“Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci
sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi,
sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”. (Giuseppe Tomasi di Lampedusa)
“Bisogna mangiare insieme molti moggi di sale perché il dono
dell’amicizia sia completo”. (Cicerone, De amicitia)
“Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui” .(Dante,
canto XVII del Paradiso)
Mimmo Paladino: La montagna di sale
Il sale: l’oro bianco. Fin dai tempi più antichi. Durante il Medioevo è moneta di scambio
al pari dell’oro. E non a caso il termine “salario” deriva da “sale “, in base
all’antica usanza di pagare i soldati romani con questo prezioso elemento. Che
serviva – come tuttora – per conservare alimenti facilmente deperibili quali
formaggi, carne, pesce, verdure.
Chi aveva il sale possedeva la ricchezza.
Il sale è prezioso, dunque. E però nella società
industriale, del benessere, al sale bisogna stare attenti e talvolta
rinunciare.
Perché? Il sale
è composto, all’origine, da cloruro di sodio oltre che da minerali, quest’ultimi importantissimi per la
salute: ben 84 fra i quali iodio, calcio, magnesio, potassio ferro, rame,
zinco, bromo … Con la raffinazione essi vengono eliminati totalmente, essendo
considerati “impurità”. Rimane il cloruro di sodio “puro” che a questo punto
rappresenta il 97-98% del
prodotto. Il sodio, però, se assunto in quantità superiori a quanto utile
all’organismo, (3,5 mg al giorno max) provoca danni alla salute perché,
trattenendo i liquidi, favorisce
disturbi che vanno dall’ipertensione arteriosa alla cellulite.
Sotto il
profilo “difensivo”, quindi, un primo importante passo è quello di usare il
sale integrale, non raffinato, che mantiene i minerali, almeno in parte, e contemporaneamente riduce l’apporto
di sodio. E’ vero, l’integrale costa più del raffinato e però non sarà questo a
determinare un segno negativo nel bilancio di famiglia.
Ma c’è un altro aspetto rilevante: il gusto. Il sale non si
limita a “salare” ma può esaltare o alterare i sapori originali. Perciò è importante saper scegliere,
“quale sale per quale cibo”, specialmente in un momento in cui le suggestioni
del mercato sono numerose, anche indotte dagli chef in versione mediatica.
Ecco qualche elemento di conoscenza e valutazione.
Due sono i grandi filoni di provenienza del sale: il mare e
le miniere. Quindi sale marino e sale di terra, detto salgemma. Entrambi
possono essere integrali o raffinati.
In Italia, ci sono due saline marine di eccellenza: Cervia e
Trapani dove il sale è raccolto a
mano, non trattato, senza aggiunte
di minerali. Questi grandi sali sono adatti a tutte le preparazioni, proprio perché ne esaltano le
caratteristiche peculiari.
Il Fior di Sale di Cervia è addirittura detto “Sale dei
Papi”. E non è solo un modo di dire: viene infatti fornito al Vaticano in
quanto considerato tra i migliori sali al mondo.
Le caratteristiche
Il sale marino

Sale grigio dell’Atlantico: è un sale di alta qualità, fra i
più famosi al mondo, anch’esso
raccolto a mano, secondo l’antico metodo celtico. Il colore è dovuto a una
particolare tipologia di argilla che, depositandosi sul fondo delle saline, gli conferisce circa quindici sali
minerali e, appunto, la caratteristica colorazione. Il sapore è ricco, non
troppo salato con un retrogusto di salsedine. E’ adatto per qualsiasi tipologia di cucina.

Sale rosso delle Hawai: il colore caratteristico deriva
dalla componente argilla. E’ molto apprezzato nell’alta cucina sia per la
bellezza estetica sia per il particolarissimo sapore intenso con retrogusto
leggermente ferroso. Adatto a
piatti di carne rossa, arrosti e grigliate.
Il sale di terra


Le mie scelte
Sale grigio dell’Atlantico per tutti i giorni e tutti i piatti perché il sapore è “morbido”, ricco, senza traccia di acidità.
Sale rosa dell’Himalaya a tavola, macinato al momento. I
cristalli sono privi di umidità, ben staccati l’uno dall’altro, e ciò evita quegli sgradevoli “impasti”
che spesso si producono nei salini. E’ molto piacevole al gusto e alla vista per
quel caratteristico colore che può anche arrivare all’arancione.
Fior di sale, non solo per il crudo. Io lo trovo eccellente
accanto ai bolliti, e alle carni poco cotte, il cui sapore è esaltato
dai cristalli fini e leggeri.
Piccoli consigli utili (forse)
- Quando si cambia il tipo di sale è bene stare molto attenti nel dosarlo perché, come spiegato, cambia l’intensità della capacità di salare.
- Non tutti i sali vanno bene per tutto. Una volta io ho provato a mettere del sale nero – con un retrogusto di affumicato – nell’acqua di cottura della pasta e il risultato è stato decisamente sgradevole. Quindi: attenti alle sorprese!
Fonti: Wikipedia; Griseldaonline, portale di letteratura del
Dipartimentio di filologia classica e italianistica dell’Alma Mater Studiorum
dell’Università di Bologna; Scritti vari sui sali nel mondo.
La foto di apertura di questo post rappresenta “La montagna
di sale”, grande scultura di Mimmo Paladino, esposta per la prima volta in
Piazza del Plebiscito a Napoli
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