar asciugare su carta assorbente per fritti. Servire calde con contorno di insalatina o verdure bollite
(tipo spinaci) e saltate in padella.
Nota: A Palermo, le polpette alle sarde si preparano come a
Catania ma, dopo la frittura, sono unite a una salsa di pomodoro,
aromatizzata con qualche fogliolina di menta.
dalla Sardegna
250 g polpa di manzo tritata due volte – 50 g
pane grattugiato – 50 g pecorino sardo grattugiato - 1 uovo - ½ bicchiere latte – 2 spicchi aglio – qualche rametto prezzemolo – basilico – sale e pepe – olio
extravergine di oliva
Per preparare l'impasto delle polpette, in una terrina unire la polpa di mazo, il pane grattugiato e bagnato con il latte, l'uovo, il pecorino, il prezzemolo tritato con l'aglio, sale e pepe quanto basta. Amalgamare molto bene tutti gli ingredienti, lasciar riposare il composto per un'oretta e quindi procedere alla confezione delle polpette con le mani umide. Attenzione, le polpette dovranno in realtà essere polpettine, grosse non più di un'oliva, poiché
accompagnano una pasta di piccolo formato. In sostanza: una polpettina,
un boccone! Dopo la frittura in olio bollente, le polpettine “finiranno” in una
buona salsa di pomodoro e
dovranno avere giusto il tempo di insaporirsi senza prolungare troppo la cottura.
In pentola idonea, mettere sul fuoco l’acqua per la pasta e,
a bollore e salata, sciogliervi due bustine di zafferano, quindi lessarvi gli
gnocchetti. A cottura, scolare, condire con la salsa di pomodoro, aggiungere le
polpettine e guarnire con le foglie di basilico restanti. Spolverare con
pecorino grattugiato.
NB: Le quantità indicate sono per 4/6 persone. Dipende dall'appetito!
Fonti: "Vecchia Milano in cucina" di Ottorina Perna Bozzi - Martello Editore 1969 (per i mondeghili) - Wikipedia - www.storiadimilano.it - www.istciechimilano.it - Siti diversi di gastronomia regionale
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