Ricette

venerdì 22 novembre 2013

Pasta chi vruocculi arriminati... la sicilianità s'impone....


Ricevo da Alba, cuoca sospesa tra Lombardia e Sicilia per imprescindibili, ovvero amorosi, legami…….

“Cara amica, mi hai  fatto tornare bambina con la cutelèta. Il ricordo mi ha portato a risentire il sapore di nocciola della carne fritta nel burro. Come puoi immaginare, in questa famiglia a forte impronta arabo-normanna, il burro non ha vita facile. Tuttavia non tutto è negativo: l’uso dei prodotti dell’orto, non solo come contorni ma come ingredienti determinanti soprattutto dei primi piatti, è una fantastica risorsa che consente di utilizzare i prodotti di stagione  e, come ben sai, in questo caso l’olio extravergine di oliva regna sovrano, come nella ricetta che ti unisco”.

A me piace molto questa sicilianità, me la sento affine. La Sicilia è una terra meravigliosa che ci ha regalato prodotti straordinari, una cucina ricca di contenuti e di fantasia e pagine di letteratura che sono e resteranno nel tempo.

“L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le filettature  di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio”.

“Il Gattopardo”, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, 12° Duca di Palma, 11° Principe di Lampedusa, Barone di Montechiaro e della Torretta….

Un grande scrittore che scrisse un solo romanzo, Il Gattopardo, appunto, pubblicato postumo nel 1958, un anno dopo la sua morte. E’ pura, alta letteratura, e storia degli uomini, quindi politica, quindi dell’Italia. E riguarda tutti noi, per come siamo stati, per come siamo.  Nel 1959 il romanzo ebbe il Premio Strega,  nel 1963 Luchino Visconti ne realizzò un film che  riesco solo a definire come bellissimo e appassionante.

Il libro è da (ri)leggere, il film da (ri)vedere.



 

La ricetta 

(di Alba)

 


Pasta chi vruocculi arriminati a modo mio

Dosi per 4 persone

400 g di pasta formato tortiglioni

1 cavolfiore bianco da 1 kg (e anche più)

1 manciata  di uvetta passita

1 manciata di pinoli

1 grosso spicchio d’aglio

4 cucchiai colmi di parmigiano reggiano

olio extravergine di oliva

peperoncino

sale quanto basta



Innanzitutto mettere in ammollo nel vino bianco secco l’uvetta passita. Mondare il cavolfiore eliminando le foglie più esterne e dure. Dividerlo in cimette. che saranno lavate e asciugate accuratamente. In un tegame (che possa poi andare in forno) far rosolare l’aglio schiacciato in abbondante olio  e  toglierlo (l’aglio, ovviamente) quando sarà leggermente colorito. Aggiungere allora le cimette di cavolfiore con le foglie più tenere (e anche il cuore del torsolo tagliato a pezzetti), far rosolare a fuoco vivace, salare,  coprire con un coperchio e far stufare a fiamma bassa. Se necessario, cioè se il tutto asciugasse troppo, aggiungere un poco d’acqua. Strizzare le uvette e metterle in padella, unitamente ai pinoli. Quando le cimette del cavolfiore si saranno sfaldate e il torsolo sarà morbido, aggiungere il peperoncino e arriminare (cioè mescolare). Cuocere a parte i tortiglioni, buttarli nella stessa padella, spolverare con metà formaggio grattugiato e arriminare nuovamente. A questo punto, se il tegame usato può andare in forno, si  distribuirà sulla pasta il restate parmigiano e si metterà in forno a gratinare. Se invece il tegame non è idoneo, prima di mettere il parmigiano,  travasare in una teglia e quindi infornare (con formaggio aggiunto).



Piccoli consigli utili (forse)


-  Quando si deve friggere in olio bollente,  fare molta attenzione agl i schizzi, normalmente prodotti da una presenza d’acqua  nell’ingrediente che viene immerso. Quindi, se possibile, asciugare sempre accuratamente l’ingrediente stesso (ad esempio la verdura) e comunque munirsi di un paraschizzi (si trova in tutti i supermercati o casalinghi).

- Il parmigiano reggiano può essere diviso 50/50 con del pecorino, se si preferisce una preparazione più piccantina.

- Quanto al peperoncino, personalmente tendo a scegliere  le bacche intere che, però aggiungo all’olio fin dall’inizio.

- Avverte Alba: “Questo piatto ha numerose versioni. Siate creative e personalizzatelo. Sarà comunque esaltante”.




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